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“La Grande Guerra raccontata attraverso gli occhi di un giovane fante, trasposizione teatrale del suo diario di guerra”. Sulla traccia di queste indicazioni di scena ho deciso, mercoledì 4 agosto 2021, di dedicare la serata ad assistere a uno spettacolo teatrale. Un monologo, di fatto, con protagonista Roberta Pazi nei panni di questo soldato e anche coautrice della sceneggiatura. Mi pareva una cosa interessante, ancorché non la più lieta né la più divertente. Facciamolo, mi sono detta. Il film “1917” era riuscito a farmi cogliere il brivido di chi si trova a un passo dal nemico. E tanto è stato rivelatorio anche “Niente di nuovo sul fronte occidentale” di Erich Maria Remarque, romanzo che ti fa entrare nella quotidianità, quasi assurda ma così concreta e tangibile, di un soldato tedesco durante la prima guerra mondiale. Certo, la serata era nuvolosa e la rassegna estiva al teatro Ferrara Off viene fatta all’aperto, sul retro del complesso di associazioni di viale Alfonso I d’Este a Ferrara. Tra minaccia di pioggia e rischio zanzare, le premesse non erano le più esaltanti. Ma il teatro sa riservare sorprese, mi sono detta, e perciò può valere la pena superare le titubanze.

Una volta lì, sul piazzale del cortile dietro a Ferrara Off, le luci si sono affievolite ed è entrata in scena lei, Roberta Pazi, vestita da soldato. “Ok, si comincia”: questo, ricordo, è stato l’ultimo mio, distaccato pensiero.

Poi sono stata ragazzo catapultato in una guerra e ho fatto miei per oltre un’ora i suoi pensieri e le sue sensazioni di paura e speranza, con la pioggia (vera) in testa e poi la sete in gola e il rombo dei cannoni che mi pareva facesse tremare la sedia su cui ero seduta. Sono stata soldato insieme a quel giovane di tre generazioni fa e alla sua futura nipotina, che si chiama Roberta Pazi e che – anche se lui allora mica lo sapeva – è un’attrice e ha usato la sua arte e il suo cuore per arrivare, oltre un secolo dopo, a rimettere in atto i suoi sentimenti e le sue azioni: quelli di un fante arruolato nell’esercito della Grande Guerra. La trama l’ha annotata lui, il giovane soldato Vincenzo Vaccari, che ha scritto tutto dentro a un taccuino nero portato con sé nelle varie sedi di marcia, battaglia e attività militari.

È la stessa Roberta Pazi – alla fine – a rivelare il segreto di questo risultato teatrale, così toccante e coinvolgente. Dopo l’ultima battuta scoppiano gli applausi e lei, davanti al pubblico, ringrazia la regista, il costumista, il produttore dei suoni e poi “grazie Vincenzo Vaccari per essere tornato a casa vivo. E per aver fatto arrivare questo diario alla figlia, Teresa Vaccari… Che è mia madre”.

Così è successo un po’ come se, per poco più di un’ora, una persona vivesse la quotidianità di un altro o – come accadeva nel famoso film di Robert Zemeckis “Ritorno al futuro” – si trovasse fianco a fianco a un nonno che non aveva mai incontrato, in un momento della sua giovinezza durante il quale lei, ancora, non esisteva nemmeno. Che sensazione può fare sentire nel petto il palpito del cuore di un nostro ormai lontano parente? Immedesimarsi fino a sentire la sua sete e la sua fame che attanagliano la carne e lo spirito, per giorni, in una radura di rocce? Percepire l’odore della sua paura sulla pelle, sotto ai bombardamenti, sbirciare lì, accanto a lui, un mondo di ordini e doveri militari dove l’alternativa è andare allo sbaraglio incontro al nemico o sentirsi puntare contro la pistola dai propri superiori per l’eventualità di un ammutinamento? Che effetto fa sorridere per una battuta di un nonno ventenne che, anche nel dramma, riesce a vedere il lato buffo di una situazione? È quanto accaduto, o meglio che ha fatto accadere, l’attrice Roberta Pazi, che al Teatro Ferrara Off ha debuttato con questo spettacolo nuovo e inedito, intitolato “Due ieri fa”.

