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Da: Udi Ferrara

Il problema della denatalità e della fertilità deve essere affrontato non attraverso una giornata nazionale o con slogan inopportuni e imbarazzanti ma deve rimanere in capo all’autodeterminazione delle donne. L’assemblea nazionale dell’UDI del giugno scorso ha deciso un anno di mobilitazione, riflessione e lotta politica su diverse questioni che ruotano attorno ai corpi fertili delle donne, al loro diritto di autodeterminazione e di cittadinanza nel lavoro, nella maternità, nella cultura, nell’informazione sessuale alle giovani generazioni, nella possibilità di rappresentarsi ed essere rappresentate. Per questo l’Udi, assieme ad altre associazioni, il 26 settembre, in occasione della giornata mondiale sulla contraccezione indetta dall’ONU, dà avvio alla sua prima mobilitazione presidiando gli Assessorati alla Sanità delle Regioni, accompagnate dalle parole d’ordine “Adesso basta! +Consultori –Aborti +Contraccezione –Obiettori +Informazione sessuale”. A Ferrara, come gruppo Salute Donna dell’UDI, nei primi mesi del 2016, attraverso una ricerca e tre indagini fra le donne/ragazze, abbiamo analizzato il problema della denatalità nel nostro territorio, dove sono emerse varie criticità. Le cause del fenomeno sono da ricercarsi in diversi ambiti: culturale, sociale, politico, ambientale e sanitario. All’interno di tali ambiti le cause più evidenti, confermate anche dal nostro campione, sembrano essere: la crisi del mondo del lavoro anche in relazione al sempre maggiore impegno economico che i figli richiedono; la mancanza di efficaci politiche di conciliazione tra lavoro e impegni familiari e la carenza del welfare; l’allungamento della fase di costruzione e di stabilizzazione della vita affettiva e lavorativa della donna; l’aumento dell’età media in cui le donne decidono di avere figli e il conseguente aumento dei problemi collegati a stili di vita scorretti (alimentazione, fumo, infezioni sessualmente trasmesse) che danneggiano la capacità riproduttiva della donna. Per quanto riguarda il problema dell’infertilità e la conseguente possibilità di ricorrere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita, scelte in ipotesi anche dalla maggioranza del nostro campione, vi è l’esigenza di definire l’organizzazione del Centro di fertilità a Ferrara e di ampliare l’attività introducendo il secondo livello. Perché le scelte procreative delle donne siano assunte in piena autodeterminazione è chiaro che occorre intervenire a livello di scelte politiche. La nostra ricerca è stata presentata pubblicamente e le proposte emerse sono state inviate alle Istituzioni per avanzare le opportune iniziative di soluzione dei problemi. A tutt’oggi non abbiamo avuto nessun riscontro per un confronto. Rivolgiamo l’appello alle Istituzioni che hanno ricevuto le nostre proposte per avviare un serrato confronto sui vari punti. Vogliamo una Società che veda la maternità e la genitorialità come una risorsa e non come un problema, ovviamente nei fatti e non a parole!

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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