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Da: Organizzatori

TedxBologna ha debuttato sabato al Teatro Comunale, con ‘Transition’ riuscendo a suscitare momenti di forte empatia e riflessione sul tema del cambiamento, tra le performance visive di Simone Al Ani ed interventi di speaker d’eccezione.

Si è conclusa sabato scorso la sesta edizione di TedxBologna, l’ evento- conferenza, nato con lo scopo di diffondere idee di valore e condividere esperienze in maniera libera e fruibile per tutti, che ha debuttato, per la prima volta, al Teatro Comunale. TedxBologna 2016 ha registrato il tutto esaurito con 900 biglietti venduti e una platea composta da moltissimi giovani, accorsi per ascoltare gli interventi dei 14 protagonisti del pensiero e del cambiamento, che si sono alternati sul palco. Il tema di questa edizione è stato, infatti, la transizione intesa come opportunità per disegnare un futuro migliore.
Un argomento di grande attualità, come spiegato dal curatore dell’ evento, Andrea Pauri: ‘la società in cui viviamo è caratterizzata dalla transizione, a tutti i livelli. I nostri relatori sono riusciti, non solo ad interpretare il cambiamento, ma a cogliere le opportunità nascoste, per disegnare un futuro migliore’. Di seguito alcuni dei pensieri esposti.
Per la sessione Caleidoscopio, Alessandro Valera (direttore di Ashoka Italia) ha parlato dei nuovi paradigmi di imprenditoria sociale, attraverso i quali è possibile affrontare le nuove sfide a livello globale, di cui ciascuno di noi può essere artefice. Sempre nella stessa sessione, Emanuela Zaccone (co-founder di TOK.tv) ha raccontato il cambiamento che abbiamo vissuto da semplici fruitori ed utenti dell’ informazione ad entertainer, informatori e commentatori del mondo che ci circonda, col fine di dimostrare come tutti siamo parte del cambiamento e come il video sia il fattore abilitante di tale trasformazione. Stefano Tresca (Fondatore di Level 39 acceleratore Fintech a Londra) ha raccontato il denaro ai tempi di Pokemon, e di come a New York e Londra i più giovani hanno accesso ad un’ intelligenza artificiale che investe i loro risparmi in borsa mentre socializzano al caffè. Nei prossimi 5 anni le nostre vite cambieranno in meglio o in (molto) peggio in base alla nostra capacità di adattarci a questa nuova forma di ‘denaro mobile’.
Per la sessione Focus, è intervenuto, tra gli altri, Osvaldo Danzi (fondatore della business community FiordiRisorse) che ha parlato del nuovo approccio che le aziende di successo devono instaurare con i propri collaboratori. Non più unidirezionale e basato sulle competenze e titoli, ma bidirezionale, basato sulla reciprocità fra datori di lavoro e dipendenti e sulle potenzialità di quest’ ultimi. Particolarmente coinvolgente lo speech di Giovanna Castelli sul progetto ‘Bambini di Dharma’, la no profit che si occupa di assistenza ai neonati abbandonati negli ospedali e in attesa di adozione. Accompagnare i bambini dalla nascita al momento dell’ adozione significa non solo prendersene cura anche affettivamente, ma soprattutto dargli l’ opportunità, una volta diventati adulti, di conoscere il loro passato e la loro vita prima dell’ affido. Luca Mazzucchelli, giovane psicologo, fondatore del canale youtube ‘Parliamo di psicologia’ nel suo intervento ha spiegato come è arrivato a realizzare che l’ unico modo per cambiare gli altri è in realtà cambiare noi stessi e come questo valga sia nella vita affettiva che in quella lavorativa. Nicola Conenna, (fisico esperto di Idrogeno) ha costruito un veicolo speciale dal nome H2M, un energy station, unico al mondo, che produce e si alimenta di idrogeno, partirà presto per un tour in Europa per scopi didattici e divulgativi della cultura dell’idrogeno.
L’ ultima sessione ‘resilienza’ ha visto tra gli altri l’ intervento di Davide ‘folletto’ Casali, experience designer, che ha sfatato il mito del genio individuale, sottolineando come nella nostra società sia il team, le collaborazioni con partner e gruppi di lavoro a produrre le idee migliori. La causa di questa visione è l’ ego personale, che è possibile però mettere da parte, sia dal punto di vista professionale che individuale, per raggiungere risultati a volte inaspettati. Si è parlato inoltre di democrazia partecipativa con il professor Rodolfo Lewansky, che, con una comparazione fra i diversi paesi occidentali, ha portato alla luce di come più partecipazione sia la risposta alla crisi di fiducia nella politica e nei partiti, che l’ Italia, ma non solo, sta attraversando. Greta Rossi (Changemaker) riporta che in un mondo sempre più complesso é opportuno che anche le organizzazioni intraprendano un percorso di trasformazione per innovarsi, rinnovarsi e promuovere il cambiamento sociale. Tutto ciò può iniziare dal cambiamento del ruolo dell’AD in Chief Empathy Officer che pratica empatia e compassione per supportare i propri lavoratori e per creare una società che possa prosperare.
Il prossimo appuntamento sarà con TedxYouth Bologna il 12 Novembre con l’ evento/concorso in collaborazione con il Miur, che vedrà protagonisti le giovani eccellenze delle scuole superiori. Invece, per la settima edizione di TedxBologna bisognerà aspettare il 2017.
Cartella stampa e fotoal link: http://ow.ly/TcqLD
L’ evento è stato possibile grazie a:
Comune di Bologna per il patrocinio
Main sponsor:
Guermandi
Silver sponsor
Executive service, Asterix, Davines, Papill’ on
Media partner
Aster, Feav, Dora Carappellese
Sostenitori dell’ evento:
Opificio Golinelli

TEDx
Ted, Technology Entertainment Design, era all’ origine solo una conferenza annuale che si tiene a Monterey. Adesso è un format che dalla California si è diffuso in tutto il mondo, diventando sinonimo di innovazione, non solo per i suoi contenuti, ma anche per il suo spirito, riassunto nello slogan ‘ideas worth spreading’, idee che vale la pena diffondere. Raccontate dalla voce di chi le ha. Tedx’ sta per ‘independently organized event’, ovvero, ‘evento organizzato in maniera indipendente’ e per questo non assimilabile o confondibile con la conferenza Ted.
www.tedxbologna.com

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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