È la stessa Roberta Pazi a rivelare il segreto di questo risultato teatrale così coinvolgente. Quel quadernetto di parole annotate in una caserma di reclutamento e poi sul Carso, dentro a un bosco tempestoso e in prossimità delle rive dell’Isonzo, contiene sì la formula che riporta alla luce questo cammino a ritroso nel tempo e nell’anima. Ma per realizzare il prodigio e farsi giovane militare della guerra del ’15-’18, l’attrice in realtà ha rivelato che ha fatto molto di più. Forte della sua professionalità attoriale, che comporta empatia e immedesimazione, si è fatta affiancare dal maresciallo Gaetano La Marca (presente in sala) e ha intrapreso una sorta di lungo allenamento psico-fisico per entrare in quello spirito, ma soprattutto in quelle sensazioni materiali. Ecco allora l’affiancamento al militare che le ha insegnato a marciare, a gettarsi a terra, ad arrampicarsi e a strisciare. Ore e ore di training, sudore e fatica.

Roberta Pazi in “Due ieri fa” (foto di Daniele Mantovani)

Roberta Pazi, insomma, è entrata nei panni, anzi nella divisa color verde militare, di un giovane soldato in partenza per il fronte durante la Grande Guerra. Ha marciato dentro le sue scarpe sotto il sole e sotto la pioggia, con in spalla lo zaino pesante di tutto ciò che si doveva portare quel ragazzo, nato alla fine del 1800. In quel bagaglio c’è l’attrezzatura di ogni soldato: tenda e tappetino arrotolati, borraccia, maschera anti-gas e, per lui, anche la tromba d’ordinanza del suo reparto di fanteria. L’attrice, dentro a quei panni, ci ha vissuto e da quelli è riuscita a infilarsi fin dentro la testa di chi li indossava. Un’esperienza partita tutta dalle pagine del piccolo diario che quel ventenne di allora portava nel taschino e dentro al quale – con sistematicità, passione e anche ironia – annotava aneddoti, situazioni, episodi, pensieri paure e speranze in un periodo a cavallo tra la fine del 1916 e il 1917.
“Le avventure di Vaccari Vincenzo non finiscono qui”, ha annunciato alla fine l’attrice, perché le pagine del quaderno vanno avanti ancora, fino al 15 dicembre del 1919. Non resta quindi che attendere che quella minuziosa calligrafia consenta di replicare il prodigio e che un altro pezzo di passato riprenda vita. Grazie!

“Due ieri fa”, dal diario di Vincenzo Vaccari con Roberta Pazi in scena, drammaturgia di Alice Conti e Roberta Pazi, regia di Alice Conti, sound designer Dylan Alexander Lorimer, costumi di Andrea Mangherini, voce off di Marco Trippa, produzione DestinationFilm, illustrazione di Francesco Corli.
Info sulla rassegna “The Royal Estate sul Baluardo” sul sito web www.ferraraoff.it.

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Giorgia Mazzotti

Da sempre attenta al rapporto tra parola e immagine, è giornalista professionista. Laurea in Lettere e filosofia e Accademia di belle arti, è autrice di “Breviario della coppia” (Corraini, Mantova 1996), “Tazio Nuvolari. Luoghi e dimore” (Ogni Uomo è Tutti Gli Uomini, Bologna 2012) e del contributo su “La comunicazione, la stampa e l’editoria” in “Arte contemporanea a Ferrara” sull’attività espositiva di Palazzo dei Diamanti 1963-1993 (collana Studi Umanistici Università di Ferrara, Mimesis, Milano 2017). Ha curato la mostra “Gian Pietro Testa, il giornalista che amava dipingere”

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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