Skip to main content

SEGUE (leggi qui la 1° puntata)

“Nel 1960 a Bosco Mesola mio padre si affrettava a ritirare la giostra perchè stava arrivando un temporale. Proprio in quel momento sopraggiunge un gruppo di uomini provenienti dal bar che gli chiede di fare un giretto sui’ calci in culo’. Dopo tante insistenze mio padre accetta, ma proprio mentre il gruppo di amici, resi allegri dal bere, giravano sui seggiolini scoppia il diluvio. ‘Ferma, ferma’ dicono a mio padre, ma lui niente. Dopo aver effettuato i giri programmati il gruppo, ormai fradicio di pioggia, scende dalla giostra e chiede spiegazioni “Vedete – dice mio padre – vi ho fatto fare il numero di giri per i quali avete pagato e in più vi ho fatto passare la sbronza”.

Ride Gianni ricordando uno dei tanti episodi, buffi e divertenti, capitati vivendo al seguito della giostra. “Come quella volta che ho detto scherzosamente a una mia cliente, in stato interessante, che giustamente saliva sulla giostra per tenere il figlioletto ancora piccolo ‘Visto? Con un solo biglietto fate il giro in tre’. ‘E no Gianni – mi ha detto – siamo in quattro!’. Aspettava due gemelli’. Tanti ricordi belli, ma anche episodi meno piacevoli da ricordare. “Nel 1987 al mare hanno dato fuoco alla giostra ed io e la mia famiglia abbiamo perso tutto. Però, sempre uniti, io, mia moglie Anna e le mie figlie Barbara, Stefania ed Eva ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo ricominciato da zero. La fiera iniziava di venerdì e noi, il sabato pomeriggio, avevamo già ricomprato una nuova giostra e aperto l’attività proprio per non darla vinta a chi ci aveva fatto uno sgarro così grave”.

Gianni conosce tutti per nome: lavorando in giostra da quando era un ragazzino, i nonni e i genitori dei bambini che fanno la fila per avere una caramella sono stati tutti suoi clienti. Ha visto uomini e donne crescere e il quartiere Gad cambiare. “Dal 1963 al 1967 ci fermavamo con la giostra nello spiazzo di fianco alla chiesa Beata Vergine Addolorata, dove ora sorgono l’asilo e la scuola elementare, costruita nel 1968. In seguito alla loro costruzione ci siamo trasferiti in questa piazzetta, che all’epoca non aveva nome, ma era conosciuta come la piazzetta di Paolo V. Qui si teneva un mercato rionale: frutta, verdura, merce per la casa. Dove c’è ora la gelateria, invece, sorgeva una fabbrica di ghiaccio: erano in tanti che, ancora sprovvisti di frigorifero, compravano il ghiaccio per conservare gli alimenti. Prima degli anni Cinquanta il quartiere aveva poche costruzioni: via Fortezza è stata costruita nel 1958, così come le palazzine di via Castel Tedaldo”.
Sul finire degli anni Cinquanta, infatti, Ferrara conosce il boom del mattone e il proliferare delle banche. Ad affiancare una economia prevalentemente agricola ci sono sempre più industrie. I quartieri si espandono cambiando il volto della città. “Un tempo non si parlava di circoscrizioni, ma c’erano i rioni ‘governati’ da un delegato del sindaco – ricorda Gianni – L’Acquedotto, insieme a Piazza Ariostea, è sempre stato un punto di riferimento per i bambini: un tempo c’erano anche le macchinine a pedali per fare un giro intorno all’anello”.

Dal 1993, anno in cui la giostra ha preso stabilmente posto in piazza nella piazzetta Paolo V, ora Remigio Da Ronche, Gianni ha avuto un punto di osservazione non solo sulla trasformazione del quartiere, ma anche sui cambiamenti che hanno interessato la famiglia. “Un tempo la famiglia era di tipo tradizionale: la mamma stava in casa e il pomeriggio portava i suoi bambini al parco e a fare un giro in giostra. Ora la società è cambiata ed entrambi i genitori devono lavorare. Sono sempre di più i nonni che tengono i nipoti dalla mattina alla sera. Il 40% dei miei clienti è ormai separato e il bambino frequenta la giostra accompagnato certi giorni dalla mamma e altri dal papà. Quello che è rimasto immutato nel tempo è la capacità di creare coesione. Ora che la nostra società è multirazziale vedo che la giostra è l’occasione per fare quattro chiacchiere anche tra etnie diverse”.

