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Da: Organizzatori
Ammonta esattamente a 67.570.85 euro la cifra che l’Assemblea dei Soci ha all’unanimità deliberato di destinare al recupero della Chiesa Vecchia di San Carlo – di proprietà della Curia Arcivescovile di Bologna – danneggiata dal sisma 2012.
“Tale somma – spiega Stefania Agarossi, presidente dell’Associazione Oratorio Ghisileri – Chiesa Vecchia – corrisponde al contributo recentemente riconosciuto dalla competente Soprintendenza per le spese relative alle opere di recupero e restauro degli affreschi seicenteschi della chiesa sostenute dall’Associazione (oltre 330.000 €) negli anni 2006-2008.
“Dopo un incontro con l’ingegner Cristalli che ci ha spiegato la situazione, il 21 marzo scorso abbiamo inviato ufficialmente una lettera al Vescovo, al Parroco, ai referenti preposti di Curia, Soprintendenza e Regione Emilia Romagna in cui ufficializziamo e formalizziamo la nostra disponibilità economica a contribuire al recupero di questo importante simbolo della nostra Comunità”.
“La Chiesa Vecchia di San Carlo è da anni inserita nel Programma delle Opere Pubbliche e Beni Culturali stilato dalla Regione Emilia Romagna nell’ambito del Piano della Ricostruzione. E nell’ultima ordinanza regionale n. 4 del 1 aprile 2019, risultano ad essa destinati da parte della Regione € 1.200.00,00, a cui si aggiungono € 393.997,70 di cofinanziamento assicurazione. A questi, ora, si aggiungono anche i nostri € 67.570,85. “
“Siamo a conoscenza, e rispettiamo, le priorità della proprietà. Tuttavia, l’augurio e la speranza è che questa nuova disponibilità economica possa accelerare e facilitare i tempi di una progettazione esecutiva per bloccare, non perdere, e sfruttare al massimo i finanziamenti già previsti dalla Regione.“
“La Chiesa Vecchia ha urgente bisogno di intervento: le piante che crescono tra le impalcature e i teli a protezione degli angeli e delle statue dell’Altare Maggiore stracciati valgono purtroppo più di mille parole. Questo luogo è il cuore della storia e tradizione del nostro paese, il quale ha preso il suo nome proprio dal santo raffigurato nella seicentesca pala dell’Altare Maggiore, San Carlo Borromeo. Sia la Regione sia la Soprintendenza hanno sempre dimostrato grande sensibilità e disponibilità al recupero di questo gioiello architettonico. Tanto che negli anni scorsi la Regione aveva addirittura stanziato oltre 30.000 euro per finanziare un concorso di progettazione. Recuperare ciò che resta, dandogli nuova vita, sarebbe un’importante opera di riqualificazione territoriale e tutela di un patrimonio culturale che è il più antico di Terre del Reno. E dopo oltre 7 anni, è anche ora di riportare a San Carlo, tutte le preziose opere d’arte che erano conservate all’interno della nostra antica chiesetta e che si sono salvate: prime fra tutte la monumentale pala dell’altare maggiore seicentesca di Biagio Bovi raffigurante San Carlo Borromeo e il “Sant’Antonio da Padova inginocchiato davanti al Bambino Gesù” opera del Guercino e Benedetto Gennari Junior (Cento 1591–1666; Cento 1633–1715); nonché ridare degna sede alle reliquie di san Benedetto Martire e di papa Pio V Ghisilieri. Tutti beni artistici inestimabili, che appartengono alla nostra storia e alla nostra comunità e che meritano di essere restituiti agli abitanti di San Carlo e di Terre del Reno”.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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