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E’ del dicembre 2013 l’approvazione delle “Linee guida sugli interventi assistiti con gli animali”. Anche l’Emilia Romagna si allinea alle Regioni più avanzate in materia, come Veneto e Toscana, dotandosi di una legge che intende promuovere la conoscenza, lo studio e l’utilizzo di nuovi trattamenti di supporto e integrazione alle terapie mediche tradizionali nella cura delle disabilità.

L’ippoterapia è nata in Italia più di trent’anni fa e ha avuto un enorme sviluppo nel tempo, pur sempre rimanendo un’attività non riconosciuta dal Servizio sanitario nazionale come terapia riabilitativa. Ad oggi infatti manca ancora una legge nazionale di riferimento. La sua diffusione e il riconoscimento come co-terapia hanno avuto quindi uno sviluppo locale, a livello di singole Regioni e di enti istituzionali. Oggi finalmente si sta parlando di proposte di legge-quadro (vedi proposta di legge dell’onorevole Maria Vittoria Brambilla del marzo 2013) che vanno verso il riconoscimento della pet therapy come co-terapia, ossia come cura che va intrapresa assieme a quelle mediche, e che definiscono chiaramente gli ambiti di intervento riprendendo le definizioni proposte da Delta Society, ad oggi la principale organizzazione mondiale che si occupa di pet therapy: gli interventi assistiti con gli animali si suddividono in Terapia assistita con gli animali (TAA), Educazione assistita con gli animali (EAA) e Attività assistita dagli animali (AAA).

Ne parliamo con le responsabili di due centri di ippoterapia di Bologna e Argenta. Abbiamo già scritto in un nostro recente articolo dell’Associazione Il Paddock di Bologna [leggi] che grazie ad un lavoro trentennale è diventata un punto di riferimento insostituibile per l’ippoterapia a Bologna e provincia. Nel ferrarese, ad Argenta, è attivo dal 2004 il Circolo ippico argentano, condotto da Monica Poluzzi e Paolo Donigaglia.

In assenza di una normativa ad hoc, entrambe le realtà si sono dovute finora sempre organizzare autonomamente e ricercare faticosamente le collaborazioni con i privati, con le residenze, le cliniche o altro. Questo ha avuto di positivo che sono riusciti negli anni a costruirsi una buona rete di relazioni basate tutte sul passaparola: molti dei bambini disabili ai quali fanno terapia vengono mandati dai loro insegnanti di scuola, da psicologi che portano i figli al maneggio, da neuropsichiatri che vengono a sapere di quel singolo caso. Lavorano moltissimo e con enormi risultati, ma l’entrata in vigore della legge regionale potrebbe essere un passo importante nella direzione di sgravare le famiglie dai costi delle prestazioni, valorizzare il lavoro degli operatori e puntare sulla formazione di équipe specializzate.

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Angela Ravaioli del Paddock con la sua Ombra, cavallo specializzato in riabilitazione equestre

Abbiamo chiesto ad Angela Ravaioli del Paddock (psicopedagogista specializzata, istruttore Fise) di raccontarci come vanno le cose da loro e di spiegarci cosa si aspetta da questa legge: “Nonostante l’efficacia comprovata, ad oggi l’ippoterapia non è ancora inserita nel Servizio sanitario nazionale che quindi non ne rimborsa i costi, spesso molto elevati. Siamo però molto contenti perché da circa un anno le neuropsichiatrie ci inviano loro pazienti. Inoltre, molti bimbi arrivano privatamente ma dietro consiglio delle Asl, delle scuole e delle neuropsichiatrie che ora si stanno aprendo a queste “nuove” co-terapie. Cosa ci aspettiamo dalla nuova legge? Sappiamo che in attuazione delle linee guida si avvierà un iter formativo e, data la nostra esperienza, ci piacerebbe contribuire alla realizzazione di eventuali percorsi formativi di specializzazione, dei quali siamo tutti in grande attesa. In questi anni abbiamo lavorato per creare il nostro gruppo di lavoro con l’idea di formare una buona équipe multifunzionale. Abbiamo tirocinanti bravissimi e appassionati, operatori qualificati che si sono formati qui con noi, ma troppo spesso capita che non riusciamo a tenerceli a Bologna, si vanno a specializzare a Milano o a Firenze, gli unici due enti riconosciuti.”

Abbiamo contattato il Servizio veterinario della Regione per capirne di più e ci hanno spiegato che grazie alla nuova legge vorrebbero avviare una formazione di base specifica riconosciuta, che abbia valenza come ente Regione Emilia-Romagna. L’intento è di formare gruppi omogenei di specialisti medici, veterinari, istruttori, perché per fare pet-therapy occorre lavorare in équipe. Alla domanda se cambierà qualcosa anche a livello di assistenza, ci hanno risposto che purtroppo in quel senso non cambierà nulla finché una legge nazionale non riconoscerà la pet therapy come co-terapia, includendola nei Lea (livelli essenziali di assistenza gratuiti eroga a tutti i cittadini gratuitamente o con il pagamento di un ticket).

