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VACANZE: COLDIRETTI, IN EMILIA ROMAGNA ASSEGNATE 393 BANDIERE GUSTO
NEL 2018 CRESCONO DI 5 PRODOTTI LE SPECIALITÀ AGROALIMENTARI REGIONALI

Record a tavola per l’Emilia Romagna che nel 2018 raggiunge 393 “Bandiere del gusto”, assegnate all’Emilia Romagna sulla base delle specialità alimentari tradizionali presenti sul territorio regionale. Lo rende noto Coldiretti Emilia Romagna in riferimento alla classifica dei primati enogastronomici stilata da Coldiretti nazionale in merito alla variegata offerta delle località turistiche nazionali durante questa estate.
Sono 5 i prodotti che – sottolinea Coldiretti Emilia Romagna – si sono aggiunti rispetto allo scorso anno e che sono andati ad incrementare sul territorio regionale il patrimonio di specialità che sono ottenute secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni, secondo la diciottesima revisione del censimento dei prodotti agroalimentari tradizionali delle regioni. “E’ questo il risultato del lavoro di intere generazioni di agricoltori impegnati a difendere nel tempo la biodiversità sul territorio e le tradizioni alimentari”, ha affermato il direttore di Coldiretti Regionale, Marco Allaria Olivieri nel sottolineare che “si tratta di un bene comune per l’intera collettività e di un patrimonio anche culturale che l’Italia e l’Emilia Romagna possono oggi offrire con orgoglio ai turisti italiani e stranieri”.
L’Emilia Romagna con le sue 393 specialità si colloca al quarto posto in Italia dopo Campania (515), Toscana (461) e Lazio (409). A prevalere tra le specialità regionali sono – informa Coldiretti Emilia Romagna – i 171 diversi tipi di pane, pasta e biscotti, seguiti da 79 piatti composti o prodotti della gastronomia (dall’agnello alla romagnola all’anguilla in umido, dalla faraona alla creta al ragù alla bolognese), le 56 verdure fresche e lavorate, 46 carni fresche e lavorate (salumi), 12 bevande tra analcoliche, liquori e distillati, 12 formaggi, 8 preparazioni di pesci, molluschi, crostacei, 6 prodotti di origine animale (miele, lattiero-caseari escluso il burro), 3 condimenti.
Nell’elenco 2018 – segnala Coldiretti regionale – tra le new entry ci sono la zampanella (zàmpanèla), un antico mangiare dell’Appennino bolognese, tipico cibo povero a base di acqua (o latte), farina, sale e talvolta anche uova, simile al borlengo modenese; tre tipi di gramigna (gialla, paglia e fieno, verde) della provincia di Reggio Emilia; i chisolini (chisulèn, chissò), un prodotto tipico della provincia di Piacenza, il cui ingrediente base é la pasta del pane che viene stesa in sfoglie e fritta in strutto di maiale bollente.

Da: COLDIRETTI EMILIA ROMAGNA – ufficio stampa

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COLDIRETTI


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di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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