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Giovedì 28 giugno dalle ore 19

Una finestra sul mediterraneo
per la rassegna un fiume di musica 2018

Contaminazioni, aperture, finestre sul Mediterraneo. La nuova puntata di Un fiume di Musica, prevista per giovedì 28 giugno sul piazzale di Wunderkammer (via Darsena 57) che si affaccia sulla darsena di Ferrara, vedrà protagonisti Kalenda do sol e Camelot Combo, due progetti uniti dal comune sguardo verso la musica afro, la musica etnica e alla “world music”.

Kalenda do sol è un progetto nato molto tempo fa e che diede alla luce un lavoro discografico nel 1999 per l’etichetta Erga Italy Halidon, con brani originali di Flavio Piscopo. Kalenda viene ora rispolverato per la rassegna Un fiume di Musica, e proporrà una serie brani uniti dalla matrice mediterranea. Un percorso che parte da Napoli, con un brano dedicato all’isola di Procida, e viaggia alla volta di misconosciute etnie, abbracciando i Tablao di Siviglia, pulsante centro del flamenco. Restando in Spagna si passa all’Alma Latina, tango etnico e sanguigno, oppure ci si sposta nel sud Italia, facendo tappa nella garganica Peschici. La scaletta sarà arricchita infine da Muezzin, brano dal sapore medio orientale, e da una versione di ‘Carmela’, un brano classico della tradizione napoletana composto dal grande Sergio Bruni riveduto in chiave latina. Ad accompagnare lungo le differenti sonorità mediterranee saranno Lele Barbieri alla batteria, Andrea Taravelli al basso elettrico, Ambra Bianchi al flauto, Corrado Calessi alle tastiere, Ludovico Bignardi alla fisarmonica e Flavio Piscopo alle percussioni e alla voce. Con la canzone African Brother si conclude il concerto dei Kalenda, a evidenziare il simbolico passaggio di testimone ai Camelot Combo.

Camelot Combo è un gruppo composto da rifugiati africani richiedenti asilo, nato da più di un anno grazie alla sinergica collaborazione tra la cooperativa Camelot e Amf Associazione musicisti di Ferrara. Il loro repertorio è formato da brani originali, basati su ritmiche afro e a tratti tribali, canti tradizionali nigeriani, ma anche atmosfere ambient e Afro beat, con l’ausilio prezioso delle tastiere di Corrado Calessi e la direzione di Flavio Piscopo.
La serata è a ingresso libero. Ogni giovedì, anche per tutto il mese di luglio, continua il ciclo di aperitivi musicali di Un Fiume di Musica, organizzato dalla Scuola di Musica Moderna-Associazione Musicisti di Ferrara nel piazzale che si affaccia sulla darsena in collaborazione con il Consorzio Wunderkammer – di cui l’Associazione Musicisti di Ferrara fa parte -. Anche quest’anno il festival è all’interno del progetto Smart Dock, nell’ambito di ‘Giardino Creativo’ finanziato da Anci. Musica, cibo, socialità. Ogni giovedì, dunque, si potrà ascoltare la musica suonata dal vivo dagli insegnanti della Scuola di Musica Moderna, ogni sera ci sarà un repertorio differente cui appassionarsi, e si potranno di volta in volta degustare le offerte enogastronomiche coordinate da Ferrara Rooms.

Da: Consorzio “Wunderkammer”

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

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Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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