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Da: Arcigay Ferrara

II 20 Novembre, in tutto il mondo si celebra il TDoR (Trangender Day of Remembrance), ricorrenza istituita nel 1999 per commemorare le vittime dell’odio e del pregiudizio verso le persone transgender. Anche a Ferrara la giornata verrà celebrata, grazie alla volontà di TransFer, il gruppo di persone trans* nato due anni fa all’interno di Arcigay Ferrara. L’iniziativa, che si svolgerà nella suggestiva cornice del Cortile del Castello Estense, con inizio alle ore 18.00* di Martedi 20 novembre, prevede una performance sonora, visiva e corporea che coinvolgerà il pubblico nella celebrazione di un rito laico, dal forte impatto emotivo. Eva Croce, artista e ideatrice dell’evento, nonché cofondatrice del gruppo TransFer, accompagnerà lo spettatore attraverso un’esperienza sensoriale, fatta di sonorità inusuali, di corpi in movimento, di effetti scenici, di interazioni tra artisti e pubblico. La ritualità del gesto artistico sarà il filo conduttore di una performance che prevede la complementarietà di più elementi. “Quest’anno -dice Eva Croce- ho voluto aggiungere due elementi, il primo dei quali è l’utilizzo di tre campane in quarzo, una di colore rosa, una bianca e una azzurra, che rappresentano i colori della bandiera transgender, e che a livello sonoro diventano la voce delle vittime trans; il secondo elemento è la presenza performativa del corpo, imprescindibile per le persone in transizione. Ambra Stucchi, in arte Ambrita Sunshine, straordinaria performer queer, attraverso il movimento del corpo, ci accompagnerà per tutto il rito”. Alla conclusione della performance, ci si sposterà verso la sede di Via Ripagrande 12, dove sarà offerto un rinfresco, e alle 21.00 si terrà un incontro con la fotografa, documentarista e artista visuale Giulia Iacoluti, che ci presenta Casa Azul. Un progetto socio-visuale sulla storia di vita di cinque donne trans detenute in una delle carceri maschili di Città del Messico. “Il progetto -ci racconta la Iacoluti – mostra il processo di costruzione identitaria e le pratiche corporali di persone i cui corpi sono considerati doppiamente abietti, a causa della loro identità e della loro condizione d’isolamento”
La manifestazione è realizzata grazie alla collaborazione del Comune di Ferrara e della Provincia di Ferrara che ha messo a disposizione il cortile del Castello Estense. “L’attenzione posta in tutti questi anni alle tematiche LGBTI+ dall’attuale amministrazione comunale – dice Massimo Maisto, Vicesindaco e Assessore alle Pari Opportunità- è il segno di una Città che fa dei diritti un suo vessillo e li agisce attraverso gli spazi e i luoghi nei quali le storie dei singoli diventano patrimonio dei molti. In questo caso specifico, la battaglia contro la discriminazione e l’arte si fondono, e si traducono in un momento di memoria e riflessione collettiva. Non a caso è stato scelto il Castello Estense per celebrare e ricordare le vittime dell’odio transgender, luogo simbolo di Ferrara, spazio di tutti i cittadini, patrimonio dell’umanità”.
Si ringrazia per la collaborazione GendErotica. Al progetto hanno aderito il Gruppo Giovani LGBT+ Ferrara, Famiglie Arcobaleno, AGEDO, ArciLesbica Ferrara, Arcigay Modena Matthew Shepard. Si ringrazia per la partecipazione il Teatro Comunale di Ferrara. L’evento è stato curato da Roberto Carrara.
Per info:arcigayferrara@gmail.com

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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