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11 Dicembre 2017

Sole rosso sangue sull’altipiano

Tempo di lettura: 3 minuti


Manio ha dieci anni, sua sorella Naki sei.
Manio è andato al fiume con due taniche da riempire, serve l’acqua per bollire le patate e impastare la farina di sorgo per la sera. Sua nonna Keya è una brava cuoca e lo aspetta al villaggio.
Manio è sulla riva assieme alla sorellina, la rincorre lanciandole manciate di fango senza colpirla, Naki ride e scappa andando a ripararsi da suo nonno Coffie.
Coffie è il più anziano del villaggio e tutte le mattine accompagna i nipoti al fiume. Lui è considerato il più saggio di tutti e tutti al villaggio lo rispettano, ma dai nipoti si fa prendere in giro volentieri.

Il sole è grande: un cerchio rosso che riempie il cielo e scalda e regala un altro giorno di vita. Ma l’acqua è altrettanto importante, come la pioggia che riempie il fiume due volte l’anno. Il sole e l’acqua spesso si fanno la guerra, ma servono entrambi, servono alla vita.

Manio sogna un regalo: un pallone per giocare coi cugini Obie e Gali. Come quello che ha visto un giorno alla tv della scuola di Arawala. C’era una partita tra due squadre europee di cui non ricorda il nome, ma quei giocatori bianchi e neri con le maglie tutte colorate erano bravi, velocissimi con quel pallone tra i piedi.

All’improvviso due scoppi sordi, violenti, poi altri ancora, raffiche e poi urla lontane. Provengono dal villaggio che dal fiume dista circa mezzo miglio.
Coffie chiama a sé i nipoti, è allarmato, dice sottovoce che devono andare a ripararsi dietro quell’anfratto tra la riva e un grosso cespuglio di acacia, glielo indica. Poi si raccomanda con Manio di stare accanto a Naki, di proteggerla e di stare nascosti fino al suo ritorno.
Coffie dà un’ultima occhiata ai nipoti, il suo sguardo è un ammonimento a fare ciò che ha ordinato, ma c’è dell’altro: forse è uno sguardo d’addio.
Poi s’allontana camminando spedito verso il villaggio.

Manio si acquatta al terreno abbracciando sua sorella e guarda in alto: il cielo azzurro dell’altipiano, immenso velo che sovrasta tutto fino all’orizzonte irraggiungibile delle montagne color porpora. Suo nonno gliele ha raccontate tante volte: montagne che nascondono altre montagne e altre ancora. Montagne mai viste ma immaginate, sognate. Quanto è grande il mondo…

Manio apre gli occhi, è buio ormai, si è addormentato mentre aspettava.
Si guarda attorno: sua sorella dorme e il nonno non è ancora tornato.
Si alza in piedi e vede che sopra il villaggio il cielo è insolitamente illuminato: un sole invisibile ha acceso la notte di rosso sangue. Bagliori ardenti si alzano dall’oasi del villaggio crepitando, come gli sbuffi ruggenti dei draghi delle favole.
Manio non ha paura del buio ma pensa che il nonno non volesse che restassero al fiume anche di notte. Decide di tornare al villaggio, sveglia la sorella, prende le due taniche piene d’acqua e si avvia. Naki, ancora mezza addormentata, lo segue in silenzio.

Ma il villaggio non esiste più…

Darfur (film di Uwe Boll, 2009)

Living Darfur (Mattafix, 2007)

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Carlo Tassi

Ferrarese classe 1964, disegna e scrive per dare un senso alla sua vita. Adora i fumetti, la musica prog e gli animali non necessariamente in quest’ordine. S’iscrive ad Architettura però non si laurea, si laurea invece in Lettere e diventa umanista suo malgrado. Non ama la politica perché detesta le bugie. Autore e vignettista freelance su Ferraraitalia, oggi collabora e si diverte come redattore nel quotidiano online Periscopio. Ha scritto il suo primo libro tardi, ma ha intenzione di scriverne altri. https://www.carlotassiautore.altervista.org/

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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