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Ho riflettuto sull’assegnazione dei premi Nobel per la Fisica in associazione al tema della complessità. La commissione che assegna il Nobel, oltre a riconoscere la qualità scientifica, usa  questo premio anche per dare al mondo un’indicazione di ciò che in quel momento occorre all’umanità per lo sviluppo della cultura e della civiltà. Quest’anno, in particolare, ha indicato che occorre osservare la realtà con uno sguardo improntato alla complessità e non alla specializzazione, per non soccombere al rapporto di forze che spinge le nazioni a competere anziché a collaborare per la soluzione dei problemi che coinvolgono l’intero globo terrestre e tutta l’umanità.

I tre premi per la fisica, pur nella diversità delle loro ricerche, hanno in comune la consapevolezza del fatto che i problemi complessi si risolvono se si collabora per giungere alla loro soluzione. E’ un messaggio politicamente importante: l’umanità si salva soltanto se riesce ad individuare un obiettivo comune e non perde tempo, forze ed energie in battaglie localistiche e settoriali che hanno come finalità l’imporre la propria ragione.

Come afferma Giorgio Parisi nell’intervista pubblicata da La Stampa: “Occorre accettare che la soluzione di problemi complessi può richiedere approcci non semplici e azioni collettive e che l’umanità è più di un gruppo di individui dove ognuno fa per sé”.

Colgo l’occasione di sottolineare il messaggio del premio Nobel per offrire una strada che consenta agli schieramenti favorevoli e contrari al vaccino di uscire dalla dualità del giusto-sbagliato, del “ho ragione io”, di uscire da questa situazione divisiva e di incamminarsi su una strada che porti ad un’auspicabile soluzione. Perché la divisione dà al potere spazio per esistere ed esercitare la propria potenza. Il potere non è una persona o un gruppo, ma un modo di pensare ed è sempre ottuso perché anziché badare al bene comune, mira solo a perpetuare sé stesso e a riempire il vuoto di senso (che è la sua essenza) con l’esercizio del dominio e il possesso.

L’attuale situazione di spaccatura relativa alle posizioni sul vaccino e il green pass ha origine nel passato e riguarda principalmente tre ambiti: la qualità e il fine ultimo della ricerca di base, la dimensione economica-produttiva e la dimensione culturale-politica, dove l’informazione dovrebbe essere funzionale alla democrazia.

  • Per quanto riguarda la ricerca, vediamo due posizioni contrastanti: da una parte c’è la delega incondizionata alla scienza, dall’altra il presupposto stesso sulle finalità della ricerca. La scienza, proprio perché nasce dall’uomo, è un valore, però non deve diventare un assoluto; infatti, non basta a descrivere la complessità dell’umanità perché riguarda solo ciò che colpisce i sensi e l’umanità è molto più di questo. Il suo opposto, dall’altra parte, è l’antidoto all’onnipotenza della scienza che, se esasperato, toglie l’uso della ragione e riporta alla superstizione.
  • L’industria, il settore produttivo in genere, ha smarrito la finalità come espressione della creatività umana per il raggiungimento del benessere come obiettivo comune e ha privilegiato la scelta del profitto individuale, che è sì un elemento intrinseco al funzionamento dell’industria, ma posto come unica finalità ha portato al consumismo che è l’origine dello squilibrio in cui ci troviamo. Un esempio ne è l’industria farmaceutica.
  • La terza dimensione è la conquista della libertà da tutte le necessità (fame, malattie e potere), e si esprime nella dimensione della democrazia, ma quest’ultima è un processo graduale che deve sempre mediare tra il personale e il comune. Per realizzarsi necessita di strumenti di informazione che sappiano fornire conoscenze complesse e non specialistiche. Occorre altresì un’informazione che rispetti i tempi della comprensione: ora l’informazione viene pubblicata prima di essere verificata, prima di essere compresa nel suo valore, nelle sue implicazioni, quindi, invece di essere funzionale alla formazione della società, la disgrega.

E’ per questi motivi che la spaccatura della società oggi ha raggiunto il suo culmine nella contrapposizione tra favorevoli e contrari al vaccino e al green pass, perché individuando come elemento di scontro il vaccino, che è l’epilogo di questa situazione, pretendono di risolvere problemi dalla storia ampia e complessa e che con il vaccino hanno a che vedere solo marginalmente, come i monopoli delle case farmaceutiche, il dominio della finanza e la supremazia delle nazioni.

Il richiamo dei premi Nobel alla visione della complessità richiede una capacità di distinguere la scala su cui nasce il problema e quella su cui si sviluppa il dibattito. Non solo la scala deve essere la stessa (universale, mondiale, locale…), non si devono confondere neppure i piani: non ha senso rispondere a un problema culturale con una visione morale, scientifica o politica.
E’ anche un errore di prospettiva: non si dovrebbero fare denunce che non lascino una via d’uscita o che costringano all’emarginazione, all’incomunicabilità tra parti della società, perché questo è il preludio ad una guerra. La forza dell’umanità è la relazione, l’avere una prospettiva comune: dove c’è emarginazione c’è la sconfitta dell’umanità.

Proprio perché entrambe le posizioni sono legittime, ma parziali, ed hanno la propria ragione d’essere, è indispensabile che trovino come obiettivo comune la soluzione ai problemi che hanno creato la crisi. L’esercizio della propria personale libertà, ciò che ci consente di non essere pedine in mano altrui e non mettersi in una situazione di impotenza da cui si esce soltanto con la contrapposizione o addirittura la violenza, è il trovare una soluzione valida per tutti e ciò può essere fatto soltanto ascoltando le ragioni degli altri e usando la creatività.

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Grazia Baroni

Grazia Baroni, è nata a Torino nel 1951. Dopo il diploma di liceo artistico e l’abilitazione all’insegnamento si è laureata in architettura e ha insegnato disegno e storia dell’arte nella scuola superiore durante la sua trentennale carriera. Ha partecipato alla fondazione della cooperativa Centro Ricerche di Sviluppo del Territorio (CRST) e collaborato ad alcuni lavori del Centro Lavoro Integrato sul Territorio (CELIT). E’ socia e collaboratrice del Centro Culturale e Associazione Familiare Nova Cana. Dal 2016, anno della sua fondazione, fa parte del gruppo Molecole, un momento di ricerca e di lavoro sul bene, per creare e conoscere, scoprendo e dialogando con altre molecole positive e provare a porsi come elementi catalizzatori del cambiamento. Fra i temi affrontati dal gruppo c’è lo studio e dibattito sulla Burocrazia, studio e invio di un questionario allargato sulla felicità, sul suo significato e visione, lavori progettuali sulla felicità, in corso.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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