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Da: Ufficio Stampa Gruppo Lumi srl

Uno spettacolo a teatro a impatto zero, senza utilizzo di impianto audio/luci alimentati da rete elettrica e a
lume di candela.
È così che lo showman ferrarese Paolo Franceschini presenterà il suo nuovo show.
Sarà il debutto del suo ultimo lavoro, uno spettacolo dove “ci sarà tanto da ridere ma anche un po’ da
pensare”, con una messa in scena molto originale e del tutto anomala.
La data scelta non è a caso: venerdì 1 marzo sarà la giornata dedicata a “M’illumino di meno”, iniziativa
lanciata nel 2005 dalla trasmissione Caterpillar di Radio 2 allo scopo di sensibilizzare tutti a un
comportamento sostenibile con un occhio di riguardo agli sprechi, al riciclo e all’ambiente.
L’idea, che iniziò quasi in sordina con un numero limitato di adesioni, si è ormai diffusa in tutta Italia e ha
iniziato a coinvolgere anche diverse capitali europee.
Lo stesso Comune di Ferrara, che patrocina lo spettacolo, aderirà, così come fa ormai da anni, a
“M’illumino di meno” con diverse iniziative, una tra tutte lo spegnimento simbolico delle luci che
illuminano il Castello.
La collaborazione nata tra Franceschini e la trasmissione Rai è sfociata nell’idea di mettere in scena il suo
nuovo spettacolo “Non è mai troppo tardi – storie di palco, di bici e di vita” in una veste del tutto insolita:
vista la cornice scelta, il teatro Ferrara Off (in tal caso anche il nome è parlante), il fatto di non utilizzare
l’impianto audio non penalizzerà troppo la situazione.
Discorso diverso per quanto riguarda le luci che saranno rigorosamente spente proprio per aderire alla
campagna di sensibilizzazione.
Lo spettacolo tuttavia non si svolgerà al buio totale in quanto il palco sarà illuminato da qualche candela e,
soprattutto, dai fari delle bici messe a disposizione da Witoor: saranno posizionate sul proscenio
appoggiate su appositi rulli; i fanali saranno azionati dalla volontà di pedalare delle persone nel pubblico
che potranno alternarsi a far girare le dinamo.
Lo spettacolo sarà l’incipit di un progetto più ampio che coinvolgerà tutta la Regione Emilia Romagna. Sarà
dedicato al tema “bicicletta e sostenibilità” e riguarderà eventi e una produzione video con la società di
produzione Civetta Movie che curò la serie TV con protagonista Franceschini trasmessa su Sky Sport lo
scorso anno.
Per chi fosse interessato ad assistere allo spettacolo, che, ricordiamo, andrà in scena Venerdì 1 marzo alle
ore 21,30 al teatro Ferrara Off in via Alfonso I d’Este, si possono acquistare i biglietti in prevendita presso
Zazie in Via S. Romano 62 o inviare una richiesta a mail@paolofranceschini.org

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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