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da: Claudio Riccadonna

Rubi un ovetto dal valore di un euro e cinquanta come è successo qualche mese fa a Rovereto e vieni condannato ad oltre 10 mesi di reclusione ( in questo caso in realtà il giovane in questione ha “vissuto” l’aggravante della rapina impropria, avendo spinto a terra, nel tentativo di divincolarsi, la sfortunata commessa che lo aveva inseguito). Tuttavia i casi alquanto “strani” abbondano. Ad Imperia, un pensionato di 64 anni, spinto dalla fame, come poi dichiarato davanti alle forze di polizia, aveva rubato delle mele e noci per il valore di 4 euro ed ora è indagato per furto aggravato. Lo stesso supermermercato, del resto, avrebbe precisato: ” Nel solo anno 2013, e solamente in un unico punto vendita abbiamo subito circa 140 furti di piccola entità”.
A Lecce, sono state inflitte due condanne significative di cinque mesi e 300 euro di multa per una melenzana e quattro mesi e 120 euro per due chili di ciliegie. Un altro giovane si impossessa all’interno di un discount di due vasetti di nutella; scoperto e denunciato, se la caverà, evitando il carcere, ma con il pagamento di una sanzione pari a 45000 euro ( roba da non mangiare più cioccolata per tutta la vita!). E’ pur sempre, secondo la legge italiana, indipendentemente “dal lauto o magro bottino” una prevaricazione fraudolenta. E d’altra parte viviamo in un’epoca di crisi in cui non si può sorvolare di fronte “all’errore”: Quindi sono necessari rigore e coerenza; è indispensabile fornire risposte esemplari alla comunità, per limitare o arginare il continuo riproporsi di eventi “contestabili”! Insomma che tu sottragga una pizzetta indebitamente o un’auto all’ultimo grido, concettualmente trattasi dello stesso reato di furto!
Tuttavia, però, non appartiene al codice penale italiano, anche il principio della progressività della pena, della sua proporzionalità, in relazione alla gravità della “colpa”? Perchè se un furto di tre euro si ripara con 5 mesi “in gattabuia” quanto “vale” in termini carcerari la “sottrazione” di ventidue milioni di euro, passati dalle casse del partito in quelle private dell’ex senatore della Margherita Lusi? Cinquanta o 60 vite? Forse qualcosina in più? L’ex tesoriere del partito dovrà scontare, invece, circa 8 anni. Tuttavia lo stesso Rutelli, pago e soddisfatto avrebbe affermato: “Giustizia è stata finalmente fatta”!
Ciononostante, ancora più clamoroso tra i paradossi della giustizia o meglio “ingiustizia” è l’impunità che si riferisce alla spaventosa evasione fiscale. Si, perchè nel Belpaese l’evasione fiscale è stimata a 180 miliardi di euro l’anno, non bruscolini, come è stato quantificato dal rapporto presentato dal dottor Giampaolino, presidente della Corte dei Conti! E pensare, oltretutto, che non pochi (considerati come i più pessimisti) stimino un peso dell’economia sommersa in Italia pari al 30% del suo PIL, dato ciclopico se confrontato con ben più virtuoso 13,8% della Gran Bretagna. Del resto una relazione europea collocherebbe il nostro Paese (dicembre 2013) al 69° posto per corruzione, su un totale di 177 Stati valutati. L’Italia resta tra i peggiori in Europa precedendo Grecia, Bulgaria e Romania. Davanti a noi, oltre ai paesi nord Europei, ci sono anche Montenegro, Macedonia, Arabia Saudita e Ghana.
Secondo i dati diffusi dal Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria “di fronte ad un’evasione fiscale di 180 miliardi l’anno in tutta Italia ci sono 168 detenuti in carcere per frode fiscale,3 per reati societari o falso in bilancio. Giusto per fare un altro confronto con l’Europa in Germania, di fronte ad un’evasione fiscale di 158 miliardi l’anno (da rapportare ad un PIL di circa il 40% più alto di quello italiano) i detenuti per reati finanziari sono all’incirca 8600”. Causa di questi numeri così asimmetrici non sono solamente attribuibili ad un malcostume del popolo, ma a dei vuoti normativi in materia e ad una macchina della giustizia lenta e farraginosa, la cui complessità la rende fragile ed impotente.
Insomma l’Italia dei soliti e simpatici furbetti e che sembra quasi convalidare il vecchio proverbio popolare: “se rubi poco vai in galera, se rubi tanto fai carriera”…

Claudio Riccadonna, Ala (TN)

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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