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Di Federica Mammina

L’accusa della consigliera Ilaria Morghen del Movimento 5 Stelle è ben precisa: “è facile far sparire denaro pubblico se le amministrazioni sono assenti”. Così esordisce nella nota stampa pubblicata il 3 aprile scorso, accompagnata da un video registrato con Andrea Vitali con il quale ha condiviso il lavoro di esame di tutti i documenti. Già nel maggio 2015 lo stesso Vitali aveva evidenziato una rendicontazione completamente inattendibile, e impossibile da controllare per la mancanza dei giustificativi dove in alcuni casi si chiedeva un rimborso al Comune fino al doppio della cifra spesa. Insomma, stando alla consigliera a 5Stelle, una ‘mala gestio’ da parte della FIDAL nel triennio 2012-2014 a cui era stato affidato il Campo Scuola di via Porta Catena da cui è emersa una somma di 17.200 euro non giustificati.

Il sunto di Morghen è chiaro: bilanci incompleti, non dettagliati e spese non giustificate da un lato, mancanza di controlli da parte dell’amministrazione dall’altro. E una deliberazione della Corte dei Conti che ha imposto all’amministrazione in questione di recuperare la cifra contestata, già recuperata dal Comune. “Una vicenda molto lunga e travagliata” che abbiamo cercato di chiarire con lei che non esita ad evidenziarne gli aspetti più critici. Vicenda che “avrebbe meritato molta più attenzione, ma ognuno decide a quale notizia dare rilevanza”. Loro però la notizia l’hanno data utilizzando un sistema di interfacciamento diretto con i cittadini che usano per rendere conto dell’attività svolta. In questo caso si tratta di “Tre anni di indagini, cinque tra interpellanze e accessi agli atti protocollati, più esposti e diverse chiamate alla Corte dei Conti, perché abbiamo avuto resistenze a più livelli per arrivare alla fine di questo percorso di indagine”

Resistenze da parte di chi?
La prima da parte dell’amministrazione che, dopo cinque interpellanze e numerosissimi accessi agli atti, alla fine non ha predisposto quello che noi chiedevamo in modo molto corretto nello svolgimento del lavoro di indagine.

Poi? Parlava di resistenze a più livelli…
Ci sono voluti dei mesi e tantissime richieste di incontro con la magistratura che aveva preso in carico la pratica, sempre rifiutati, finché nell’autunno 2016 mi sono rivolta alla Corte dei Conti di Roma, all’organo di trasparenza per pretendere un intervento presso la Corte dei Conti di Bologna.

Che ha ottenuto?
Poco dopo la mia segnalazione mi ha telefonato il Procuratore Capo della Procura della Corte dei Conti di Bologna, dichiarando che non si era arrivati a sentenza di condanna perché, a seguito dei nostri esposti, i controlli eseguiti tramite la Guardia di Finanza, avevano fatto sì che la Corte dei Conti intervenisse con un richiamo all’amministrazione. Quindi nonostante ci debba essere una verbalizzazione, non ci è stata fornita, c’è stata data solo una conferma telefonica. A quel punto, su indicazione della Procura stessa, abbiamo chiesto un ulteriore accesso agli atti all’amministrazione contabile del Comune di Ferrara la quale ha finalmente fornito la documentazione relativa alla restituzione di quanto non era stato registrato correttamente nelle spese dell’amministrazione pubblica.

Numerosi ostacoli quindi…
Moltissimi, non ce lo aspettavamo. La cosa è impressionante: una montagna di ostacoli e tre anni per recuperare 20mila euro. E questo è solo un impianto di 91 che dovremmo controllare.

Nel video pubblicato su facebook lei infatti lancia una proposta per cui i cittadini sono invitati ad adottare un impianto da controllare…
Sì. Il mio ruolo è quello di un amministratore di controllo, ma la mole impressionante non mi renderà possibile, nell’arco del mio mandato elettorale, effettuare la quantità di controlli che questo tipo di pratica di mala gestio comporta. E quindi ho lanciato la campagna “adotta il tuo impianto” perché attualmente con la legge sulla trasparenza i cittadini hanno diritto all’accesso agli atti. La legge però è applicata malissimo in ogni campo, per qualsiasi ente istituzionale pubblico. I cittadini hanno risposto, ma molto spesso trovano un muro e non viene consentito loro il libero accesso agli atti garantito per legge. E questo quindi per noi è anche uno strumento di denuncia: le leggi ci sono e sono fatte correttamente, ma poi la macchina burocratica si oppone alla loro applicazione.

Perché avete operato questi controlli proprio per l’impianto di via Porta Catena? Vi siete mossi su segnalazione?
Sì. Ci siamo mossi per i cittadini che ci sono venuti a chiedere degli accertamenti in merito alla gestione dell’impianto a seguito dell’affidamento alla FIDAL regionale Emilia Romagna, perché erano particolarmente evidenti delle situazioni di mala gestio e poiché avevano anche della documentazione comprovante abbiamo avviato il percorso.

Ad oggi avete avuto altre segnalazioni?
Al momento no. Abbiamo però continuato a verificare e ci è stato riferito che l’attuale situazione di affidamento (al Comitato Provinciale UISP ndr) del Campo Scuola risulta soddisfacente.

Al di là del singolo episodio del Campo Scuola questa gestione in concessione convenzionata degli impianti sportivi funziona?
Direi di no, l’esito è drammatico. L’esternalizzazione si è rivelata fallimentare, ma forse non è da considerare l’esternalizzazione in sé fallimentare, è fallimentare il fatto che poi venga vissuta come una delega totale dell’amministrazione. L’esternalizzazione va sottoposta a regime di controllo. Deve essere un ausilio e un’implementazione del servizio, non un alleggerimento del lavoro dell’amministrazione perché incide sulla qualità del servizio reso al cittadino. Questo è quello che noi contestiamo fortemente, perché se non sei in grado di controllare una esternalizzazione, non esternalizzi. È inoltre mancato un business plan per ottimizzare i soldi e questo manca purtroppo in tante parti dell’attività amministrativa di questa città.

Quindi l’esternalizzazione della gestione degli impianti sportivi non ha portato il risparmio per cui è stata scelta?
No. Per quanto riguarda l’esternalizzazione degli impianti sportivi ci sono delle evidenze di abbandono, come ad esempio la piscina di via Bacchelli che è una situazione su cui accendere un faro. Per carità la risposta dell’amministrazione è che non ci sono fondi a causa dei tagli statali, ma bisogna fare bene con quello che si ha a disposizione.

C’è stato anche un interessamento regionale?
Sì, sono stata contattata dalla consigliera regionale Piccinini (Movimento 5 Stelle ndr) perché in Regione si sta parlando del progetto di legge sul finanziamento allo sport e abbiamo fatto presente che prima di pensare ad un progetto di legge forse sarebbe stato meglio convocare i consiglieri comunali per interrogarli sullo stato della gestione alla luce dei fatti di illecito rilevati, ma questo passaggio non è avvenuto e ci lascia perplessi perché è fondamentale andare ad indagare su quello che è lo status quo visto che il progetto di legge si presume debba essere migliorativo. Consideriamo che per Ferrara si parla di 91 impianti, ma io penso che la questione vada valutata a livello regionale, è un dato che va esploso su tutto il territorio regionale.

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Redazione di Periscopio

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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