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«Che cos’è la musica per me? Credo sia il senso di tutto. Il motivo per il quale la mattina mi alzo dal letto e la notte resto sveglio a guardare il cielo. Tra una stella e l’altra scrivo canzoni. È il centro della mia vita, in lei confluisce tutto ciò che mi accade, donne, amicizie, amori, delusioni, rabbia, paure, gioie, semplicemente la quotidianità». Per Gianni Basilio, giovane cantautore lucano che ha fatto dell’Emilia la sua «seconda casa», la musica rappresenta «la più alta forma di espressione e di comunicazione che mi è stata concessa, e non perché io parli poco, anzi, ma perché con la musica parla il cuore, parla lo stomaco: si è veri, senza limiti e senza veli. Poi con il rock esce fuori tutto ciò che sono e non è un caso se l’ho scelto». Rock è la sua voce, calda e potente quando interpreta ‘Vestita di vero’, il suo primo videoclip e singolo da solista, uscito in questi giorni su YouTube.
Occhi chiari, sguardo trasparente e profondo, Gianni Basilio ti travolge con il suo entusiasmo e la sua passione: il suo grande amore è… la chitarra, «compagna di vita e di avventure».

Raccontaci un po’ di te. Come hai incontrato la musica? A che età?
Ero piccolissimo e, come mi raccontano spesso i miei genitori, ogni volta che salivo in auto con loro insistevo per ascoltare le cassette di Zucchero, Rino Gaetano, Vasco Rossi, Pino Daniele, Antonello Venditti o Michele Zarrillo. All’età di 8 anni entrai a far parte della banda musicale del mio paese, Oppido Lucano (Potenza): grazie al maestro Rocco Imperatore, iniziai a studiare la teoria musicale e il sax contralto, fu proprio lui ad accorgersi che ero portato per la musica e che avevo un “buon orecchio”. Un’esperienza formativa incredibile, gli insegnamenti appresi in quegli 8 anni di banda sono ancora vivi nella mia mente! A 11 anni arrivò il mio grande amore, la chitarra: da 14 anni è la mia compagna di vita e di avventure, rifugio per momenti meno positivi e divertimento puro per quelli belli… è sempre con me!

Poi sei passato al rock…
Quando arrivò fra le mie mani la prima chitarra elettrica, una squier, regalatami da Fausto (il mio padrino di Cresima) si aprì un mondo nuovo. Iniziai a divorare tutto ciò che avesse il sapore del rock: dai Pink Floyd, con il mio grande idolo David Gilmour, ai Toto, agli assoli nei brani di Vasco, Bon Jovi, Hendrix, la Pfm e tanti altri. Da lì la necessità di formare una band e di scrivere brani originali, così a 13 anni, con il mio amico batterista Gerardo Leone, fondai i Red Fire. Questo progetto ci ha accompagnato per 6 anni; dopo lo scioglimento ho fondato una cover band di Bruce Springsteen e gli ArteriA, un gruppo che suona per divertirsi e per far divertire, per emozionarsi e per far emozionare, ma soprattutto per comunicare qualcosa.

Degli Arteria sei il chitarrista e la voce. Come è nata questa collaborazione?
Prima di essere musicisti, siamo tutti amici. La rock band è nata nel luglio 2013 – fondata da me, insieme a Gerardo – con l’esigenza di suonare brani inediti, originali, che nelle nostre scalette live vengono intervallati da cover del mondo del rock. Testi e musica li scrivo io, poi ognuno mette la sua creatività: gli arrangiamenti vengono fatti insieme in sala prove. Nel 2015 è uscita la nostra prima demo ufficiale dal titolo «Attimi» e a settembre 2016 è uscito il primo videoclip su YouTube del brano «Nuvole per gradini», ispirato dall’omonimo libro dello scrittore lucano Mauro De Felice, che ha ricevuto parecchi consensi. Voglio ricordare Michele Parrella alla chitarra (il mio chitarrista preferito), Antonio Lancellotti al basso e Vittorio Velucci alle tastiere.

In parallelo stai scrivendo la tua storia con un progetto da solista. Di che cosa si tratta?
Sento il bisogno di dare vita ai tanti pezzi che scrivo e che spesso restano lì fermi per tanto tempo. Vorrei ricercare un sound più moderno senza perdere la “botta rock”, ma allo stesso tempo lavorare su sonorità pop, cercando un mio filone di riconoscibilità. Ho scritto una quarantina di canzoni, mi piacerebbe piano piano inciderle tutte, ma l’autoproduzione è dura. È inseguire un sogno e fare il possibile affinché si avveri, poi lascio tutto nelle mani del destino!

‘Vestita di vero’ è il tuo primo videoclip da solista. Puoi raccontarci la storia di questo brano? Quando è arrivata l’ispirazione?
‘Vestita di vero’ è nata in una notte di gennaio 2017 nella mansarda di casa mia, tra la prima e la seconda fase al Cet, la scuola di Mogol, che ho avuto l’onore di frequentare e dove ho avuto il piacere di conoscere tante anime belle, professionisti e maestri come Giuseppe Anastasi, Maurizio Bernacchia e Cheope, che hanno migliorato il mio modo di vedere le cose. Dovevamo registrare il brano con il quale dare l’inizio al mio progetto solista nell’homerecording studio del mio amico Luigi Gabriele De Rosa: lui sentì ‘Vestita di vero’ e gli piacque molto. Ogni brano ha la sua cosiddetta ‘musa ispiratrice’, ma non si svela mai, altrimenti si perde la magia. È una canzone d’amore, profonda e giovane: racconta la certezza di avere un amore forte nel mistero della vita, la verità tra due persone che si vogliono bene, che si amano senza rinunciare ad essere ribelli, insieme, cercando di raggiungere la libertà in due; infatti c’è un passaggio del pezzo che dice: «Noi siamo così, due pirati coi jeans, registi del film, temporali liberi». Siamo noi a decidere tutto, quando poi nelle decisioni c’è tanto cuore, allora il gioco è fatto!