La giostra e il quartiere Gad nei discorsi del giostraio sono due realtà quasi inscindibili. La sua giostra è una realtà in un quartiere che troppo spesso è vittima di generalizzazioni. “Tante volte mi capita che persone mi dicano di aver visto delle case da acquistare qui in zona e di averci rinunciato per tutto ciò che del quartiere viene detto in tv. Si parla sempre di Gad, ma il quartiere così detto si estende da Piangipane al Doro. Ci sono zone indubbiamente problematiche, quelle intorno alla stazione, piazza Castellina, Corso Piave angolo IV Novembre. Di riflesso la gente vede in negativo tutta la zona, ma si può criminalizzare un quartiere tanto esteso per questo? Tante famiglie hanno paura di venire all’Acquedotto, dicono che ci sono gli spacciatori. Quattro tizi in bicicletta che si avvicinano solo se gli fai un cenno tu. Nella zona Gad ci sono tanti problemi, ma ci sono sempre stati. Negli anni Ottanta come spacciatori c’erano i nostri, specie in piazzetta Verdi, eppure non mi sembra ci fosse tanto allarmismo “.

La famiglia Da Ronche al completo
Cerimonia di intitolazione della piazza a Remigo Da Ronche
Gianni Da Ronche e il sindaco Tagliani alla cerimonia

Gianni si batte perchè la piazzetta intitolata nel 2016 a Remigio Da Ronche, ‘unico giostraio ferrarese dell’epoca’ – “una gioia indescrivibile per me e tutta la mia famiglia” confessa – venga intesa come uno spazio tranquillo per bambini e famiglie. E non passa giorno che non condivida sui social foto di ordinarie scene di vita quotidiana del quartiere: le mamme e i bambini, i nonni con i nipoti. Un gelato e un giro in giostra, quatto calci al pallone all’Acquedotto. Non è il far west che tanti vogliono farci credere. Congedandomi gli chiedo del futuro del mestiere del giostraio: sarà capace di arrivare indenne alle generazioni future, sempre più sviate dai mezzi tecnologici rispetto alla vita reale. “Il mestiere di giostraio potrà sopravvivere,  ma a tre condizioni – riflette Gianni – La prima è che lo spettacolo viaggiante sappia essere competitivo così come altre forme di divertimento sorte di recente, festival della birra o le innumerevoli sagre. Prima eravamo un intrattenimento di tipo popolare, ora invece la maggior parte delle giostre è troppo caro. In secondo luogo serve un aiuto da parte delle amministrazioni comunali. Si potrebbe pensare di riportare le giostre vicino al centro cittadino, anche per periodo di tempo limitato, così come avviene per la giostra di Natale in piazzetta comunale. In terzo luogo lo Stato deve tornare a considerare lo spettacolo viaggiante nella sua funzione di aggregazione sociale. Servono sgravi fiscali e incentivi: in piena crisi economica o offri agevolazioni sui costi di trasporto e di allaccio di acqua e gas, per dirne una, a chi viaggia al seguito di una giostra oppure decidi di farla diventare una attività imprenditoriale pura e semplice”.

La musica suona, la giostra continua a girare. ‘Altro giro altra corsa’, come nella vita. Non voglio pensare che ci sarà un tempo in cui nessun bambino ci vorrà salire.

tag:

Simona Gautieri


PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

Top Five del mese
I 5 articoli di Periscopio più letti negli ultimi 30 giorni

05.12.2023 – La manovra del governo Meloni toglie un altro pezzo a una Sanità Pubblica già in emergenza, ma lo sciopero di medici e infermieri non basterà a salvare il SSN

16.11.2023 – Lettera aperta: “L’invito a tacere del Sindaco di Ferrara al Vescovo sui Cpr è un atto grossolano e intollerabile”

04.12.2023 – Alla canna del gas: l’inganno mortale del “mercato libero”

14.11.2023 – Ferrara, la città dei fantasmi

07.12.2023 – Un altro miracolo italiano: San Giuliano ha salvato Venezia

La nostra Top five
I
 5 articoli degli ultimi 30 giorni consigliati dalla redazione

1
2
3
4
5

Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

1
2
3
4
5

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it