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da: ufficio stampa Ferrara Art Festival

Una Ferrara segreta, paranormale e blues, tra storia, letteratura e musica è di scena, sul palco di Palazzo della Racchetta, domani sera (mercoledì 24) alle 21,30, per il Racket Festival – Ferrara Art Festival. Protagonisti della serata gli scrittori Paolo Sturla Avogadri e Francesco Scafuri e la Uncle Paul Blues Band di “Zio” Paolo Bertelli. Come sempre l’ingresso è libero e gli spettatori potranno usufruire di un servizio bar a cura di San Romano 91.

La serata nello storico palazzo situato in centro a Ferrara, via Vaspergolo 6, a cento metri dal Listone, si apre con la presentazione di due libri: il romanzo di Francesco Scafuri “La Ferrara dell’ingegner Bellei” e il libro di Paolo Sturla Avogadri “Ferrara segreta”, entrambi pubblicati dalle Edizioni Faust di Ferrara.
Nel primo libro la Ferrara di oggi e quella dei secoli passati sono collegate dal paranormale. Francesco Scafuri, storico dell’arte e responsabile dell’ufficio ricerche storiche del Comune, nel romanzo “La Ferrara dell’ingegner Bellei” narra vicende storiche e fatti straordinari vissuti da un sensitivo, l’ingegner Bellei, dando vita ad un vero e proprio “romanzo della città”. Appartiene a Ferrara infatti ogni riferimento testuale e ipertestuale. Lo sguardo e le conoscenze dello storico dell’arte offrono uno spaccato sociale e culturale della città antica e di quella contemporanea attraverso le vicende del protagonista, un ingegnere ferrarese che, grazie alle facoltà paranormali ereditate dalla madre, si trova alle prese con sedute spiritiche, implacabili inquisitori, ricerche sui mitici Cavalieri Templari, ma anche con strane premonizioni e vicende straordinarie nella vita reale di tutti giorni. I poteri di sensitivo gli permettono di tuffarsi nel passato della città estense, vivendo singolari esperienze e incontrando personaggi esistiti davvero, sia in epoca ducale sia nei secoli successivi, catapultando così il lettore in un’altra dimensione ricca di sorprese, intrighi di Corte, memorabili inondazioni, sopralluoghi nei leggendari sotterranei del Castello, vicende carcerarie dell’Ottocento e notti boccaccesche.
Il secondo libro, che raccoglie gli articoli di approfondimento storico scritti per anni da Sturla per Il Resto del Carlino, porta alla luce sorprendenti episodi, luoghi e personaggi della Ferrara di ogni epoca, che la storiografia e il giornalismo hanno trascurato o minimizzato. Dal santo-eretico Ermanno Pungilupo, al provvidenziale recupero grazie a Treccani della Bibbia di Borso d’Este, definita «il libro più bello del mondo»; dagli eclatanti protagonisti delle Accademie e dello Studium fra i quali Copernico, Paracelso, Michele Savonarola (un Lombroso ante litteram), Pietro Bono Avogari (il Nostradamus estense), al primo film realista ferrarese Il Baratro; dal Papa sepolto nella nostra Cattedrale, a Isabella d’Este Gonzaga «specchio della moda e regina del gusto» fino all’impresa, eccezionale e dimenticata, dell’Operazione Herring oltre le linee tedesche, al di qua del Po, nell’aprile 1945.
Nella seconda parte della serata sale sul palco la Blues Band di Paolo Bertelli che presenta un ricco e suggestivo repertorio dal gusto blues e rock vecchio stile, con brani e arrangiamenti originali e inediti.
La band, nata quasi per caso nel 2013 in occasione del compleanno del suo fondatore, riunisce accanto alla vecchia gloria del blues (e del rock) ferrarese (voce e armonica) e al veterano Enrico Trevisani (basso) alcuni talenti giovani e giovanissimi come la cantante Eleonora Poltronieri, il chitarrista Enrico Testi e il batterista Ferdinando Tampieri

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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