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È piacevole sfogliare le pagine di una nuova rivista dedicata alla musica e in particolare ai cantautori. Questo gesto, una volta abituale, riporta ai tempi in cui le edicole erano frequentate con maggiore frequenza e soprattutto tanta curiosità. Era normale passare lunghi minuti cercando qualche novità o la pubblicazione di cui si era sentito parlare. La rivista in questione è ‘Noi siamo Cantautori‘ ed esce nelle edicole con cadenza mensile. Siamo in attesa del terzo numero .
Se un editore investe denaro ed energie in una pubblicazione dedicata ai cantautori, alla base c’è un sondaggio che ha individuato un numero potenziale di lettori sufficiente a mantenere in vita l’iniziativa.
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Chi vi scrive, conosce bene queste dinamiche, avendo partecipato a numerose iniziative editoriali, a partire dal 1991, quando mi vennero commissionati i primi tutorial interattivi su floppy per il computer Amiga, cui seguirono articoli su computergrafica e video d’animazione.
L’intenzione di scrivere una recensione è nata subito dopo l’acquisto del primo numero, ma ho preferito pazientare e attendere quello successivo. La prima uscita solitamente è preparata sin nei minimi dettagli, con tempistiche umane; la vera ‘battaglia’ inizia a partire da quella successiva, con date di consegna, impaginazione e stampa inderogabili.
‘Noi siamo cantautori’ punta a diventare un riferimento per chi vuole cimentarsi con l’arte della musica, con interviste ai protagonisti della scena, approfondimenti e informazioni. I primi due numeri contengono preziose informazioni sui luoghi in cui è possibile suonare e percepire un compenso, i tutorial tecnici per scegliere l’attrezzatura più adeguata alle proprie necessità relativamente a chitarre, microfoni, schede audio e software.
Gli articoli si basano su interviste e approfondimenti, un’impostazione scelta da ‘Contatto Diretto’ a partire dal 2013, per cavalcare la velocità della rete e avvicinare al contempo chi non si accontenta della scheletrica sintesi di news e twitter.
Dando uno sguardo ai titoli e alle fotografie delle copertine dei primi due numeri risulta evidente lo spazio dedicato ai personaggi che frequentano abitualmente tv, radio e social, fortunatamente però non manca l’attenzione per giovani ed emergenti come Amerigo Verardi, Dente, Claudia Crabuzza, Francesco Motta. Allo stesso modo ci si occupa di Rino Gaetano, Lucio Battisti e John Lennon, della ristampa dei dischi di Eugenio Finardi, di Leonard Cohen e del ritorno agli onori della cronaca di James Senese, recente vincitore della Targa Tenco per il miglior album in dialetto. L’offerta è eterogenea e i contenuti esulano banalità e stereotipi, privilegiando le notizie e limitando gli aggettivi.
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Come nella migliore delle tradizioni, un buon numero di pagine è dedicato alle recensioni dei dischi e ai tour degli artisti, senza trascurare le interviste agli addetti ai lavori e alle produzioni indipendenti.
Terminando di leggere il secondo numero di ‘Noi siamo Cantautori’, il pensiero corre a ‘Ciao 2001‘, la rivista punto di riferimento di almeno due generazioni. L’augurio è che questa nuova iniziativa ne erediti il prestigio, la competenza e soprattutto la passione.

‘Noi siamo Cantautori’ è pubblicata da Sprea S.p.A

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William Molducci

È nato a Forlì, da oltre 25 anni si occupa di giornalismo, musica e cinema. Il suo film “Change” ha vinto il Gabbiano d’argento al Film Festival di Bellaria nel 1986. Le sue opere sono state selezionate in oltre 50 festival in tutto il mondo, tra cui il Torino Film Festival e PS 122 Festival New York. Ha fatto parte delle giurie dei premi internazionali di computer graphic: Pixel Art Expò di Roma e Immaginando di Grosseto e delle selezioni dei cortometraggi per il Sedicicorto International Film Festival di Forlì. Scrive sul Blog “Contatto Diretto” e sulla rivista americana “L’italo-Americano”.

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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