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Tecnologie intelligenti da indossare come capi di abbigliamento: reggiseni che ci informano se mangiamo troppo; bracciali che ci dicono quanto abbiamo camminato e se abbiamo dormito abbastanza, auricolari che ascoltano il battito cardiaco, astine nel colletto che segnalano se la postura è corretta, fascia che registra i parametri biomedici, guanto con sensori a ultrasuoni per vedere all’interno del corpo. Una serie di dispositivi promette di migliorare l’efficienza, come gli occhiali per controllare le mail e connettersi alle app; i servizi, come le lenti a contatto in cui vengono proiettate le informazioni richieste e le mail, previsioni del tempo, mappe stradali, e altro; le prestazioni, come il dispositivo Golfsense che migliora lo swing registrando velocità e direzione; il tempo libero, come la felpa Kinect, una piattaforma di gioco indossabile e lavabile; il benessere, come la biancheria intelligente che consente di monitorare il sudore; la forma fisica, come l’occhiale da piscina che registra il battito e invia il feed back sulle lenti; la sicurezza, come la bici che avverte il pronto soccorso in caso di caduta. Le tecnologie rispondono soprattutto all’esigenza di ridurre l’ansia, ad esempio il vestito Mimo, per neonati, analizza le attività vitali del bambino durante le ore di riposo e non solo.
L’elenco degli oggetti è già molto ricco: il mercato delle tecnologie indossabili passerà da 1.4 miliardi di dollari nel 2014 ai 19 miliardi del 2018: saranno 50 milioni gli aggeggi connessi a internet nel 2020. Gli strumenti per il fitness negli Stati uniti hanno raggiunto 854 milioni di dollari nel 2013 e arriveranno a 1 miliardo questo anno.
Dal bioritmo alla gestione degli appuntamenti, dal gioco, ai servizi: il nostro corpo diventerà la piattaforma digitale in grado di scambiare dati, di raccogliere e distribuire informazione nelle più diverse direzioni. Alcune di queste tecnologie diventeranno presto irrinunciabili per tutti, o quasi.
Migliorano il benessere o condizionano ogni nostra azione? Sono in grado di indirizzarci verso le migliori azioni o eliminano ogni libero arbitrio? Ovviamente nessuna delle due cose. Certo, si apre un nuovo scenario per la vita quotidiana.
Una cosa mi ha lasciata davvero sgomenta: Mother, una sorta di Barbapapà in plastica bianca, con un claim che recita “la mamma sa tutto” ed è venduto a 199 dollari. L’aggeggio, connesso a un sensore, controlla la temperatura della camera del bambino, se ha dormito abbastanza, se qualcuno è entrato in casa. Ma l’apparecchio, in realtà, è rivolto ad adulti; vede tutto: se abbiamo preso le pillole, perfino quanto tempo abbiamo impiegato a lavarci i denti. Rafi Haladjian, l’ideatore, presenta Mother come una mamma 2.0, come una mamma vi conosce e sa tutto di voi, senza avere bisogno di domandarvelo, ha le proprietà di una mamma reale, ma è programmabile e non può sbagliare!
Aiuto! Per tanta intrusione, non bastava la mamma vera?

Ascolta il commento musicale: Alberto Camerini, Rock’n roll robot

Maura Franchi (Sociologa, Università di Parma)
Laureata in sociologia e in scienze dell’educazione. Vive tra Ferrara e Parma, dove insegna Sociologia dei Consumi, Marketing del prodotto tipico, Social Media Marketing e Web Storytelling. I principali temi di ricerca riguardano i mutamenti socio-culturali correlati alle reti sociali, le scelte e i comportamenti di consumo, le forme di comunicazione del brand.

maura.franchi@unipr.it

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Maura Franchi

È laureata in Sociologia e in Scienze dell’Educazione. Vive tra Ferrara e Parma, dove insegna Sociologia dei Consumi, Social Media Marketing e Web Storytelling, Marketing del Prodotto Tipico. Tra i temi di ricerca: le dinamiche della scelta, i mutamenti socio-culturali correlati alle reti sociali, i comportamenti di consumo, le forme di comunicazione del brand.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

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Francesco Monini
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