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Mi piace il mare, più in primavera e in autunno, che in estate. Almeno il mare a me vicino. C’è poca gente. Si cammina e si nuota tranquilli. Respiro meglio. È stata l’infanzia di mia nipote a farmelo apprezzare. Con lei andava bene pure in piena estate. Non è stato sempre così.

Mio padre compra un appartamentino, anni ’50, al Lido di Spina, il più meridionale dei lidi ferraresi, ancora ricco di verde e dune. Solo una volta stante l’insistenza familiare, allora studente del liceo, vado. Correttamente vestito di nero, giacca, cravatta, camicia bianca, fronte aggrottata per proteggere gli occhi dalla luce eccessiva, magra figura iettatoria, mi reco sulla spiaggia, tra corpi seminudi, unti, surriscaldati, sabbiosi. Nessuno si oppone a che torni la sera stessa in corriera. Mio padre, anni dopo lo vende, per acquistarne uno in montagna. Un cambio apprezzato.

Proprio al Lido di Spina continuo però a recarmi ogni anno, fuori stagione, in un piccolo appartamento in affitto, ora che mia nipote, giovane donna, preferisce altre compagnie a quella dei nonni. A mia moglie il mare è sempre piaciuto. E questo, anche se non è dei migliori, è pure vicino alla città. Ci sarei andato già a Pasqua, ma bisognava stare chiusi in casa. Così è stato fino alla fine di maggio. Il mio soggiorno si è ridotto. Qualcosa di buono ho ritrovato: Olga, vista nel settembre dello scorso anno. Ancora impegnata in un lavoro stagionale oltre che nello studio. Le ho inviato un piccolo video federalista, che l’incontro mi aveva suggerito. “Grazie. Mi ha fatto molto piacere”, mi ha risposto. Ho incontrato, ma una sola volta, l’amico dedito a raccogliere cocci di vetro e plastica abbandonata. Dovremmo farlo tutti. A rimarcare la peculiarità del periodo si vedono al suolo anche mascherine.

Non ho ritrovato i biacchi. C’era una tana proprio sotto la scala dell’appartamento e ho assistito ai loro amori, qualche anno fa, nel giardino sottostante il terrazzo. Da anni non tornano i gruccioni. Mancano molto. Non ricordo tafani quando c’erano loro. Non mancano invece le zanzare. Mi chiedo cosa facciano le nove specie di pipistrelli, che albergherebbero, protette, nella pineta. Mi si dice che un solo esemplare può mangiare migliaia di zanzare ogni notte. Questo dovrebbero fare e non addestrare i virus al salto di specie! Una considerazione di un bimbo, l’ho rivisto passare con la nonna anche quest’anno, me le rende, se non amiche, più vicine. L’anno scorso chiedeva alla nonna delle zanzare. “Le uova si aprono nell’acqua stagnante. Volano e succhiano il sangue per fare altre uova e poi muoiono”. “Che brutta vita!” ha commentato il piccolo.

In passato raccoglievo frasi e conversazioni di bimbi al mare. Quest’anno non ne ho avuto occasione. Solo un bimbo, in biciclino su un sentiero, al richiamo della nonna “Fermati quando arrivi alla strada”, risponde “Mi fermo quando voglio io!”. Meno interessano le conversazione degli adulti. Da segnalare una signora che informa l’amica – e chiunque si trovi a poche centinaia di metri – “L’ortopedico me lo diceva sempre Stia zitta signora”. Sembra compiaciuta. Mi trattengo dal dire “Per me l’ortopedico ha ragione”.

Dal mattino presto e a tutte le ore ci sono quelli che corrono e quelli che accompagnano i cani. Proprio sotto il mio balcone una coppia cerca di strattonare un grosso cane, che non vuole saperne, senza smuoverlo di un millimetro. “Va bene – dice la donna – andiamo al mare, solo a vedere. Il bagno non lo fai”. Il cane si avvia scuotendo il testone, “Staremo a vedere” pensa. Il marito borbotta: “Non mi piace dargliele sempre tutte vinte”. Una coppia più anziana con un cagnetto. “Per dove andiamo?”, chiede la donna. “Vediamo dove va lui”, risponde il marito. Lo seguono.

Coi cani ho da sempre un rapporto mediato da mia figlia, che non può farne a meno. Una mattina alle sette ho fatto il bagno con loro. A quell’ora solo loro e io siamo in acqua. L’acqua è trasparente. Si fa poi verdastra, fino al marrone pomeridiano. Il mattino è il momento migliore per il bagno. Nonostante la compagnia mi sento un po’ solo. Nessuno mi getta un bastone o mi fischia. Un po’ al largo schiaffeggio involontariamente una medusa. Mi ritiro precipitosamente senza conseguenze.

Un energumeno – il distanziamento osservato in spiaggia può non essere sufficiente – arringa un anziano, mite e civile signore. Per la pensione gli mancano cinque anni. La colpa è degli immigrati, che fanno arrivare genitori e nonni, ai quali siamo tenuti a dare la pensione a scapito degli italiani. L’altro gli augura di godersi la sua pensione, come lui sta cercando di fare. Son tentato di dirgli che non è così, ma uno sguardo me ne dissuade. Forse bisognerebbe avvertirlo che tanta foga potrebbe propiziargli un colpo, con conseguenze, se non mortali, fortemente debilitanti. Comunque non si è più visto nella spiaggia. Passano invece venditori di non so che, apparentemente inconsapevoli di far parte di una trama contro la pensione di un corpulento signore. Alla risposta “Non abbiamo bisogno di nulla”, replicano: “Un euro per un panino”. Che l’euro sia consegnato o no resta il disagio per una situazione che si potrebbe evitare. Non basta volerlo naturalmente, ma intanto occorre volerlo. Chissà se è passata la voglia di farsi selfie con una persona pericolosa e di pubblico scandalo, che amava sequestrare persone soccorse in mare e punire i loro soccorritori, in attesa di avere finalmente pieni poteri.

Questo articolo è apparso con altro titolo anche sull’edizione in rete della storica rivista del Movimento Nonviolento [www.azionenonviolenta.it]

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Daniele Lugli

Daniele Lugli (Suzzara, 1941), amico e collaboratore di Aldo Capitini, dal 1962 lo affianca nella costituzione del Movimento Nonviolento di cui sarà presidente nazionale dal 1996 al 2010, e con Pietro Pinna è nel Gruppo di Azione Nonviolenta per la prima legge sull’obiezione di coscienza. La passione per la politica lo ha guidato in molteplici esperienze: funzionario pubblico, Assessore alla Pubblica Istruzione a Codigoro e a Ferrara, docente di Sociologia dell’Educazione all’Università, sindacalista, insegnante e consulente su materie giuridiche, sociali, sanitarie, ambientali – argomenti sui quali è intervenuto in diverse pubblicazioni – e molto altro ancora fino all’incarico più recente, come Difensore civico della Regione Emilia-Romagna dal 2008 al 2013. È attivo da sempre nel Terzo settore per promuovere una società civile degna dell’aggettivo ed è e un riferimento per le persone e i gruppi che si occupano di pace e nonviolenza, diritti umani, integrazione sociale e culturale, difesa dell’ambiente. Nel 2017 pubblica con CSA Editore il suo studio su Silvano Balboni, giovane antifascista e nonviolento di Ferrara, collaboratore fidato di Aldo Capitini, scomparso prematuramente a 26 anni nel 1948.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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