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Circolo ippico argentano, una disabile a cavallo guidata da Monica Poluzzi

Il Centro ippico argentano si trova in un luogo strategico, crocevia tra Ferrara, Bologna, Romagna e Veneto, interessante punto di osservazione, quindi, per capire quanto l’ippoterapia sia diffusa e utilizzata in queste aree. Abbiamo intervistato Monica Poluzzi (istruttore Fise e Cip) del Centro ippico argentano, chiedendole qual è il loro bacino d’utenza, se hanno ragazzi disabili provenienti da Ferrara, e cosa ne pensano della nuova normativa: “Noi lavoriamo molto con il Veneto, con Ravenna, Lugo e Bologna. Per quanto riguarda il ferrarese, abbiamo persone che vengono da Portomaggiore. Noi collaboriamo per esempio con lo Smria (Salute mentale Riabilitazione infanzia adolescenza) di Portomaggiore, e abbiamo avviato da un anno una bellissima collaborazione con il Centro iperbarico di Ravenna. Purtroppo con Ferrara città non siamo mai riusciti ad avviare collaborazioni, ma sappiamo che in questo campo tutto funziona ancora molto con il passaparola. Speriamo che con la nuova legge si creino maggiori opportunità anche in questo senso.”

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Martina e la sua istruttrice Mary Ann al Circolo ippico argentano

Ci piace concludere questo approfondimento sull’ippoterapia, chiedendo a Mary Ann Rust di raccontarci di questo interessantissimo progetto avviato con l’Iperbarica di Ravenna. Mary Ann è ippoterapista da vent’anni e collabora con il Centro ippico argentano dal 2004: “Il Centro iperbarico di Ravenna è una struttura sanitaria all’avanguardia, specializzata nella cura con la somministrazione di ossigeno in camera iperbarica. Da alcuni anni, sta portando avanti un progetto che si occupa di associare la terapia in camera iperbarica ad altre co-terapie riabilitative come l’ippoterapia, la fisioterapia, la logopedia, per la cura di persone cerebrolese. Questo progetto si basa su studi che dimostrano che, se nelle tre ore successive al trattamento in camera iperbarica, il cervello viene iperstimolato, tende a creare delle nuove connessioni che possono ripristinare qualche attività cerebrale. Al momento sono cinque i bambini dell’Iperbarica che praticano ippoterapia al Centro argentano, e tutti hanno avuto dei grossissimi risultati, acquisendo movimenti che prima non avevano.

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Nonostante lavori molto e duramente, Martina è felice di fare le sue ore di ippoterapia con Mary

Ma tutto è cominciato grazie alla nonna di Martina, che ha creduto nel progetto e ha fatto di tutto per diffonderne la validità e realizzando anche un sito in cui si possono seguire i progressi della sua nipotina [vedi]. Martina è una bambina di Argenta, ha dieci anni e una diagnosi di paralisi cerebrale infantile. Dal 2008 segue un percorso di terapia iperbarica associata all’ippoterapia e altri tipi di riabilitazione. Grazie a queste terapie è migliorata tantissimo, oltre ogni aspettativa: Martina non aveva quasi nessun controllo del tronco, oggi riesce a scendere le scale, anche se a suo modo, mangia da sola e va in bicicletta. La nonna e i genitori sono felicissimi, per Natale ci hanno scritto una lettera che ci ha profondamente commosso:

“Martina e la sua famiglia ringraziano il Circolo ippico argentano per aver averci dato la possibilità, accompagnandoci con serenità, decisione e amore, di fare ippoterapia […] terapia molto importante per questi nostri bambini speciali. Siate fieri e orgogliosi di quello che fate verso i più deboli […] Non ci viene offerto nulla in alternativa da chi si dovrebbe occupare di questi bambini, nemmeno la possibilità di sperare, per una vita migliore. […] Ma in questo cammino così complicato e difficile, si incontrano persone che risvegliano le tue energie, la tua anima, trasmettendoci forza, coraggio e speranza.”

Per saperne di più:
Associazione Il Paddock
Circolo ippico argentano
Il volo di Martina
Centro iperbarico di Ravenna

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Sara Cambioli

È tecnico d’editoria. Laureata in Storia contemporanea all’Università di Bologna, dal 2002 al 2010 ha lavorato presso i Servizi educativi del Comune di Ferrara come documentalista e supporto editoriale, ha ideato e implementato siti di varia natura, redige manuali tecnici.

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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