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La Rete per la Giustizia Climatica attraverso due suoi gruppi di lavoro, il Gruppo Blu e il Gruppo Mobilità, esprime sconcerto e preoccupazione per l’ennesimo malfunzionamento della conca di Pontelagoscuro, nuovamente interrotta. L’Agenzia per la sicurezza territoriale e la protezione civile – Servizio Area Reno e Po di Volano, l’ente regionale che ne gestisce il  servizio, ha infatti comunicato che tale struttura  resterà  chiusa per motivi di sicurezza fino a data da destinarsi. La nostra città, che è stata definita “idropolitana” poiché circondata da corsi d’acqua, patrimonio dell’Unesco anche per il suo legame con il Delta del Po, paradossalmente si trova più isolata che mai dal punto di vista della navigabilità.

Una fotografia della situazione attuale restituisce un’immagine impietosa: la Darsena di San Paolo, futuro ma sempre più chimerico hub di turismo fluviale di diporto verso il Po il Grande o verso il mare – dove fino a dieci anni fa insistevano ottanta posti barca… è tristemente vuota, se non fosse per la Nena e il Lupo, ormeggiate nei pressi degli ex magazzini Savonuzzi. Lo sbocco fluviale verso il Po Grande dal canale Boicelli (canale pieno di scarichi e dalle acque non certo cristalline) è bloccato da una conca mal progettata che dal 2003 continua ad avere problemi di funzionamento e manutenzione. Il Canale Burana verso ovest, sulla cui riva destra insiste la più bella pista ciclabile di Ferrara, pur essendo stato oggetto recentemente di una lodevole iniziativa di cicloturismo fluviale e mobilità dolce con approdo all’attracco di Vigarano Pieve, non ha il permesso di navigabilità. Andando dalla darsena di San Paolo verso est, le cose non migliorano; infatti la chiusa di Valle Lepri è ancora inagibile, dal febbraio 2013, e rende impossibile proseguire verso il mare dove, a Comacchio, a parte lo sperpero di fondi pubblici per il raddoppio del Porto Canale poi richiuso, persiste un’altra perla della mobilità e navigabilità della provincia di Ferrara, il Ponte mobile di San Pietro che mobile non è perché non si apre e impedisce il passaggio alle imbarcazioni. Se poi si decidesse di navigare più verso sud, imboccando il Po di Primaro, si rischierebbero spiacevoli incontri con tronchi galleggianti e insabbiamenti sul fondo da dragare. Come da dragare sarebbe anche la stessa Darsena di San Paolo che vive nella vana attesa di navi commerciali porta container  di categoria A, lunghe anche 70 metri, che non arriveranno mai, poiché anche il più sprovveduto degli ingegneri idraulici è pienamente consapevole che l’ostacolo del ponte della ferrovia, ai fini della navigabilità, è insormontabile.

La navigabilità delle nostre acque vive il più brutto momento della sua storia e non è difficile ipotizzare che anche il deflusso minimo vitale, in queste condizioni, ne risenta. Eppure, nel recente convegno svoltosi a Gaiba (RO) il 28 maggio scorso, Barbara Lori (Assessora alla programmazione e pianificazione territoriale della Regione Emilia-Romagna), il suo omologo veneto Cristiano Corazzari, e anche il sindaco di Ferrara hanno lodato le prospettive della “Valorizzazione del cicloturismo fluviale del fiume Po per un turismo sostenibile”, che cozzano contro una realtà di improvvisazione e malagestione delle nostre vie d’acqua, incluso il Po Grande, dove anni fa, in seguito all’arenarsi su un banco di sabbia della nave da crociera “River Cloud”  l’armatore olandese decise di spostare tre delle quattro navi della flotta costruita appositamente per il fiume Po su altri fiumi europei.

Quindi, nonostante la promessa dei fondi necessari per un intervento all’Idrovia Ferrarese, stando alle parole dello scorso anno dell’assessore regionale Irene Priolo, (4,5 milioni di euro) e nonostante l’arrivo di 300 mila euro per la sistemazione della conca di Pontelagoscuro (saranno mai sufficienti?) e di altri fondi per l’adeguamento del nodo idraulico di Valle Lepri (Ostellato), ci permettiamo di esternare un timido scetticismo, visto la realtà dei fatti.

La Rete della Giustizia Climatica, che si propone fra i suoi obiettivi anche la tutela e la valorizzazione delle nostre vie d’acqua, sia dal punto di vista della qualità dell’acqua che per quanto riguarda lo scorrimento del deflusso minimo vitale e di una fruibilità delle vie navigabili lenta, dolce e sostenibile, invita l’attuale giunta e la Regione ad intervenire, facendo pressione sulle autorità competenti, affinché la nostra città possa avere le vie d’acqua che merita e che il contesto idrogeologico e geografico potrebbero consentire.

Rete per la Giustizia Climatica – Ferrara
www.giustiziaclimaticaferrara.it [Vedi qui]

In copertina:  Il battello fluviale Nena nei pressi della Conca di Navigazione di Pontelagoscuro 

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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