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da: ufficio stampa Partito Democratico Ferrara

Il più grande pericolo che viviamo e’ di essere schiacciati da due posizioni completamente diverse ma comunque pericolose per la superficialità con cui si affronta il tema: la prima dell’avanti c’è posto (buonismo) e la seconda del non possiamo affrontare quest’orda migratoria che bussa alle porte e mina la nostra quotidianità.
Siamo di fronte ad un grande tragedia umanitaria quotidiana della quale non possiamo renderci conto solo quando su Facebook viene pubblicata la foto di un povero bimbo che voleva avere solo la possibilità di un futuro ma ha incontrato la morte.
Dobbiamo affrontare questa situazione col massimo del realismo possibile.
Quando i nostri figli leggeranno sui libri di storia questo periodo, dove vogliamo che sia scritto il nostro nome ?
Dobbiamo avere il coraggio e la responsabilità di affrontare il tema con la testa, di fare politica provando a dire le cose come stanno senza cercare facili applausi.
L’accoglienza è un dovere istituzionale di tutti i comuni italiani, ad oggi non è così.
Abbiamo tollerato troppi sindaci, che non solo non rispondono a questo dovere, ma fanno passare il loro rifiuto per una scelta politica.
La nostra tolleranza ha generato finti idoli popolari, che non sono altro che bulletti avvezzi a fare la voce grossa, alle spalle di comuni che assolvono alle mancanze di chi con facilità e faciloneria oppone un rifiuto .
Ma adesso basta, ognuno deve fare la propria parte.
Abbiamo chiesto giustamente e sempre chiederemo il rispetto delle regole da chi viene da altri Paesi, ma le regole valgono per tutti.
La seconda fase, quella del post accoglienza, è quella più delicata.
Abbiamo sempre gestito questa situazione considerando queste persone in transito, in realtà per via delle lungaggini burocratiche o della chiusura dei confini da parte di alcuni paesi europei, lo scenario impone delle scelte di gestione del problema quanto più responsabili e di lunga durata.
Per il bene di tutti è necessario che queste persone escano nel più breve tempo possibile dallo status di ospiti.
È necessario che contribuiscano al miglioramento della comunità che li ha accolti.
Lo può fare solo il Comune? Io credo che questo sia il più grande errore.
Ogni associazione, ogni ente di volontariato, ogni associazione laica e cattolica si deve sentire.
Il silenzio è’ assordante, ma alle parole devono seguire fatti.
Facciamo tutti parti della stessa comunità ? Allora lavoriamo insieme.
Vogliamo continuare ad essere albergatori oppure riusciamo a guidare queste persone in un percorso virtuoso di miglioramento della propria esperienza nel nostro Paese? In un percorso di restituzione alle comunità che si fanno carico di accogliere uomini e donne spinti ad abbandonare la loro terra natia.
Credo che questa sia la sfida.
Una sfida che non si vince trovando ogni giorno un nemico, arrivando addirittura a minacciare le istituzioni, garanzia di democrazia di tutti noi.
Che immagine vogliamo dare : una Ferrara che ha paura è che si lascia guidare dall’odio o quella ferrara coraggiosa che ha saputo rialzarsi dopo quelle tremende scosse che ci avevano resi tutti più insicuri e indifesi?
Raccontiamo la verità sul terremoto, non deve essere una scusa per evitare responsabilità, ma la dimostrazione che quando la nostra comunità non si arrende alla paura, può vincere ogni sfida.

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Riceviamo e pubblichiamo


PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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