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Da: Organizzatori

Sganapino e i burattini di Massimiliano Venturi a lido di Pomposa
Penultimo appuntamento per la settima edizione di Teatri sull’Acqua

Si approssima al termine la rassegna itinerante Teatri sull’Acqua, che sin dal 12 giugno ha animato settimanalmente piazze e viali della riviera comacchiese con spettacoli di burattini, marionette ed arte varia.
Il penultimo appuntamento della rassegna, in programma mercoledì 28 agosto a Lido di Pomposa, vedrà protagonisti Fagiolino, Sganapino ed I Burattini di Massimiliano Venturi.
A partire dalle ore 21:15 in Piazza Ballardini (in prossimità del Ristorante 6arrivato, all’intersezione tra viale Mare Adriatico e via della Paganella), andrà infatti in scena lo spettacolo Arlecchino e Sganpino in Cuccagna.
Gli altri eroi del teatrino reinterpreteranno a modo loro vicende nuove ed originali, intrecciate ad altre prese a prestito dalla narrativa popolare, accompagnando il pubblico attraverso un caleidoscopio di scene e personaggi, in maniera dinamica ed avvincente, divertente ed imprevedibile, coinvolgendo e stupendo gli spettatori di tutte le età.
Uno spettacolo recitato all’improvviso, alla vera maniera della Commedia dell’Arte, diverso ad ogni rappresentazione, e ricco di duelli, inseguimenti e baruffe da risolvere a suon di bastonate.

Il programma della rassegna terminerà poi la settimana successiva, e precisamente mercoledì 4 settembre in viale delle Querce a Lido Estensi, dove il Teatro Lunatico presenterà lo spettacolo di magia e bolle di sapone Invisible Emotion.

La rassegna è parte del progetto Comacchio Summer Experience, ed è organizzata da Bialystok Produzioni e Made Eventi per il Comune di Comacchio, con la direzione artistica di Massimiliano Venturi ed il patrocinio della Regione Emilia Romagna. L’ingresso agli spettacoli è gratuito, ed adatto a tutti gli spettatori a partire dai 3 anni di età. Aggiornamenti in tempo reale sulla pagina facebook ‘Comacchio a Teatro’, programma completo sul sito www.burattini.info. In caso di pioggia o maltempo, gli eventi saranno rimandati a data da destinarsi. Infoline nel giorno di spettacolo: +39 349 0807587

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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