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Da: Ufficio Stampa Comune di Ferrara

Il Vicesindaco Lodi: “Necessario un dialogo a più voci: le sigle dimostrano di tenere più alla forma che ai risultati”.

“Dispiace constatare l’indisponibilità dei sindacati confederali a partecipare ad un confronto aperto sul tema della polizia locale, in un momento tanto importante, di passaggio ad una organizzazione nuova, nel quale ogni contributo va valorizzato. Siamo convinti che il confronto a più voci, libero dalle appartenenze politiche e da eccessivi formalismi, sia il modo migliore per arrivare a fare sintesi delle diverse esigenze e non capiamo per quale motivo non sia ritenuto utile da Cgil, Cisl e Uil un confronto che comprenda anche altre rappresentanze. La polizia locale è un bene di tutti e un servizio da organizzare al meglio, invitiamo le sigle ad uscire da eccessivi campanilismi e a partecipare al confronto”. Risponde così il vice sindaco e assessore alla Sicurezza, Nicola Lodi, alla lettera con cui CGIL CISL e UIL hanno comunicato di non voler partecipare al tavolo allargato di confronto fissato per domani, venerdì 13 dicembre 2019, nella casa comunale, e convocato dal vicesindaco, relativo alle esigenze e alla riorganizzazione del Comando di polizia locale con la motivazione che “L’invito non risulta essere inviato alle Organizzazioni Sindacali rappresentative ai sensi di Legge’, come si legge nella lettera sottoscritta dalle sigle.

“Le organizzazioni sollevano questioni puramente formali e con queste giustificano la mancata volontà di partecipare ad un dialogo aperto e costruttivo”, spiega il vice sindaco che giudica “sbagliato non sedersi ad un tavolo di confronto che, in ogni caso, non mette in discussione le normali relazioni sindacali, solo perché di questo fanno parte soggetti che di norma non prendono parte ai tavoli trattanti”. In questo modo le sigle “sembrano non comprendere la differenza tra quello che è un primo confronto approfondito, che una nuova amministrazione ha il dovere di affrontare con tutti i soggetti interessati essendo chiamata a riorganizzare un servizio complesso, e i momenti, che comunque non mancheranno, dedicati ai tavoli trattanti in cui verranno prese decisioni più specifiche relative agli aspetti contrattuali dei dipendenti”. E Lodi conclude: “Stupisce questa mancanza di partecipazione e ci auguriamo che le sigle in questione vogliano ripensarci e siedano domani con noi con spirito collaborativo alla stessa tavola dimostrando di tenere più ai risultati che stanno a cuore ai cittadini che alla forma e agli interessi di bottega”.

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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