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Lo stress è il ‘cestino’ della vita moderna. Tutti noi generiamo scorie, ma se non le smaltiamo correttamente, si accumulano e ci consumano la vita. Spesso le nostre nonne lo chiamavano “esaurimento nervoso”.
Lo stress è una risposta dell’organismo, è una risposta fisiologica ai tanti stimoli che lo colpiscono; stimoli di natura fisica, chimica e biochimica, meccanica, emozionale o proveniente dalle interazioni sociali. Il problema è che spesso condizioni di risposta allo stress a carico dell’apparato muscolo-scheletrico sono così ben mascherate da venire interpretate come difficoltà strutturali, anziché come automatismi adattivi. Di conseguenza si tende, soprattutto in ambito sportivo, a forzare la struttura, innescando dei circoli viziosi di adattamento.

LE COMPONENTI DELLO STRESS
Iperattivazione somatica: squilibri fisiologici e funzionali del corpo con reazione ipotalamica dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene-timo-tiroide.
Iperattivazione emotiva: alterazioni dell’umore, degli stati d’animo, delle sensazioni e delle percezioni, con conseguenti possibili effetti d’ansia, paura, angoscia, insicurezza.
Iperattivazione mentale: alterazioni nella sfera immaginativa e del dialogo interiore che investe l’ambito dell’autoaffermazione, del pensiero automatico, il sistema di credenze e la semantica.
Risposta comportamentale: scompensi nella performance, negli atteggiamenti, nella comunicazione e nelle relazioni.

Lo stress assume sì una funzione di difesa, di adattamento, di sopravvivenza, ma diventa causa di alterazioni somatiche particolari quando attivato troppo a lungo e troppo intensamente, senza possibilità di recupero: la cosiddetta Sindrome d’adattamento.

LA SINDROME D’ADATTAMENTO
Reazione di allarme
Si tratta di una risposta difensiva di emergenza, di allerta, a breve termine perché prepara il corpo a rispondere istintivamente con la lotta e la fuga allo stimolo stressante. Ora, nella specie umana questo tipo di reazione è mutato poiché la lotta corrisponde genericamente alla risposta aggressiva, mentre la fuga corrisponde all’emozione ‘paura’ (dal greco ‘phobos’, ‘fuga’).
Vediamo ora cosa succede nel corpo a livello puramente fisiologico. Questo tipo di risposta è stimolata dal funzionamento di un canale di reazioni ormonali fra cervello e surrene. Sotto la regolazione dell’ipotalamo, l’ipofisi rilascia corticotropina che, a sua volta va a stimolare le ghiandole surrenali. In particolare, dalla parte interna di queste ghiandole (parte midollare), viene prodotta l’adrenalina, l’ormone dello stress per eccellenza. Riversandosi nel flusso sanguigno, l’adrenalina produce all’interno del corpo alcuni cambiamenti funzionali: il cuore batte più velocemente e la pressione arteriosa aumenta.
Lo stomaco e l’intestino arrestano ogni movimento e secrezione: è per questo motivo che mangiare quando si è sotto stress significa introdurre cibo in uno stomaco inattivo: ciò può essere la causa di gonfiori gastro-duodenali, di nausea, crampi allo stomaco, digestione pesante, alle volte diarrea. Il retto e la vescica tendono a svuotarsi perché, prima della ‘lotta’ o ‘fuga’, l’organismo deve liberarsi da pesi inutili.
La bocca diventa secca, sempre per evitare di inviare fluidi allo stomaco. Nel sangue si verifica un aumento della glicemia per poter disporre di un rifornimento energetico rapido.
Quando siamo sotto stress tendiamo ad aumentare l’utilizzo del caffè (stimolo alle surrenali), di cibi dolci (stimolo del pancreas), dei cibi grassi (aumento del colesterolo): questo avviene perché la nostra tendenza è quella di amplificare la reazione di stress con l’intossicazione. Spesso, anziché lavorare sulla causa dello stress, puntiamo ad aumentare la nostra resistenza ad esso, innescando queste risposte di compensazione.

Fase di adattamento o resistenza
Quando lo stimolo stressante dura a lungo, il corpo tende ad abituarsi e subentra la seconda fase. E’ una risposta a lungo termine allo stress perché prepara il corpo alla resistenza e alla sopravvivenza nel tempo. Questa reazione è stimolata dal cortisolo, un ormone prodotto dalla corteccia delle ghiandole surrenali che apporta anch’esso cambiamenti nell’organismo al fine di un buon adattamento allo stress.
La pressione arteriosa cresce lentamente con i conseguenti scompensi che ne derivano. Il sistema immunitario si indebolisce sempre più a causa del cortisolo che inibisce il funzionamento delle ghiandole linfatiche e produce un’atrofizzazione della ghiandola del timo, direttamente proporzionale all’ipertrofia del corticosurrene generata dalla continua sollecitazione. L’eccesso di cortisolo riduce la resistenza dello stomaco al suo stesso acido, con il rischio di conseguenti gastriti o ulcere gastroduodenali.

Fase di esaurimento
Se lo stress persiste, vi è un limite anche al periodo di adattamento, oltre il quale si entra nella fase di esaurimento. A questo punto l’organismo si ammala seriamente, in quanto l’accumulo di ormoni dello stress produce uno stato di elevata tossicità. Vi sono differenti livelli di sopraffazione, che vanno dal modesto senso di affaticamento, fino all’esaurimento fisico e psichico.
Già al secondo stadio, dove si attua il conflitto lotta/fuga, la sublimazione degli istinti nella società non facilita la reazione di scarica necessaria per bruciare gli ormoni dello stress accumulati. È proprio l’apparato muscolare deputato a questa funzione: per l’attività di lotta, l’organismo predispone infatti una particolare distribuzione sanguigna che nutre specialmente il volto (i muscoli espressivi) il collo e il torace. Nella soluzione di fuga, il sangue, invece, defluisce da queste zone verso gli arti per consentire appunto alla preda di scappare dal pericolo. Se il corpo subisce un trauma, la memoria di questo evento s’inscrive contemporaneamente nel corpo e nella mente.
Ogni stress lascia una cicatrice indelebile, e l’organismo paga per la sua sopravvivenza dopo una situazione stressante, diventando un po’ più vecchio (Hans Selye).

Consigli per diminuire lo stato di stress

– Saper affrontare ogni situazione difficile
– Eliminare il 50% delle preoccupazioni dovute al lavoro
– Riflettere sulle parole che possono trasformare la vostra vita
– Smettere di angosciarsi per i problemi economici
– Trovare sé stesso e essere sé stesso: nessun altro al mondo è come te
– Ignorare le critiche altrui
– Allungare di un’ora la giornata per sé stessi
– Sviluppare l’ironia
– Non tormentarsi per l’ingratitudine altrui

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Nuccio Russo

È osteopata ed esperto in tecniche ergonomiche e posturali, studioso e ricercatore in anatomia craniale per lo studio delle cefalee. E’ nato e risiede in Sicilia, opera come consulente in diverse città fra le quali Ferrara, ed è conferenziere internazionale in Biofisica informazionale. Ama lo sport e la cucina macrobiotica.

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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