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Da: Il Baule Volante

La delicata fiaba ispirata da Leo Lionni nella trascinante interpretazione di Roberto Anglisani

Venerdì 30 Dicembre alle ore 16,30 la rassegna natalizia Babbo Natale, Gnomi e Folletti prosegue, alla Sala Estense (Ferrara, Piazza Municipale), con il secondo appuntamento a teatro. Il grande narratore milanese Roberto Anglisani presenta ‘Topo Federico racconta’, uno spettacolo dolce e divertente, che riconcilia con lo spirito del Natale, in una selezione delle più belle storie della letteratura per ragazzi che hanno come protagonisti gli animali, eroi piccoli e piccolissimi che affrontano con coraggio la vita ed il mondo.

Il filo conduttore di tutti i racconti è la storia del più piccolo fra gli animali: Federico è solo un piccolo topo di campagna, ancora giovane e ignaro della vita, ma i suoi occhi vedono tutto in una prospettiva molto diversa da quella degli altri topi che lo circondano. Con la sua capacità di sognare, infatti, il piccolo topo sa regalare ai fratelli più grandi momenti indimenticabili e immagini confortanti.
Federico è un topo sognatore: mentre gli altri lavorano e raccolgono chicchi di grano come scorta per l’inverno, lui raccoglie parole con cui crea delle bellissime storie e, nelle sue storie, viene creato un mondo fantastico, nel quale vivono grandi amici, identici da piccoli ma che, crescendo, diventano molto diversi. Ed ecco allora sgorgare dalla fantasia di Federico la storia del pesciolino che voleva essere una rana, la storia dei topini che vorrebbero avere le ruote al posto delle zampe… e tante altre.
E tutte queste storie, pur divertendo ed emozionando, lasciano sempre allo spettatore un sentimento, una sensazione profonda, l’idea che qualcosa, oltre alle risate rimane e, con delicatezza, ci spinge a pensare: ed allora capiamo che un pesciolino, se ricorre alla fantasia, cerca in realtà di contrastare le forze del male e ci insegna come possono molti pesciolini avere la meglio su un nemico potente.

Topo Federico, raccontando, ci ricorda l’importanza dell’arte, dell’amicizia, del rapporto col diverso, per poter vivere una vita ricca di emozioni, sapendo gustare parole e colori e dare senso al tempo. Aspettando la primavera che deve arrivare.
Lo spettacolo vede in scena un bravissimo Roberto Anglisani che, ancora una volta, riesce a creare, con la forza della parola e del corpo, un racconto emozionante dove le immagini si snodano come in un film d’avventura.

Questo ‘Topo Federico racconta’ è uno spettacolo dalla forza straordinaria, adatto ai bambini a partire dai 5 anni ma che garantisce emozioni forti anche a un pubblico adulto: da non perdere assolutamente!

ROBERTO ANGLISANI, nato a Taranto negli anni sessanta, inizia la formazione attoriale nella COMUNA BAIRES nel 1977 e, con questa, partecipa ad alcuni festival internazionali.
Prosegue poi il proprio percorso di studi partecipando ad alcuni stages con J. Grotowskj ed i suoi attori, presso il CRT a Milano. Successivamente, nel 1980, sempre a Milano, frequenta la scuola di R. Manso finché, nel 1985, vince una borsa di studio della C.E.E. che dà inizio ad un periodo di formazione di alcuni anni con artisti del calibro di Dominic De Fazio (Actor' Studio, New York). Nel percorso di formazione Anglisani frequenta, inoltre, la Scuola di Animazione del Piccolo Teatro di Milano.
Nel 1989 l’artista, ormai affermatosi come attore, collabora con Marco Baliani al progetto ‘STORIE’, iniziando un percorso sulla narrazione orale che lo porterà a creare narrazioni singole ed a partecipare a numerosi progetti incentrati sul teatro di narrazione.
Roberto Anglisani è stato docente presso la Scuola di Animazione Pedagogica del Comune di Milano e si occupa tuttora della formazione di giovani attori nello Studio Laboratorio dell’Attore di R. Manso a Milano.

Per tutti i bambini dai 5 ai 10 anni.
Inizio spettacoli: ore 16,30 (la biglietteria apre a partire dalle ore 15,30)
Biglietti: adulti € 6,00, bambini € 5,00
Il giorno stesso di ogni spettacolo, dalle ore 10,00 alle ore 12,00, è possibile effettuare prenotazioni telefoniche con assegnazione di posto telefonando al numero 0532 77 04 58.

Informazioni: Il Baule Volante – Andrea Lugli – Paola Storari 0532/770458 – 347/9386676.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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