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“Si può ritornare anche a una crescita dell’uguaglianza?” Così Andrea Gandini, da riconosciuto economista provocatore, ha esordito nella sua presentazione (“se l’Italia non cresce non è colpa della Ue”) per poi calarsi nella analisi della realtà ferrarese. La trentesima edizione dell’annuario socio economico del Cds è stata festeggiata con un interessante momento pubblico di riflessione su cosa succede a Ferrara. Si tratta di un racconto che vede il Centro documentazione studi protagonista da sempre e che con il suo Annuario ha da moltissimi anni cercato di richiamare tutti noi ad analizzare le criticità e le opportunità del nostro territorio. Una storia ricca di esperienze e di riflessioni di alto valore culturale.
E’ sempre bello trovare una sala piena (in Camera di Commercio) in cui chi è venuto ad ascoltare e’ mosso da interesse vero. Ferrara ha sempre più bisogno di confronti seri e al Cds il merito di essere un costante e prezioso riferimento di dialogo da molti anni (è nato nel 1972 e l’Annuario ha compiuto trent’anni).
Andrea Gandini, il presidente con la sua solita professionalità e capacità di analisi concreta e illuminata ha trattato alcune questioni di grande rilievo che sintetizzo per punti per non togliere la gioia di leggere o meglio studiare l’Annuario che è disponibile sul sito internet.

Ha proposito della realtà economica locale il presidente Gandini ha tratteggiato con alcuni punti importanti
Lavoro; la pluriennale recessione sembra aprire un timido spiraglio di ottimismo in provincia di Ferrara. Il tasso di disoccupazione era crollato da anni e solo nel 2015 ha invertito la tendenza risalendo sopra il livello pre-crisi del 2008
La manifattura che a Ferrara è rappresentata da un centinaio di imprese che occupano 16mila addetti, raccogliendo i due terzi degli occupati totali, è tornata a crescere anche grazie ai nuovi insediamenti produttivi ed espansioni industriali;
Immigrati; gli stranieri residenti in provincia di Ferrara sono quasi il 10% (per la precisione il 9,7%) dimostrando “un buon cuore” con però disagio che inizia a dare crescenti preoccupazioni;
Scuola; gli alunni iscritti nelle scuole superiori sono stabili, mentre cresce l’alternanza scuola-lavoro (ora obbligatoria e curriculare) favorendo un importante ruolo delle competenze lavorative;
Università; cresce la dimensione e il valore del nostro Ateneo con oltre tre mila nuove iscrizioni all’anno;
L’analisi è comunque per il Cds sempre solo una occasione per proporre e incrementare il dibattito costruttivo sulla città. In particolare si pensa debba essere potenziata la capacità di attrazione industriale incrementando gli investimenti esterni; debba essere potenziata l’alternanza scuola-lavoro rendendo Ferrara rendendola un’area pilota innovativa in un modello scolastico più “duale” e ormai caratterizzato da importanti leggi e risorse; Ferrara deve diventare un importante Hub per turisti e studenti perché si stanno aprendo nuove opportunità che devono essere colte in fretta.
In sintesi “Dopo la politica dell’efficienza (riduzione debito pubblico, efficientamento servizi pubblici, integrazione pubblico-privato…) è arrivato il momento per i Comuni ferraresi di una Riforma Istituzionale ispirata da nuovi scenari e nuove idee su cui investire”.
Il dibattito è aperto e anzi già durante la presentazione del seminario vi sono stati importanti contributi.
Intervento programmato è stato quello di Luca Zaghi responsabile risorse umane di Zf Trw che da imprenditore ci ha fatto apprezzare la dote di sintesi e chiarezza: “L’industria ferrarese e’ debole e al traino. Abbiamo negli anni bruciato una capacità produttiva che non si rigenera. Le progettualità di apparentamenti ha diviso invece di unire. Serve omogeneità di intenti e di interessi verso orientamenti professionali condivisi e percorsi formativi concreti. Serve una seria politica di inclusione per contrastare rischi di esclusione. Serve dunque un modello reale per rendere appetibile il nostro territorio (politica di attrazione)”.
Infine le sempre lucide considerazioni conclusive di Patrizio Bianchi assessore Regione Emilia Romagna: “I 30 anni dell’Annuario l’hanno reso maturo. Ora dobbiamo realizzare quel pensiero “del dialogo ad ogni costo”. Serve passione e intelligenza (insieme e complementari). Il mondo si sposta e si spostano gli equilibri in un enorme cambiamento. La confusione mentale genera la crisi. Anche a livello globale e in particolare in America. Oggi ovunque il livello nazionale e’ più instabile del livello locale. Tornano le rilevanze dei territori che devono diventare dei luoghi di scambio”.
“E poi Ferrara. Bisogna partire dal patto per il lavoro. Un impegno quinquennale (ragionare in lungo, riconquistare il tempo). Facendolo insieme in termini attivi: politica, istituzioni, imprenditoria, sindacati. A partire dalla manifattura perché industria 4.0 non sia solo uno slogan. Deve crescere la produttività nelle nostre campagne (agricoltura di precisione, innovazione). Ci sono dinamicità e potenzialità da esplorare meglio. I servizi sono fondanti per lo sviluppo. Serve una industria creativa che chiede di essere supportata. Anche il turismo ha bisogno di cultura industriale. Dobbiamo giocare insieme e smettere di dividerci.”

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Andrea Cirelli

È ingegnere ed economista ambientale, per dieci anni Autorità vigilanza servizi ambientali della Regione Emilia Romagna, in precedenza direttore di Federambiente, da poco anche dottore in Scienze e tecnologie della comunicazione (Dipartimento di Studi Umanistici di Ferrara).

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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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