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Da: Segreteria Generale Comune di Comacchio

Manifattura dei Marinati protagonista con l’eccezionale riapertura  della Sala degli Aceti
e l’inaugurazione della mostra fotografica di Chef Rubio

Comacchio. Un week-end ricchissimo di eventi quello della Sagra dell’Anguilla di Comacchio. Dopo il successo del primo week-end, baciato dal sole e dalla presenza di tantissimi turisti, il viaggio nel gusto e nel territorio continua. Punto focale della sagra è ovviamente il grande stand gastronomico allestito sull’Argine Fattibello, ma sono tantissime anche le iniziative collaterali e gli ospiti speciali.  Sabato 5 ottobre un  momento attesissimo da anni, quello della riapertura straordinaria della Sala degli Aceti alla Manifattura dei Marinati. La sala, dove sono riposte le botti di rovere utilizzate un tempo per contenere l’aceto di Vasto – ingrediente fondamentale per la marinatura delle anguille – riaprirà eccezionalmente il 5 e 6 ottobre dalle 9 alle 19. Proprio sabato alle ore 12 sarà ufficialmente presentato dalle autorità l’intervento di restauro e sarà possibile per il pubblico partecipare ad una speciale visita guidata. In tale occasione sarà presentata anche  la Scuola Internazione di Birdwatching (7 – 11 ottobre 2019).

La giornata di sabato continuerà alla manifattura dei marinati con l’attesissimo ritorno, questa volta in veste di fotografo, di chef Rubio: alle ore 15 lo chef inaugurerà la sua mostra “高揚 Kouyou”, ispirata al viaggio in giappone del dicembre 2018  insieme a chef Jin Ogata. A Comacchio come in Giappone, l’anguilla è il punto cardine dell’alimentazione e della cultura del popolo. Nel percorso della mostra, che rimarrà aperta fino al 13 ottobre, Chef Rubio rende tributo alla vita e alla morte di questa creatura. Si tratta di 18 stampe analogiche formato 30×40 (15 colore e 3 B/N) dove sono state documentate tutte le fasi di lavorazione dell’anguilla seguendo la filiera dello Chef e amico Jin Ogata, a partire dalla fabbrica di lavorazione a Yahata nella città di Kitakyushu  a 20 minuti in macchina da Kokura, dove si trova il ristorante di Jin Ogata. Le immagini hanno poi suggerito il titolo in giapponese e i suoi significati. 高揚 / Kouyou: elevazione/esaltazione dei sentimenti / umore; 紅葉 / Kouyou: foglie d’autunno rosse; 効用/ Kouyou: effetto, le anguille danno la forza per passare il caldo dell’estate.
Alle ore 16.00 continua, al Museo Delta Antico, l’incontro storico-archeologico “Pentole e ricette tra Grecia e Spina”, a cura di Lorenzo Zamboni, Università di Pavia, e Aleksandra Mistireki, Università di Berna e Zurigo. A partire dalle ore 17 in Piazzetta Trepponti, un concerto e un flash mob per festeggiare la Settimana Mondiale dell’Allattamento al Seno SAM 2019, mentre alla stessa ora a Palazzo Bellini ci sarà la Presentazione del libro “Il teatro e le compagnie teatrali a Comacchio” di Franco Luciani.

Domenica 6 ottobre sarà proprio lo chef Jin Ogata il protagonista del cooking show delle ore 15.30 in Piazzetta Trepponti. Un incontro tra le secolari tradizioni di Comacchio e del Giappone, durante il quale chef Ogata rivisiterà l’anguilla di Comacchio preparandola secondo ricette e con ingredienti giapponesi, proponendo infine una degustazione di “Una-don” e “Umaki”. Già dalle ore 10.30, sempre in Piazzetta Trepponti, sarà inoltre possibile assistere alla tradizionale cottura giapponese delle anguille.
Alle ore 17.30 i Trepponti ospitano la divertente e curiosa iniziativa “A scuola di dialetto” a cura dell’Associazione di Teatro Dialettale Al Batal mentre alle ore 18.00 la Sala Polivalente di Palazzo Bellini ospiterà il concerto del quartetto d’archi Ex Novo, composto da Carlo Lazari e Annamaria Pellegrino ai violini, Paola Carraro alla viola e Carlo Teodoro al violoncello. Musiche di W. A. Mozart, F. Gianella, T. Benedetti, P. De Rosa, M Ravel.

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COMUNE DI COMACCHIO


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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