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Alle pareti ci sono i ritratti: segni veloci formano un volto, un’espressione, un carattere e, in fondo al foglio, altri segni si condensano in parole sintetiche e rapide, come un riassunto verbale della personalità raffigurata ed elemento che a sua volta completa l’armonia della composizione. “Don Franco li faceva di continuo, questi schizzi – racconta Paolo Volta della galleria del Carbone – andavi a trovarlo nel suo studio di Casa Cini e magari uscivi che lui ti aveva fatto il ritratto con in fondo quella frase, che era un po’ la sintesi della sua idea della persona”.

Don Franco Patruno ritratto da Luca Gavagna a Casa Cini nel libro "Obiettivo Ferrara" (foto libreria EcceLibro di Ferrara)
Don Franco Patruno ritratto da Luca Gavagna a Casa Cini nel libro “Obiettivo Ferrara” (foto libreria EcceLibro di Ferrara)

E’ una carrellata sulla produzione artistica di don Franco Patruno quella messa insieme da alcuni dei suoi collaboratori più stretti per la mostra ‘La libertà di dire, la verità di fare’ che – a dieci anni dalla morte – nella sede museale civica di Casa dell’Ariosto racconta la creatività fervida e incessante del sacerdote e dell’uomo, direttore dell’istituto di cultura e persona colta, artista dal tratto veloce che nell’arte ha trasferito molte sue riflessioni, suggestioni, confronti. Interessato a ogni manifestazione culturale e in modo particolare a quelle pittoriche e di arte visiva, don Franco è a sua volta produttore incessante di opere.
La via Crucis è uno dei temi più presenti e più attinenti alla vocazione religiosa di don Franco, ma anche alla sua profonda capacità di empatia umana. Sofferenza e itinerario verso la morte: un soggetto sul quale Patruno torna anno dopo anno. Il segno denso che racconta questo percorso scandisce le opere esposte in sequenza sulle pareti della sala al primo piano della Casa di Ariosto.
Al piano terra le sale ripercorrono invece le tematiche associate a diverse tecniche. Nella saletta con il camino vicino al cortile sono gli acrilici: tele medie e grandi, dove spiccano segni rossi e tratti vivaci blu, verdi, gialli. “Sembrano vetrate”, commenta ancora il gallerista e amico Paolo Volta. Conferma l’analogia tra queste tele e le opere in vetro Massimo Marchetti, docente di storia dell’arte, collaboratore di don Franco a Casa Cini fino alla sua scomparsa e tra i curatori dell’iniziativa espositiva. “Le vetrate però – sottolinea Marchetti – sono precedenti”, quasi che poi don Franco abbia pensato di progettarne e realizzarne altre e, su quelle tele, abbia dato forma a degli studi.

Patrizia Fiorillo e Francesco Lavezzi davanti alle opere di don Franco Patruno in mostra a Casa dell'Ariosto (foto Giorgia Mazzotti)
Patrizia Fiorillo e Francesco Lavezzi davanti alle opere di don Franco Patruno (foto Giorgia Mazzotti)

Nella prima sala al piano terra che si trova sulla sinistra entrando da via Ariosto ci sono i collage: figure a colori ritagliate, calligrafia fitta fitta che diventa segno e forma e – come supporto – i fogli con i bordi bucherellati che servivano per le vecchie stampanti ad aghi, quelle da collegare ai primi computer. “Don Franco amava la cultura umanistica, ma era attratto e affascinato anche da tutto ciò che è tecnologico e innovativo”, sorride Francesco Lavezzi, capo ufficio stampa della Provincia di Ferrara, che ha affiancato don Franco e don Francesco Fiorini come assistente all’istituto di cultura dal 1985, anno in cui viene costituito, fino al 1997.
I ritratti su una parete della seconda sala affiancano le opere dove parola e scrittura si fanno protagoniste. “Queste elaborazioni su carta sono quasi poesie visive, segni che accompagnano alcuni versi di Mario Luzi”, racconta Patrizia Fiorillo, docente di Storia dell’arte contemporanea all’Università di Ferrara. Il tratto calligrafico è infatti elemento forte della composizione e in un paio di tele diventa protagonista assoluto. “La centralità del segno, utilizzato come valore scritturale e spaziale – prosegue la professoressa – è presente in ogni sua opera. Nelle illustrazioni della via Crucis il segno fatto con il pastello nero regge tutta la composizione; negli acrilici va verso il paesaggio astratto; nei ritratti diventa un segno morbido e fluido con forte contrasto bianco-nero che evoca la contrapposizione di luce-buio; in alcuni collage il segno diventa calligrafico, quasi una serie di ideogrammi”.