A chi lo dedicheresti?
È un brano che dedicherei ad ogni donna innamorata del proprio uomo, ogni donna che oltre al rossetto, agli orecchini e al trucco sia vestita costantemente di verità e non di apparenze. Amare è il grande miracolo della vita, non si vede ma si sente. Io credo nell’amore. Il videoclip lo trovate su YouTube, iscrivetevi anche al mio canale (e se vi va lasciate un like!). Il video è stato girato dall’Ozne Production di Enzo Petrucci, il pilota drone è Francesco Mancuso, la protagonista del video è la bella Annarita Renna, le comparse sono Giuseppe Mancuso, Alessandro Mancuso e Annamaria Di Palma. Il video clip è stato girato tra Oppido Lucano e Matera, in Basilicata, tua regione d’origine.

Ti sei trasferito per frequentare l’Università, ma è importante il senso di appartenenza alla tua regione?
Assolutamente sì, la mia terra la amo e, come ogni cosa che si ama, a volte, c’è il rischio di soffrire. Ho sofferto molto quando ho dovuto abbandonare Oppido per andare a Bologna, ma poi ho ringraziato l’Emilia per avermi accolto: è una seconda casa ormai, che mi ha dato modo di crescere sia mentalmente che artisticamente. La Basilicata è una terra magica, ma con tanti problemi e poche opportunità, quindi i paesi si svuotano, la gente va via, ma la maggior parte di quelli che si allontanano portano con sé il desiderio di tornare… io sono uno di loro! Vivo in una realtà bella, ho degli amici straordinari, una famiglia che mi sostiene e la comunità di Oppido Lucano che mi vuole bene e questo mi rende molto sereno. Poi noi lucani siamo un popolo buono, accogliente, caldo, generoso, ogni lucano ha un vulcano dentro di sé che sa far eruttare al momento giusto! Vi invito qui in Basilicata, si mangia benissimo, si fa bene l’amore e i paesaggi sono mozzafiato.

A chi ti ispiri nella tua musica?
Sono tanti gli artisti che mi hanno dato qualcosa,che mi hanno arricchito, ma senza dubbio Bruce Springsteen è al vertice. Sono un suo fan sfegatato, dopo averlo visto la prima volta dal vivo a Firenze nel 2011, ho deciso di cominciare a cantare! E non ho smesso più, come una droga. Il Boss ha grinta ed energia da vendere nonostante l’età. Vorrei invecchiare come lui! Qual è la tua canzone preferita? Tra le mie canzoni la preferita è quella che ancora non ho scritto! (Sorride). Scherzi a parte, non ho una canzone preferita, ma ne ho tante speciali, legate a momenti di vita, ad esempio ‘Jungleland’ di Bruce Springsteen, o ‘Sirens’ dei Pearl Jam, ‘Cosa c’è’ di Vasco.

Non sei solo cantautore e musicista, sei anche redattore di Rock Streets radio, un’emittente molto seguita sul web…
Rock Streets Radio è la web radio nata per gioco con il mio grande amico Teo Giacomino (un fratello per me): a Bologna, all’Università, bisognava trovare un diversivo allo studio. Ci divertiamo e soprattutto facciamo divertire, così la gente ha iniziato a seguirci. Spaziamo da temi seri a temi simpatici, ma direi che quelli divertenti sono i più gettonati! Ora insieme a me nella conduzione c’è anche il prof Giuliano De Felice, che stimo davvero e al quale voglio molto bene. Questo il nostro slogan: ‘Rock Streets Radio: Ok? On Air! Good Morning Babilonia!’ e poi si ride a non finire!

Come sei tu? Come ti definiresti?
Beh, direi buono (a volte fin troppo), determinato, istintivo, sensibile, ribelle, rispettoso, e giocherellone. Essendo del segno dei Gemelli, a volte combatto con le mie metà: una metà di me dice A e l’altra vuol fare B, ma la sera le mando a dormire sempre insieme dopo aver fatto la pace. Mia madre spera che arrivi una donna che mi metta in riga! Ma se devo darti una definizione, direi sicuramente un ‘inguaribile sognatore’. Come dico in un mio nuovo pezzo che si chiama ‘Le nostre notti’: «Siamo tutti ribelli armati di sogni e di troppi cd».

Quindi, avrai certamente un ‘sogno nel cassetto’…
Il sogno più grande è quello di riuscire a trasformare questa forte passione per la musica in lavoro, anche se so che è estremamente complicato. Il mio desiderio è entrare nel cuore di chi ascolta, in modo che il brano nato in una mansarda o in una camera possa diventare di tutti, ognuno ci possa ritrovare dentro un pezzo della sua vita ed emozionarsi. Tutto ciò è molto difficile, ma io credo che i sogni vadano inseguiti sempre, bisogna lottare per far nascere la speranza di vederli realizzati. Servono sacrifici, lavoro, lacrime e sudore: io nel mio piccolo sono già sul ring a ricevere e dare colpi!

https://www.facebook.com/giannibasilioofficial/

Guarda il video ufficiale di Vestita di nero

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Eleonora Rossi


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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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