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Anno 1070, Payns, Francia. Nasce, da famiglia nobile, Hugues de Payns, cavaliere e pellegrino, che si recherà diverse volte in Terrasanta, l’ultima delle quali dopo il 1118, rimanendovi fino all’anno in cui morirà in combattimento vicino Tiro. Nel frattempo però, proprio nel 1118, fonderà in Francia l’Ordine dei Cavalieri del Tempio – i Templari – nove monaci cavalieri incaricati della difesa dei Cristiani a Gerusalemme. E se non fosse andata realmente così? Proviamo a ‘riscrivere’ la storia partendo dall’inizio.
Anno 1070, Nocera dei Pagani, Italia. Nasce, da famiglia nobile, Ugo de’ Pagani, forse il vero Hugues de Payns, nome che i nostri cugini d’Oltralpe avrebbero francesizzato per impadronirsi di una figura estremamente decisiva del nostro passato. E’ il 1103 quando Ugo scrive una lettera da Gerusalemme allo zio Leonardo Amarilli, di Rossano Calabro, per informarlo della morte del proprio figlio Alessandro, affermando chiaramente che suo padre si trova invece a Nocera, in Campania. Centinaia di anni più tardi questa lettera sarebbe stata letta e analizzata, vedendoci non solo le prove della nazionalità italiana di Ugo, ma anche della fondazione dei Templari nell’Italia meridionale. Altrettanto misteriosa può dirsi la sua morte, o almeno il seppellimento: una tomba mai vista, ma che si troverebbe, pare, nella chiesa di San Giacomo a Ferrara, oggi sconsacrata e addirittura sede di un cinema multisala. Si tratta di una delle costruzioni religiose più antiche della città e nasconde una storia travagliata. Nel Seicento rischiò infatti di essere rasa al suolo, ma venne per fortuna sistemata e affrescata. Dopo due secoli il campanile crollò, rovinandola in parte, per giungere al terribile incendio di fine secolo che la coinvolse interamente. Non era, tuttavia, una chiesa come tutte le altre: proprio al suo interno gli iniziati dell’Ordine del Tempio trascorrevano la celebre Veglia d’armi, la notte di preghiera prima dell’investitura.

Oltre a San Giacomo, altre due chiese ci raccontano una storia templare ormai dimenticata. Una di queste non esiste più: è Santa Maria del Tempio, una costruzione dedicata a Maria, la Vergine del Tempio venerata dai cavalieri, all’interno della quale si svolgevano riti iniziatici. I bombardamenti del 1944 la rasero al suolo: oltre al chiostro ricostruito recentemente, ci rimangono soltanto frammenti e pietre tombali. L’altra chiesa coinvolta è invece ancora in piedi, ma rimane timidamente silenziosa e appartata di fronte alle centinaia di persone che, senza saperlo, le passano davanti ogni giorno, certo più colpite e impressionate dalla maestosità dell’adiacente castello. E’ probabile che anche il suo nome sia del tutto sconosciuto, ma la cosa sorprendente è che questa costruzione, prima dell’addizione erculea, si trovava persino al posto del fortunato Castello estense, che prepotentemente la sostituì senza lasciarne traccia. Stiamo parlando della chiesa di San Giuliano, un piccolo edificio rieretto durante il Rinascimento nei pressi della sua locazione originaria e intitolato, come in precedenza, al santo che cercò di sfuggire al destino. Secondo la narrazione, un cervo profetizzò a Giuliano l’omicidio da parte sua dei propri genitori. Fuggì allora il più lontano possibile, sposandosi con una nobile castellana; i genitori, preoccupati, si misero alla sua ricerca, giungendo per caso proprio nella nuova dimora. Lì raccontarono l’accaduto alla giovane, che spinta da compassione concesse loro di dormire nel letto nuziale. Fu così che il figlio, rincasato, trafisse i corpi di un tradimento solo immaginato. Scoprì il giorno stesso il misfatto e da quel momento si dedicò all’accoglienza dei viandanti, proprio come i Templari che i riti all’interno della chiesa volevano ricordare.

Abbiamo ripercorso l’ipotesi dei Cavalieri Templari fondati in Italia, ma abbiamo anche scoperto le tracce sicure che ci hanno lasciato. Nelle guide turistiche, nei pannelli esplicativi, non dimentichiamoci di inserire, oltre ai fatti accertati, anche le leggende ancora rimaste tali, segnalandole opportunamente. Perché tante volte le leggende hanno rivelato nel tempo granelli di verità. E d’altronde sognare non ha mai fatto male a nessuno, anzi!

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Ivan Fiorillo

“Lo Scettico”: un divulgatore non convenzionale alla ricerca della verità.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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