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Da organizzatori

È in pareggio il bilancio 2017 della Provincia di Ferrara e dunque ha potuto essere approvato dal Consiglio provinciale (unanimità), dopo aver incassato il sì anche dell’assemblea dei sindaci (con la sola astensione del sindaco di Terre del Reno, Roberto Lodi), come vuole la legge.
Bilancio per l’anno in corso che complessivamente muove 87 milioni in entrata e in uscita e che è stato portato in equilibrio grazie fondamentalmente a due operazioni: l’utilizzo dell’avanzo di amministrazione dell’anno precedente di 4,5 milioni e la vendita allo Stato di palazzo Giulio d’Este, sede della Prefettura.
In questo secondo caso il valore sulla carta dell’operazione è di 4,7 milioni, anche se l’auspicio dell’amministrazione che ha sede in Castello Estense è di spuntare un incasso più vantaggioso, dato che a brave la Provincia eseguirà una serie di lavori iscritti nel programma interventi post sisma 2012. Per la vendita del palazzo che porta la firma di Biagio Rossetti le trattative sono ormai in fase avanzata e non paiono esserci ostacoli per la stretta di mano finale entro l’anno.
La somma dell’avanzo 2016 e di Palazzo Giulio d’Este, ha così permesso di colmare lo squilibrio contabile in precedenza calcolato in circa nove milioni di euro.
Un pareggio, inoltre, raggiunto a gettito tributario invariato, quindi senza aumentare le tasse (principalmente RcAuto e Ipt), e nonostante i tagli introdotti negli ultimi anni (dal decreto legge 95 del 2012, al 66 del 2014, fino alla legge 190 del 2014), che sulla sola Provincia estense hanno inciso complessivamente per oltre 39,6 milioni.
Nonostante le difficoltà, la Provincia continuerà a tenere aperti i cantieri, anche se si limitano a 1,4 milioni le risorse a disposizione per la manutenzione straordinaria della rete stradale di competenza. Cifra che è la quota per Ferrara dei 170 milioni messi a disposizione del governo (solo per il 2017) nell’ultima manovra di Palazzo Chigi (decreto legge 50 poi convertito in legge dal Parlamento), insufficienti per la cura degli 840 chilometri di viabilità provinciale. A questi si aggiungono i 3,3 milioni, quota parte dei 180 previsti dalla stessa manovra dell’esecutivo per finanziare le funzioni fondamentali delle Province, stabilite dalla legge Delrio. In aggiunta, l’amministrazione guidata dal presidente Tagliani ha messo a disposizione altri 400mila euro, per la sistemazione del ponte dei santi lungo la Sp. 40 a Pilastri. Uno dei quattro sotto monitoraggio della Provincia, anche se al momento non presentano motivi di pericolosità per la circolazione veicolare. Gli altri tre da sistemare appena ci saranno le risorse necessarie sono: il ponte a Gualdo sopra la Superstrada, il ponte di Final di Rero lungo la Sp. 15 e Marighella a Copparo.
Altri cantieri per il ripristino sismico sono in programma, fra i quali le scuole (Carducci, Vergani, Einaudi e Taddia di Cento) e in Castello Estense, per un investimento complessivo di oltre 12 milioni, finanziati con i fondi commissariali.
“Abbiamo voluto approvare il bilancio – ha commentato il presidente Tiziano Tagliani – in presenza di un quadro finanziario ancora incerto che pesa sulle Province, nonostante le ultime due misure compensative del governo”.
Il riferimento è al congelamento del terzo miliardo di tagli previsto già dalla legge finanziaria per il 2015 (legge 190 del dicembre 2014) e alle risorse previste dalla recente “manovrina” di Palazzo Chigi. “Attendiamo sviluppi – ha poi aggiunto Tagliani – dagli ulteriori 100 milioni annunciati dall’esecutivo ma non ancora in Gazzetta Ufficiale, anche se saranno probabilmente destinati alle Province in difficoltà a chiudere i bilanci 2017”. Per la statistica, sono tre le Province italiane in situazione di dissesto (Biella, Vibo Valenzia e Caserta), mentre sono nove quelle in predissesto (Chieti, Potenza, La Spezia, Asti, Novara, Ascoli, Imperia, Terni e Verbano Cusio Ossola).
Altri numeri sono stati dati a proposito della spesa corrente di 45 milioni, dei quali 25 sono prelevati alla fonte dal governo direttamente dalle entrate fiscali dell’ente (i tagli) e il resto sono 7,5 di spese del personale (diminuito nel frattempo a 170 unità dalle 430 del 2015), più altri sette milioni di acquisto beni e servizi (voce nella quale sono compresi gli acquisti arredi per le scuole, riscaldamento, utenze e l’ordinaria manutenzione della rete viaria, come sfalci, potature, segnaletica …).

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di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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