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Sarà il mio tipo? E’ la domanda che ci siamo fatte tutte, almeno una volta nella vita. Fino alla risposta (più o meno) definitiva che ci ha portato a sposare determinate scelte. A volte, la distanza che ci separa l’uno dall’altro non è solo fisico-geografica ma è, ancor peggio, caratteriale, esistenziale, una sorta di fossato sociale, culturale e filosofico, talora esistenziale. Sarà davvero il mio tipo? E se poi ci accorgessimo di aver sbagliato, mentre non abbiamo colto segnali preoccupanti e allarmanti di una possibile incompatibilità?

diametralmente-opposti
La locandina

Queste le domande anche dei protagonisti della commedia franceseSarà il mio tipo?”, Clément (Loic Corbery) e Jennifer (Emilie Dequenne). Giovane insegnante di filosofia parigino, lui, parrucchiera di provincia (Arras), lei. Se si considera, poi, che per i parigini la Francia è Parigi, quando si è trasferiti in provincia, come accade all’intellettuale e borghese Clément, il trauma sfiora la tragedia. Clément è anche un giovane filosofo scrittore prolifico, egocentrico, vanesio, dongiovanni e pure un po’ cinico che, con difficoltà, accetta di essere mandato a insegnare alla scuola di Arras, una calma, piatta e sonnacchiosa cittadina del nord della Francia, nel distretto di Calais. Ma poi incontra Jennifer, una vivace, chiassosa, frizzante, esuberante e allegra parrucchiera che ama il karaoke, madre single tenera e affezionata, il suo esatto opposto. Diametralmente. E tutto sembra prendere un’altra direzione. La distanza che li separa, però, non è solo quella fra le due città, è una differenza abissale di cultura, di sentimenti, di percezioni, di letture, di opinioni, di priorità, di gusti. Ma il giovane intellettuale perfettino, un po’ faccia da schiaffi, è intrigato da questa ragazza dolce che sogna l’amore romantico; si direbbe che gli opposti si attraggono. Ma non bisogna mai esagerare. Le insegna Kant, le fa leggere Dostoevskij al posto dei romanzi rosa e delle riviste scandalistiche, forse persino la ama, pur se a modo suo. Lo spettatore assiste a un improbabile e inevitabile innamoramento, immerso nei dubbi e nei malintesi. Jennifer è insieme sorriso, bellezza, forza, energia e fragilità, Clément è diffidenza, pura difficoltà di amare e lasciarsi andare, un autentico e convinto sostenitore del carpe diem. Entrambi vivono l’amore, ma diversamente, un compromesso risulta davvero difficile da trovare. Allora ecco che di fronte a un amore così squilibrato, ci vuole una dose supplementare di coraggio, che faccia spiccare un salto lontano e pericoloso, quasi da equilibrista, o che faccia dolorosamente innestare la retromarcia, con forza. Un coraggio di cui, solitamente, le donne dispongono più degli uomini. Per natura e per carattere.
Un piccolo grande capolavoro d’ingegno e di stile, dove nessun particolare è lasciato al caso, brillante ed elegante. Un’opera d’arte dove lo spettatore immagina, pensa, riflette, e si perde, crea la sua storia, immerso nella filosofia e nella riflessione.

Sarà il mio tipo? di Lucas Belvaux, con Émilie Dequenne, Loïc Corbery, Sandra Nkake, Charlotte Talpaert, Anne Coesens, Daniela Bisconti, Didier Sandre, Martine Chevalier, Francia, 2014, 111 mn.

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

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Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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