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Da: Organizzatori

Settant’anni e non sentirli per un’azienda che è parte della storia del nostro Paese, e che ha attraversato indenne le trasformazioni del mondo delle bevande alcoliche “made in Italy” arrivando fino a oggi. È lo storico marchio Distillerie Moccia che il prossimo 23 settembre festeggerà i 70 anni di attività. Un compleanno importante per l’azienda ferrarese il cui nome è associato al liquore all’uovo Zabov. Una storia che non si è fermata neanche davanti alla crisi, come dimostra nel 2013 l’acquisizione del marchio Punch Barbieri. Scommessa vincente dopo la quale si guarda già avanti: «Il nostro futuro è proiettato sui mercati internazionali – dichiara l’amministratore delegato della Moccia, Cinzia Ori – oggi le nostre vendite si concentrano per il 90% in Italia, ma stiamo lavorando per allargarci negli Stati Uniti e in Germania e abbiamo già buone basi di sviluppo in Svizzera, Austria e Repubblica Ceca». In linea con questa filosofia è il progetto “The Spirit of Italy”. Nove marchi storici della liquoreria tradizionale italiana – Distillerie Moccia, Amaro Lucano, Cocchi, Luxardo, Distilleria Nardini, Pallini, Strega, Toschi, Distilleria Varnelli – che hanno deciso di unirsi per rafforzare l’immagine delle aziende familiari del nostro Paese in un mercato dominato da grandi multinazionali come quello statunitense. «Siamo un po’ colleghi e un po’ competitor» continua Ori, che spiega come negli Stati Uniti la scelta strategica di riunire un gruppo di marchi italiani così rappresentativi sia stata «molto apprezzata». «Abbiamo iniziato nel 2011, quest’anno siamo alla sesta edizione e devo dire che i nostri eventi sono sempre molto partecipati». La festa per i 70 anni delle Distillerie Moccia si terrà il prossimo 23 settembre alle ore 19:30 nella sede di Ferrara assieme ai dipendenti e agli ex lavoratori del gruppo, in un abbraccio ideale tra le persone che hanno fatto la storia dell’azienda. Saranno presenti anche le principali istituzioni cittadine, il sindaco Tiziano Tagliani, l’assessore alle Attività produttive, Caterina Ferri, i presidenti di Unindustria, Riccardo Maiarelli e Camera di Commercio, Paolo Govoni. Durante la serata sarà proiettato un filmato che ripercorrerà la storia dell’azienda, dal 1946 a oggi, seguito dallo spettacolo della compagnia di danza moderna Kataklò athletic dance theatre . La presenza di tutti i dipendenti del gruppo, passati e presenti, si lega alla cultura di un’impresa da sempre a conduzione familiare, che si trova a competere con i colossi multinazionali del settore. Rilevata dalla famiglia Ori nel 1973, l’azienda fondata da Mauro Moccia a metà degli anni Quaranta ha legato la sua immagine ai principali eventi del Paese, dal Giro d’Italia al Cantagiro fino al Festivalbar, arrivando al boom degli anni Settanta con il volume delle vendite in crescita esponenziale. Gli anni Novanta sono quelli della ristrutturazione aziendale: la strategia è riportare il core business sul marchio principale di proprietà della Moccia, il liquore Zabov. «È stata una scelta nostra, ma anche un po ‘obbligata – spiega Ori – perché in quegli anni le aziende estere hanno cominciato a rescindere i contratti di distribuzione. A posteriori si è rivelata una scelta vincente».
Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da una rivoluzione nelle strategie comunicative, con l’ingresso in azienda, nel ruolo di responsabile marketing, di Massimiliano Strini, figlio di Cinzia e da scelte coraggiose, come l’acquisto dal gruppo Campari del marchio Punch Barbieri nel pieno della crisi economica. «È stata una mossa un po’ fuori dagli standard – spiega Ori – risultata però vincente: abbiamo dimostrato che l’imprenditoria familiare, che è l’ossatura del nostro Paese, è più coraggiosa perché rischia di più. A livello locale – conclude – possiamo dire di aver portato una ventata di ottimismo in un periodo non facile per l’economia nazionale».

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Riceviamo e pubblichiamo


PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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