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da: ufficio stampa Cciaa di Ferrara

Sono 45.874 le persone a Ferrara impegnate in un’attività imprenditoriale, tra titolari, amministratori, soci (considerando le sole persone attive), delle quali quasi tre quarti sono nati in provincia (74,0%). In Emilia-Romagna la provincia più “autoctona” è Forlì, seguita a breve distanza da Piacenza e Ferrara, dove ben 11.918 imprenditori (1 su 4) giungono da altri territori (bolognesi, rodigini, ma anche padovani, milanesi, napoletani, veneziani e torinesi).

Tra le 50.279 cariche possedute da ferraresi – fa sapere la Camera di Commercio – 6.323 (il 32,5%) sono le imprese che non hanno sede in provincia e che collocano Ferrara al 24° posto superando tutte le province della regione Emilia-Romagna.

“Queste storie di impresa – ha dichiarato Carlo Alberto Roncarati, presidente della Camera di Commercio di Ferrara – sono l’esempio concreto di come l’appartenenza a un territorio si fondi sulla cittadinanza economica, vale a dire sul contributo che ciascuno porta allo sviluppo in termini di lavoro, operosità e imprenditorialità”.

Cariche di impresa in una provincia provenienti da cittadini non nati in quella provincia. Graduatoria decrescente
Graduatoria Provincia Cariche non provenienti dalla provincia % sul totale nazionale
1 MILANO 240.021 12,8%
2 ROMA 135.683 7,2%
3 TORINO 90.702 4,8%
5 BOLOGNA 47.543 2,5%
10 MODENA 30.535 1,6%
17 REGGIO EMILIA 26.707 1,4%
26 PARMA 18.887 1,0%
30 RIMINI 18.113 1,0%
31 RAVENNA 17.652 0,9%
39 FORLI’ – CESENA 14.375 0,8%
50 FERRARA 11.918 0,6%
60 PIACENZA 9.848 0,5%
103 CROTONE 3.106 0,2%
104 ISERNIA 2.556 0,1%
105 VIBO VALENTIA 2.200 0,1%
Totale 1.874.814 100,0%
Fonte: Osservatorio dell’economia della Camera di Commercio su dati Registro imprese al quarto trimestre 2013

Esportazione cariche in proporzione. Rapporto tra il numero di cariche esportate dalla provincia e il totale delle cariche nate nella provincia. Graduatoria decrescente
Graduatoria Provincia % cariche esportate
1 CROTONE 50,0%
2 VIBO VALENTIA 47,2%
3 VERCELLI 44,0%
24 FERRARA 32,5%
55 PIACENZA 26,6%
61 FORLI’ – CESENA 25,0%
73 RAVENNA 23,5%
78 REGGIO EMILIA 22,0%
82 BOLOGNA 21,4%
83 MODENA 21,3%
87 PARMA 20,9%
90 RIMINI 20,8%
103 AOSTA 15,9%
104 TRENTO 14,9%
105 BOLZANO 12,0%
106 Totale 26,3%
Fonte: Osservatorio dell’economia della Camera di Commercio su dati Registro imprese al quarto trimestre 2013

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CAMERA DI COMMERCIO


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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