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da: organizzatori

Alla vigilia della fondamentale Assemblea Nazionale del prossimo 11 luglio vogliamo dare il nostro contributo alla discussione.
In seguito alle scorse elezioni regionali ed amministrative, anche nella nostra Regione, autorevoli dirigenti del nostro partito hanno affermato che immaginare Sl fuori dal centro-sinistra sia un “suicidio” politico. Nella nostra provincia, poi, altrettanto autorevoli dirigenti, nonché amministratori, hanno scelto da tempo la via del silenzio.
Ebbene, non condividiamo né la prospettiva evocata e tantomeno l’assordante silenzio. Vogliamo essere chiari: non è tanto l’idea della ricostruzione del centro-sinistra a non convincerci, quanto il modo in cui tale prospettiva viene evocata.
Sono infatti sistematicamente rimosse dal dibattito le ragioni che hanno prodotto una netta ed evidente divaricazione fra la sinistra di questo paese e il Pd. Non si può ragionare astrattamente, senza tenere in considerazione le concrete politiche del governo Renzi. La pena, altrimenti, è l’assoluta incomprensibilità del nostro agire politico.
Non si può tacere sullo Sblocca Italia, che toglie voce alle comunità locali ed impone uno schema di sviluppo economico superato oramai da decenni; non si può tacere sul Jobs Act, che stabilizza la precarietà e che rende tutti uguali, certo, ma al ribasso, senza diritti, senza tutele; non si può tacere dello scempio che si sta compiendo sulla scuola pubblica, né si può tacere sulla torsione presidenzialista e antidemocratica che il combinato dell’Italicum e della riforma costituzionale imprimono al sistema rappresentativo del nostro Paese. Gli esempi potrebbero proseguire.
Scelte politiche di questo tipo dovrebbero essere giudicate alla luce di una precisa domanda: qual è l’idea che questo governo, Matteo Renzi e il PD hanno della società italiana? Viceversa: quale è l’idea che abbiamo noi?
Noi riteniamo, molto chiaramente, che il segno delle scelte politiche di questo governo, e dunque anche del PD, sia totalmente inconciliabile non solo con l’idea che la Sinistra ha della società e del futuro, ma anche con le necessità dei cittadini.
Alla luce di ciò, il tempo per rompere gli indugi, a partire da Sel, è adesso. Il rinvio, l’eterno temporeggiare, ci consegnerebbero ad una lunga subalternità e poi all’oblio. L’esperienza che SEL ha compiuto, seppur estremamente generosa e a tratti vincente, è in sé ormai esaurita; è arrivato il momento di rompere davvero lo schema di gioco che ci paralizza.
È necessario offrire in tempi rapidi un credibile progetto di alternativa e costruire finalmente, con un percorso ed una leadership realmente collettiva, il nuovo soggetto della sinistra di cui il nostro Paese tanto avrebbe bisogno.
Con chiarezza diciamo però no alle rifondazioni, no al restyling della “sinistra radicale”, no al sempiterno riciclarsi di ceto politico e all’eterno ritorno dell’uguale.
Saremmo davvero credibili e comprensibili, infatti, se invece di aggiungere, sommare, sottrarre e ridefinire vecchie e nuove rendite di posizione di piccoli generali senza esercito, se invece di fare tavoli e tavolini tra generali senza esercito, sciogliessimo tutto e inaugurassimo fino in fondo una nuova storia, senza rete di sicurezza per nessuno. Una storia nuova, che tenga le radici ben piantante nei valori del passato, ma che allo stesso tempo sfoghi passione e entusiasmo, che dia la possibilità a chi ha a cuore il Paese e la sinistra di discutere, contare e decidere, liberi quei noiosissimi e autoreferenziali schemi e rituali a cui siamo da troppo tempo stancamente abituati.
La capacità di dare gambe a questo progetto, fondato su democrazia diffusa e innovazione politica, si gioca adesso in un campo più vasto e abita tutti i luoghi in cui il confronto è sul cambiamento, sull’alternativa ai populismi, ai trasformismi, ai posizionamenti di potere, ai consociativismi delle unità nazionali.
Cogliamo l’urgenza e mettiamoci dunque al lavoro per costruire qualcosa di nuovo a sinistra, anche con tutte quelle soggettività politiche che proprio perché distanti da un’autosufficienza minoritaristica avvertono, come noi, che il tempo sta per scadere.
Un nuovo soggetto, alternativo al PD, che si ponga l’obiettivo di governare da sinistra il nostro Paese. Questo deve essere l’obiettivo e in questa direzione vogliamo orientare i nostri sforzi.
Per questa ragione, per uscire dallo stallo e dai politicismi in cui siamo intrappolati oramai da mesi, intendiamo inaugurare un nuovo circolo a Ferrara, un circolo di scopo, a tempo e con una scadenza speriamo più breve possibile, che abbia come unico obiettivo quello di aprire un confronto alla luce del sole con tutti quei soggetti, politici e non, già in movimento anche nella nostra città e che condividono, come noi, il progetto non più rinviabile della costruzione di un nuovo soggetto politico della sinistra.
Siamo intenzionati a metterci a totale disposizione di questo progetto, altre prospettive non ci interessano; auspichiamo che sia dunque questa la strada che verrà tracciata finalmente con chiarezza nell’assemblea nazionale del prossimo 11 luglio.

“Non è perché le cose sono difficili che non osiamo, è perché non osiamo che sono difficili” (SENECA)

Questo è dunque il momento di osare.
Ilaria Bigoni
Cavalieri Rita
De Felice Virginia
Ferrarese Paola
Francia Milva
Gargallo Felicia
Gavioli Morena
Lodi Daniela
Valeria Vasi
Zanella Patrizia
Ascanelli Marco
Canella Alex
Cavallini Stefano
D’Andria Luca
Gandini Michelangelo
Langella Antonio
Langella Vincenzo
Lodi Giuliano
Mascellani Oriano
Melagrani Stefano
Sasso Scalabrino Giorgio
Ughi Gianluca

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Riceviamo e pubblichiamo


PAESE REALE

di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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