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Un inedito teatrino dell’assurdo è andato in scena venerdì scorso al Lido degli Estensi, dove, presso l’Istituto ‘Remo Brindisi’, si è rappresentato ‘Un nuovo modo di vedere il mondo’ (sic) sceneggiato dalla Provincia di Ferrara. Secondo la sua Presidente, entro il 2020, saranno gettate le basi di una rinascenza turistica della nostra costa, destinata a diventare una sorta di Paese delle meraviglie certificato Unesco. Il Sindaco di Comacchio, poi, fresco illuminato sulla via di Stoccarda dal ‘Dio-mercato’ ha evocato pericolosamente lo ‘stato d’eccezione’: “Si sono perse circa due milioni di presenze turistiche nell’ultimo decennio. In passato sono stati compiuti degli errori. Non abbiamo il tempo per guardarli e giudicarli. Non possiamo perdere nemmeno un minuto. L’unico tempo che abbiamo a disposizione è quello di guardare avanti”. Proprio così. Testuale. Senza bussola. Con la testa affondata nella sabbia. Si è infatti assicurato la guida dei “veri protagonisti del giorno”: quegli imprenditori locali che volendo “voltare pagina” sono pronti ad investire nella nuova Baloccopoli. Basta la parola ed una stretta di mano. Evviva il neonato distretto turistico della costa a ‘burocrazia-zero’ e -c’è da scommetterci- a ‘Parco-zero’! Sì, perché gli ‘innovatori’ vogliono investire proprio nel territorio presidiato dal Parco del Delta del Po. O meglio di ciò che ne resta. Il Presidente dell’Ente che ne cura la gestione era in sala. Nessuno lo ha invitato al tavolo della presidenza e men che meno gli ha rivolto pubblicamente il saluto dovuto. Cambiano i suonatori, ma la musica è la stessa che ha portato alla perdita catastrofica di due milioni di presenze turistiche. La sala sul finire era festosa. Per la ripartenza annunciata e contro natura di quella ‘economia’ e di quel ‘lavoro’ che hanno trasformato Comacchio da Città del Delta nell’attuale e insano Gigante-Nano. Coda finale. Poche ore dopo, sono scese in piazza più di mille persone, con alla loro testa lo stesso Sindaco. Protestavano giustamente contro le politiche provinciali di quegli ammininistratori pubblici che, come nell’ultimo ballo del Titanic, erano euforicamente al fianco del Sindaco Marco Fabbri solo il giorno prima.

Circolo del Delta Sinistra Ecologia Libertà

Comacchio, 10 febbraio 2014

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Riceviamo e pubblichiamo


PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

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Pescando un pesce d’oro
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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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