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da: Ufficio stampa Cia Ferrara

Organizzato da Agrinsieme Emilia-Romagna, con la partecipazione di Agrinsieme Ferrara, una manifestazione unica per denunciare a crisi del settore dovuta a mancanza di reddito, burocrazia, tassazione e contributi Pac destinati a coprire i danni da calamità naturali

«Il 43-45% in media del reddito imponibile ai fini Irpef delle aziende agricole se ne va per l’IMU e un quarto dei fondi agricoli comunitari (Pac), pari a circa a circa 1000 milioni di euro, è stato usato nel 2014 per coprire i danni da calamità naturali e dissesto idrogeologico.» E’ questo l’allarme lanciato da Agrinsieme Emilia – Romagna e dal coordinamento ferrarese – che unisce le aziende di Confagricoltura, Cia, Fedagri-Confcooperative, Agci-Agrital e Legacoop Agroalimentare e che a Ferrara e rappresenta circa il 60% delle imprese agricole – nel corso del 1° Flash Mob per l’agroalimentare italiano. Centinaia di agricoltori provenienti da tutta la regione si sono dati appuntamento venerdì 20 marzo a Casalecchio di Reno presso l’azienda agricola Tizzano e si sono raccolti formando prima un disegno a forma di “albero da frutto” per poi passare a un disegno a forma di “SOS”. Un vero e proprio grido di aiuto “urlato” idealmente nel corso di questa originale manifestazione dal titolo inequivocabile: “Non esiste territorio senza agricoltura: cosa accade se i produttori abbandonano la terra?” Perché è proprio questo il nodo cruciale che deve affrontare ora il mondo agricolo, come sottolinea anche Agrinsieme Ferrara: «E’ allarmante vedere un settore così strategico per l’economia, capace di trainare turismo e artigianato, andare a fondo con aziende agricole che chiudono perché la loro redditività è ormai sotto il livello di sopravvivenza. Gli agricoltori subiscono da anni fiscalità iniqua, lentezza burocratica e forti gap strutturali. Basta pensare alla pressione dell’Imu che risucchia letteralmente il reddito; alla fetta dei fondi europei che andranno a coprire i danni da calamità subiti dalle aziende a causa del dissesto idrogeologico; alle penalità previste, sempre dalla Pac, per chi non rispetta il “greening”; alla diminuzione della quota di gasolio agevolato assegnato alle aziende e ad una burocrazia spesso inefficiente e troppo pesante.» Nel corso del Flash – Mob, al quale hanno partecipato anche i rappresentanti di Istituzioni, associazionismo e formazione – una prima risposta alla protesta è arrivata dall’assessore regionale all’Agricoltura Simona Caselli. «Quella emiliano-romagnola – ha detto la Caselli ai manifestanti – è un’agricoltura importante che ha nella qualità, nella distintività e nell’innovazione le sue carte vincenti. L’annata 2014 è stata segnata dal maltempo e dalle conseguenze dell’embargo russo, ma da questi primi mesi del 2015 arrivano segnali economici incoraggianti. Dobbiamo saperli cogliere – ha concluso l’Assessore Caselli – utilizzando al meglio le risorse della nuova Pac e del nuovo Psr ormai prossimo all’approvazione finale che metterà a disposizione 1 miliardo 200 milioni di euro per l’innovazione, la competitività, la capacità di fare sistema della nostra agricoltura. Alleggerendo nel contempo gli adempimenti burocratici, ancora troppo pesanti. Lavoriamo in questa direzione tutti insieme».

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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