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da: organizzatori

Spettacolo teatrale per la regia di Catia ianisella e Licia Rota

Nasce da un laboratorio di teatro e coaching lo spettacolo “Storie…”, al centro di una nuova serata del Racket Festival e in programma stasera, mercoledì 8 luglio alle 21.30 al Palazzo della Racchetta di Ferrara (Via Vaspergolo 6). Ingresso con tessera.
Sul palcoscenico allestito nel cortile dello storico palazzo nel centro storico di Ferrara saliranno Marco Bignardi, Denis Folli, Marisa Caniato, Ilaria Borraccetti, Emanuela Trazzi, Licia Rota, Gabriella Zambelli e Franca Bersanetti guidati da Catia Gianisella e dalla stessa Licia Rota.
Nato dalla collaborazione tra Teatro Cdd e l’associazione di promozione sociale NoiCoach, “Storie…” unisce le tecniche teatrali col supporto del coaching ed è il frutto di soli quattro mesi di lavoro durante i quali le autrici hanno concretizzato, con un piccolo gruppo di persone, quella
che è la loro idea di teatro&coaching.
Scopo del laboratorio è stato quello di trasmettere alle persone nuovi strumenti per la gestione delle
proprie emozioni. “Ogni giorno e in ogni momento – affermano le autrici – proviamo delle emozioni; se non decidiamo noi che emozione provare, sarà qualcun altro a decidere per noi, dal collega scontroso, al partner arrabbiato, al messaggio che inaspettato ci sorprende. Se non siamo noi a gestire le emozioni, lo farà qualcun altro dall’esterno, nel bene o nel male”.
Il laboratorio teatro&coaching è stato suddiviso tra tecniche teatrali gestite da Catia Gianisella,
attrice, regista e sceneggiatrice già affermata sul territorio ferrarese ed il coaching, con Licia Rota
coach certificata Nlp, coach con diploma del dottor Richard Bandler.
Le scene che verranno proposte nello spettacolo sono tratte da storie vere scritte dai partecipanti e poi rivoluzionate sotto diversi punti di vista. L’attenta regia di Catia Gianisella e la coach Licia Rota hanno permesso quel passaggio molto delicato che le singole persone hanno affrontato mettendosi in gioco; le storie sono state modificate ed hanno preso una piega decisamente più leggera e a tratti divertente e ironica.
Uno spettacolo da non perdere nella splendida cornice di Palazzo della Racchetta. Prima e dopo lo spettacolo sarà, inoltre, possibile visitare le sei mostre personali del terzo ciclo del Ferrara Art Festival allestite nei saloni del palazzo e inaugurate sabato scorso.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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