Patrizia Fiorillo e Gianni Cerioli davanti a una tela di don Franco Patruno in mostra a Casa dell'Ariosto (foto Giorgia Mazzotti)
Patrizia Fiorillo e Gianni Cerioli davanti a una tela di don Franco Patruno (foto Giorgia Mazzotti)

La scelta delle opere presenti in questa esposizione la descrive bene il critico Gianni Cerioli nel testo di accompagnamento e nella presentazione della mostra fatta sabato insieme con il dirigente del Servizio dei Musei civici Angelo Andreotti. “Queste opere – dice Cerioli – confermano tutte il ruolo di don Franco Patruno come sapiente sperimentatore di segni”. E ricorda che “don Franco Patruno (Ferrara 1938-2007) rappresenta una delle voci più significative del dibattito artistico, culturale, religioso e civile del secondo Novecento ferrarese. Per questo, nel decennale della morte, l’esposizione vuole ricordarlo a quanti lo hanno stimato e allo stesso tempo farlo conoscere a quanti non lo hanno conosciuto mettendo insieme momenti significativi della sua produzione grafica e pittorica: dai ritratti di grande formato realizzati su carta con il pastello nero, agli Angeli caduti, ai Crocefissi, dai collage materici alle chine preziose”.
L’esposizione è a cura di Maria Paola Forlani, Massimo Marchetti, Patrizia Fiorillo e Gianni Cerioli, con la collaborazione del Comune di Ferrara. Un’antologia di disegni, quadri e collage che Franco Patruno realizza a partire dagli anni ’60 fino a poco prima della sua morte, avvenuta nel 2007.

“La libertà di dire, la verità di fare”, antologica dell’opera di don Franco Patruno, Casa di Ludovico Ariosto, via Ariosto 67, Ferrara. Da sabato 11 febbraio a domenica 12 marzo 2017. Aperta da martedì a domenica ore 10-12.30 e 16-18. Chiuso il lunedì. Ingresso libero.

Maria Paola Forlani accanto a un ritratto di don Franco Patruno in mostra a Casa dell’Ariosto (foto Giorgia Mazzotti)
Massimo Marchetti alla mostra di Casa dell’Ariosto (foto Giorgia Mazzotti)
Patrizia Fiorillo e le via Crucis di don Franco Patruno al primo piano di Casa dell’Ariosto (foto Giorgia Mazzotti)
Collage di don Franco Patruno in mostra a Casa Ariosto, Ferrara, 11 febbraio-12 marzo 2017
Collage di don Franco Patruno in mostra a Casa Ariosto, Ferrara, 11 febbraio-12 marzo 2017
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Giorgia Mazzotti

Da sempre attenta al rapporto tra parola e immagine, è giornalista professionista. Laurea in Lettere e filosofia e Accademia di belle arti, è autrice di “Breviario della coppia” (Corraini, Mantova 1996), “Tazio Nuvolari. Luoghi e dimore” (Ogni Uomo è Tutti Gli Uomini, Bologna 2012) e del contributo su “La comunicazione, la stampa e l’editoria” in “Arte contemporanea a Ferrara” sull’attività espositiva di Palazzo dei Diamanti 1963-1993 (collana Studi Umanistici Università di Ferrara, Mimesis, Milano 2017). Ha curato la mostra “Gian Pietro Testa, il giornalista che amava dipingere”

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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