TACCUINO POLITICO
“Aprire porte e finestre”… Qualche domanda a Massimo Maisto e al Pd ferrarese
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Ho partecipato alle primarie del Pd e ho votato Zingaretti. L’ho fatto mosso dalla speranza che si voltasse pagina rispetto al passato recente e meno recente. Al netto dei cambiamenti politici nazionali innescati dal ‘colpo di sole’ ferragostano di Salvini mi pare che il ‘cambiamento’ del Pd sia ancora prigioniero di belle parole, ma scarso di fatti. Ormai Zingaretti non ha più alibi dopo l’uscita di Renzi dal Pd. Prendiamo una parola d’ordine che è stata il motivo dominante della sua elezione a segretario: bisogna aprire porte e finestre per fare entrare aria nuova. Se prendo in considerazione la preparazione del congresso della Federazione Pd di Ferrara, mi sento di dire che le porte sono state tenute sprangate con le finestre ben chiuse con doppi vetri. Facendo salva la mia stima per Massimo Maisto, gli rivolgo alcune domande.
1 – Dopo la catastrofe generale che ha investito il Pd nazionale il 4 marzo 2018, è presente ai dirigenti locali del Pd la sconfitta storico-epocale subita nelle elezioni amministrative locali? E’ falsa e consolatoria l’interpretazione che accolla al ‘vento nazionale’ la causa della sconfitta ferrarese, perché in altre città emiliane il centro-sinistra ha vinto. E’ quindi evidente che ci sono seri motivi locali da esaminare per capire le cause della debacle e che riguardano i temi programmatici, i responsabili politici e gli amministratori del Pd. Domanda: può rappresentare il futuro del Pd dentro il Consiglio comunale il candidato sconfitto alle elezioni? Ne state discutendo nei congressi in corso?
2 – Le vecchie culture politiche che vengono dal Novecento si sono sfarinate. Con che cosa le sta sostituendo la sinistra del tempo della ‘meglio gioventù’ di Greta? Zingaretti parla di idee nuove e nuove pratiche. Quali? Si tratta di idee generiche e di pratiche assenti perché il partito nei territori non esiste più da anni. Caro Massimo, a fronte di questa realtà perché non avete organizzato iniziative preparatorie ai congressi aperte all’associazionismo culturale la cui vitalità e ricchezza conosci bene come ex assessore alla Cultura? Parlo come Presidente dell’Istituto Gramsci che da quasi dieci anni organizza cicli di eccellente qualità culturale sui temi della democrazia, libertà, Europa, globalizzazione, e che continua ad essere ignorato dal Pd. Come pensa di cambiare e di ricostruire una presenza forte nei territori il Pd ferrarese se non si apre in modo permanente alle idee e alle persone che compongono l’arcipelago plurale dell’associazionismo di area di sinistra?
3 – In estrema sintesi conclusiva… Sono preoccupato per l’autoreferenzialità di una classe dirigente che continua a passare da una sconfitta all’altra senza mai fare i conti con le cause profonde che le hanno determinate e che hanno radici lontane, ben oltre l’era di Renzi. Se svolgo queste aspre riflessioni è perché ho sempre considerato indispensabile la presenza di un grande partito della sinistra. Nessun movimento (o lista elettorale) civico/a potrà incidere nel medio-lungo periodo in assenza di un rinnovato, forte e organizzato partito democratico. Non dovremmo mai dimenticare che il ribaltone governativo è ‘merito’ di Salvini e non di un mutamento negli orientamenti nella società civile. Salvini può passare, ma il consenso che rappresenta la Lega non è una parentesi, come non lo era il fascismo nonostante lo pensasse Benedetto Croce. Aveva ragione negli anni Venti del secolo scorso il giovanissimo Piero Gobetti a definire il fascismo ‘l’autobiografia della Nazione’, così come oggi lo è la Lega rispetto ad una parte larga dell’opinione pubblica nazionale. Senza una nuova azione culturale e civile diffusa e continua dentro la società non ci sarà astuzia tattica o demonizzazione dell’avversario che ci potrà assicurare un futuro. Si potrebbe cominciare raccogliendo l’invito del giovane Leopardi: “Convertire la ragione in passione…”.
Fiorenzo Baratelli
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Caro lettore
Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.
Se già frequentate queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.
Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani. Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito. Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.
Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta. Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .
Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line, le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.
Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e di ogni violenza.
Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”, scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.
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