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Se alzi un muro, pensa a cosa lasci fuori, diceva Italo Calvino.
Alzare muri non è mai una buona idea. Fisicamente, linguisticamente, culturalmente. Perché è la circolazione di persone e idee che permette di conoscere realmente gli altri. In antropologia, l’Altro è colui che geograficamente e culturalmente è lontano da un Noi. Ma basta ascoltare chi è fisicamente lontano da noi per poi accorgersi che la vicinanza è sorprendentemente intensa, forte ed empatica.
A Cara Italia ti scrivo c’è Gianpaolo Musumeci che racconta esperienze di viaggio, e ci sono studenti del Roiti che offrono spunti di riflessione scrivendo lettere a un ipotetico interlocutore nel mondo, in zone devastate da guerra, conflitti religiosi e politici. Storie lontane che appartengono a tutti. C’è Félicien, che scava il koltan in una miniera a cielo aperto. C’è il professore indiano che viene aggredito in metro a Roma. Ci sono le migliaia di arrivi dalla Libia, tema cui è ricorso l’anniversario della morte di 366 persone il 3 ottobre a cui venne in seguito data risposta con l’operazione Mare Nostrum, che si occupa di offrire sorveglianza e aiuto a tute le persone che arrivano in Italia via mare, e che sarà a breve sostituita da Frontex Plus. C’è l’arrivo di migranti balcanici che percorrono chilometri e chilometri a piedi. C’è la questione irrisolta del conflitto palestinese e di due popoli che non trovano pace. Non possono e non devono esserci storie, facce, sguardi dimenticati, perché dimenticare una sola persona significa voltare le spalle a tutte.

Per la rassegna Mondoascolti, Nija Dalal e Nina Garthwaite, fondatrice del progetto radiofonico In the Dark che propone progetti incentrati sull’ascolto nei luoghi pubblici, e introducono due radiodocumentari. Senza parole di Katharina Smets è una delicata storia di un incontro, in un giardino di Parigi, tra due donne apparentemente diverse che cercano e trovano il modo di comunicare. Non ci sono troppe parole, ma prevalgono i pensieri, gli stati d’animo che la voce narrante, una delle due protagoniste, racconta, osserva per poi restituire all’ascoltatore. E dove ciò che colpisce realmente è la semplicità con cui si arriva al dialogo, tra una osservazione sul giardino che la donna cura, la promessa di ritornare e il dono di un annaffiatoio per curarlo. E dove in fondo non c’è bisogno di troppe parole per capirsi, ma basta la omonima canzone di Vasco Rossi Senza parole. On the Path of Promaja è una originale riflessione sulla parola promaja, che l’autrice Léa sente durante un viaggio nei Balcani e che in macedone indica una ventata forte e improvvisa che arriva nelle case e se ne va, altrettanto velocemente quanto è arrivata. Parola misteriosa e ricca e sfaccettata, perché indica anche la speranza. E che, al pari di parole splendide e misteriose quali saudade, Weltanschauung, adagio sono intraducibili, perché nate nella culla di un luogo e destinate a definire qualcosa che è costitutiva di quel luogo, ma appartengono a tutto il mondo, destinando a chiunque un prezioso scorcio di cultura.

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Giorgia Pizzirani


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
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Francesco Monini
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