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16 Agosto 2017

Spam-politica

Tempo di lettura: 2 minuti


Da Paolo Giardini

In un recente articolo sull’intelligenza artificiale una studiosa americana scrive: “Immaginiamo di voler far separare al nostro computer i messaggi importanti dallo spam nella casella di posta in arrivo. Potremmo osservare che lo spam tende ad avere una serie di caratteristiche distintive: una lunga lista di indirizzi di destinazione, l’indirizzo di partenza in Nigeria o Bulgaria, riferimenti a premi di un milione di dollari o al Viagra […] notare che solo lo spam tende ad avere determinate caratteristiche combinate in maniera significativa: per esempio, Nigeria e promessa di un premio da un milione di dollari messe insieme significano guai.”.
Il testo ci insegna en passant che in America le bidonate nigeriane sono famose. Chissà se anche da noi maturerà tale consapevolezza. Ma c’è da dubitarne, perché l’antica truffa della macchinetta moltiplicante le banconote è riproposta con paradossale successo dai nigeriani, e il rozzo imbroglio dimostra che i troppi italiani che ci cascano sono chiaramente stupidi (un frutto della nemesi in cui la storia dei colonizzatori bianchi che irretivano gli sprovveduti neri con paccottiglia colorata si ribalta, coi furbastri nigeriani arrivati qui a colonizzare il traffico di droga per gli stolti bianchi).
Succede così che la folla di abboccanti al phishing on line o alle truffe tradizionali vis-à-vis abbia lo stesso diritto di voto di chi ha il cervello funzionante; quindi vota, coi risultati che vediamo, preparando successi editoriali alle raccolte delle petulanze di Tagliani, Salvini, o le bufale del M5S.
Una caterva di spammer ha invaso con naturalezza la politica vecchia e nuova per inondarci di spam perché l’assuefazione alla noiosità impedisce di distinguere eventuali messaggi importanti dalla spazzatura verbale. E mancando da decenni la sagacia in chi governa o amministra, l’astinenza d’intelligenza pubblica produce la condizione favorevole all’apatia collettiva. Perciò la profusione di leggi, frutti della politica più grottesca, qualitativamente non può produrre niente di diverso dal getto continuo di spam razionali e utili come i coriandoli a carnevale.
Purtroppo la persistente idolatria alle leggi-feticcio, alle quali è di moda conferire valore sacrale, fa il gioco degli spammer politici che scrivono devotamente la parola “sinistra” (o “destra”) con l’iniziale maiuscola e, al massimo del soprammercato, vantano il rispetto della legalità. Una legalità inevitabilmente cialtrona, come loro. Pertanto dannosa e, sopratutto pericolosa, essendo un perfetto cavallo di Troia delle infinite nefandezze che la pochezza esistenziale ed intellettuale può partorire.

Paolo Giardini

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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