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Da: CIA Ferrara

Il prodotto italiano che viene quotato meno di quello estero, nonostante la qualità e il forte fabbisogno interno. Piva (vicepresidente Cia Ferrara): “La nostra soia OGM free merita un prezzo minimo di almeno 50 euro al quintale”

FERRARA – I primi prezzi della soia quotati dalla Borsa di Milano e Bologna, appena al di sopra dei 30 euro al quintale, non soddisfano i produttori ferraresi di Cia – Agricoltori Italiani Ferrara, che devono fare i conti anche con un’annata produttiva che mostra notevoli differenze tra una zona e l’altra del territorio.
“Per quello che riguarda le zone del Basso Ferrarese – spiega Massimo Piva, vicepresidente di Cia Ferrara e produttore – la forbice produttiva è davvero ampia perché andiamo da 5-10 quintali per ettaro a 45. Il caldo prolungato ha bloccato il ciclo vegetativo della coltura che non si è mai ripresa del tutto e si presentava disomogenea, con bacelli secchi o, a contrario, molto immaturi. Le percentuali produttive sono più alte nelle zone dove ci sono state precipitazioni intense, arrivate in maniera non uniforme sul territorio. Dove la pioggia ha salvato la soia, ci ha pensato la cimice asiatica, che ha letteralmente invaso i campi, soprattutto in coincidenza del primo raccolto, mentre sul secondo si è riusciti a intervenire contenendo il problema, almeno in parte”.
Meglio è andata nell’Alto Ferrarese, in particolare nelle zone di Poggio Renatico, Bondeno, Mirabello, come spiega Andrea Bandiera, membro del Gie (Gruppo Interesse Economico) Cereali di Cia Ferrara
“Nelle zone a ridosso del bolognese la produzione di soia è stata discreta, soprattutto rispetto a un 2017 davvero disastroso. La produzione non è scesa, mediamente, sotto i 20-25 quintali per ettaro, ma la maggior parte dei produttori ha prodotto intorno ai 40-45 quintali, con punte di 55. Probabilmente le piogge sono cadute al momento giusto, soprattutto nel mese di luglio, e la soia ha seguito il suo ciclo senza particolari stress vegetativi. Anche qui, però, la cimice ha colpito e sta colpendo, soprattutto il secondo raccolto che stiamo trebbiando proprio in questi giorni.”
Se la produzione ha soddisfatto solo in parte gli agricoltori, l’andamento di mercato sta scontentando tutti.
“I primi prezzi – continua Massimo Piva – sono un vero e proprio “insulto” a un prodotto Made in Italy e privo di Ogm. Non è possibile che la soia estera sia quotata più di quella italiana. Se da un punto di vista commerciale vengono messi sullo stesso piano due prodotti diversi e non si attribuisce il giusto valore al nostro, tanto varrebbe sopprimere la quotazione nazionale e usare come riferimento quella di Chicago. Il prezzo italiano appare come una misura “punitiva”, frutto di speculazioni interne che certamente non fanno bene a un prodotto che entra nella filiera produttiva di eccellenze come il Prosciutto di Parma. Non mi stancherò mai di ripetere che gli agricoltori devono ribellarsi a questo sistema, insistere per un marchio di qualità certificata che appartenga al settore primario non all’industria e anche un prezzo minimo garantito di almeno 50 euro al quintale. Questa è la quotazione corretta, che può garantire una remunerazione agli agricoltori e dare un reale valore al prodotto italiano”.

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CIA FERRARA


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di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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