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Bologna – Le istituzioni aiutino anche le famiglie italiane che si sono rese disponibili ad ospitare i rifugiati ucraini, perché “non si sa per quanto possono sostenere le spese”. A lanciare l’appello è la stessa presidente dell’associazione Italia-Ucraina di Bologna, Lyubov Sandulovych, ricevuta questa mattina in Regione dal governatore Stefano Bonaccini e dalla presidente dell’Assemblea legislativa, Emma Petitti.
Quando è iniziata la guerra, ricorda Sandulovych parlando alla ‘Dire’, “la Prefettura di Bologna ha fatto subito una riunione e ogni sindaco ha dato disponibilità” ad accogliere le famiglie. “Oggi c’è un po’ di difficoltà” a trovare alloggi, spiega la presidente dell’associazione, ma “i cittadini danno disponibilità” ogni giorno. E’ emerso però “il problema delle spese- segnala Sandulovych- non tutte le famiglie italiane ce la fanno a pagare le utenze. Per questo chiederei di dare a loro un aiuto, perché è giusto dare una mano. Non so se è previsto, se c’è questa possibilità. Ma queste persone hanno aperto il cuore e hanno ospitato le famiglie. Una signora dorme sul divano perché ha dato il proprio letto. E ci sono tanti che comprano regali per i bimbi e preparano le camerette quando arrivano. Non si sa però quanto possono sostenere le spese, per questo chiedo di aiutarle”, manda a dire la presidente dell’associazione ucraina. La prima necessità per i rifugiati, dunque, “è quella dell’accoglienza”. Poi viene il tema dell’integrazione e del sostegno, spiega ancora Sandulovych. “Hanno fatto un viaggio faticoso sotto I bombardamenti e poi attraverso la frontiera- ricorda- e adesso vogliono sentirsi anche utili in qualche modo. Come associazioni cerchiamo di fare qualcosa insieme, ieri abbiamo fatto un progetto per realizzare laboratori di scienze e creativi, incontri con gli psicologi, corsi per imparare la lingua italiana e anche quella ucraina. Lo facciamo anche per tenerli impegnati e non far pensare a padri e fratelli rimasti in Ucraina per combattere. C’è tensione e preoccupazione, vedo le persone molto stressate e stanche. In questo modo cerchiamo di sostenerle”. Nella sede dell’associazione, spiega ancora Sandulovych, è stata creato una specie di ‘Casa Ucraina’, anche perché “così quando sentono parlare in ucraino le persone si sentono più integrate. Domenica abbiamo accolto più di 10 famiglie con bambini, è stata una bella esperienza. Siamo contenti che c’è appoggio da parte delle autorità italiane, non siamo soli e siamo accolti in maniera eccezionale”, afferma la presidente.
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PAESE REALE

di Piermaria Romani

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Pescando un pesce d’oro
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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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