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Da Università di Ferrara

Ottimi piazzamenti di Unife nelle classifiche La Repubblica – Censis.

Ben due i primi posti assoluti per i corsi Unife: nel settore Letterario umanistico e nel settore Architettura e ingegneria edile-architettura Unife svetta in assoluta prima posizione. Un risultato che per il Corso di laurea magistrale in Architettura è una conferma di una eccellenza stabile da oltre 10 anni fra tutte le scuole italiane di Architettura.
Buoni piazzamenti, nelle parti alte e medie delle specifiche classifiche, anche per le triennali dell’area chimica, economica, geo – biologica, ingegneria, linguistica, sportivo, medica, e, per le lauree magistrali a ciclo unico, per l’area farmaceutica
Le classifiche non prendono in considerazione invece le lauree magistrali biennali. 
Soddisfazione in Ateneo per questi risultati a conferma dell’impegno continuo di tutta la comunità universitaria nei settori  della didattica e dei servizi agli studenti. 
Impegno i cui risultati sono stati confermati dalla recente comunicazione da parte dell’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR) dell’esito definitivo del processo di accreditamento. Non soltanto Unife ha “passato l’esame”, ma l’Ateneo ha ottenuto il giudizio di “pienamente soddisfacente”, la fascia di giudizio più alta finora attribuita agli Atenei esaminati. 
L’Università di Ferrara è così la prima dell’Emilia Romagna a tagliare questo traguardo. Al momento questa valutazione è stato assegnata soltanto a sette dei sedici atenei passati al vaglio di ANVUR. Unife si colloca  così sul quarto gradino assoluto delle migliori prestazioni.
A Ferrara John Ioannidis, il più “citato” scienziato al mondo

Venerdì 7 luglio 2017 alle ore 11 all’Imbarcadero del Castello Estense, il Prof. John P. Ioannidis, Direttore del Prevention Research Center Professore di Health Research, Policy and Statistics Stanford University terrà la conferenza “ La crisi di credibilità ed efficacia della ricerca scientifica Quali soluzioni?”
Dopo esperienze professionali presso le università di Harvard, Johns Hopkins, Tufts, Ioannina, ed il National Institute of Health, il Prof. John P. Ioannidis diviene direttore di tre Dipartimenti presso l’Università di Stanford.
Vincitore di numerosi premi internazionali, è oggi considerato tra i più influenti scienziati al mondo, ed il più citato secondo i principali indicatori bibliometrici (oltre 1000 citazioni al mese in Scopus o WOS). Il suo commento a questo primato: “è un chiaro esempio della fallacia degli indicatori bibliometrici”.
Nel 2005, in uno degli articoli più citati dell’ultimo decennio in ambito biomedico, il Professor John Ioannidis affermò che la metodologia della maggioranza degli studi scientifici pubblicati era così debole da renderne poco attendibili i risultati.
A 12 anni di distanza, il problema della crisi della ricerca, con la moltiplicazione dei messaggi in ogni direzione, e la perdita di riferimenti attendibili, è ormai al centro di un ampio dibattito che coinvolge tutta la comunità scientifica internazionale. Nella sua relazione, il Professor Ioannidis riassumerà gli elementi centrali di tale dibattito, i motivi alla base della riduzione di efficacia ed affidabilità delle ricerche scientifiche, con alcuni esempi in diverse aree della Medicina. Saranno inoltre illustrate alcune possibili soluzioni (tra quelle inserite nel recentemente pubblicato “Manifesto per una Scienza riproducibile”), la cui vasta adozione da parte di ricercatori, istituzioni, finanziatori e riviste scientifiche potrà accrescere sensibilmente la trasparenza, la riproducibilità e l’efficienza della ricerca.

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UNIVERSITA’ DI FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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