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L’Italia è una repubblica democratica, fondata sul lavoro.
(Costituzione della Repubblica Italiana, Art. 1, comma 1)

L’iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.
(Costituzione della Repubblica Italiana, Art. 41)

Quanto vale la dignità di 14 lavoratori? Quanto vale l’occasione di riscatto per 10 persone disabili che attraverso il lavoro riprendono in mano la propria vita, danno il proprio contributo alla famiglia e alla società in cui vivono?
25.000 euro. Questa è la differenza fra l’offerta economica della ditta di Roma che ha vinto e quella della Cooperativa Sociale ferrarese Il Germoglio, che ha perso per una manciata di decimali l’appalto di un servizio che gestiva da 12 anni, dal 2005.
Da fine settembre Fabio, Marino, Antonella, Marzia, Melissa, Amin, Stefania, Giuseppe, Sergio, Marco, Gladis, Alessio, Laura e Veronica non sanno che ne sarà di loro.

La gara d’appalto è quella per la fornitura, per conto dell’Asl, di ausili protesici ai cittadini del territorio di Ferrara che ne hanno bisogno e ne hanno diritto: letti, carrozzine, deambulatori e altri articoli.
“Tutti i soggetti che si sono presentati erano profit e non ferraresi, Il Germoglio era l’unica cooperativa sociale e l’unica realtà del territorio”, spiega il presidente Biagio Missanelli. Nessuna irregolarità, chiarisce subito Missanelli, e la gara non seguiva nemmeno il tanto vituperato criterio del massimo ribasso, ma quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa. “La nostra offerta si è classificata prima sul criterio della qualità, che valeva il 60% del punteggio, mentre la ditta di Roma su questo aspetto è arrivata ultima. Per quanto riguarda il criterio del prezzo, che valeva il 40% del totale, noi siamo arrivati terzi, mentre la Srl romana prima”. 300.000 euro la base d’asta della gara, 225.000 l’offerta economica dell’impresa di Roma, 250.000 l’offerta della Cooperativa sociale Il Germoglio.
“Dal punto di vista delle procedure e dei dati oggettivi è tutto regolare”, ripete Missanelli, che però contemporaneamente afferma che oltre la forma c’è la sostanza. “L’Asl ha peccato di superficialità perché ha trattato questo servizio come una qualsiasi fornitura”, non considerando il valore sociale sia per chi riceve il servizio come utente – 16.000 persone in 12 anni – sia per chi lo fornisce come lavoratore, persone seguite dal Dipartimento di Salute Mentale e ad altri servizi della stessa Asl, oltre ai Servizi Sociali.

Il presidente de Il Germoglio e i lavoratori si pongono alcune domande.
Dodici anni di collaborazione non valgono nulla? “I primi anni, ai tempi di Erba Voglio, fornivamo il servizio come attività di volontariato, attraverso una convenzione, poi è venuto l’appalto”, ricorda Missanelli con una punta di amarezza.
I risultati raggiunti in questi anni dal punto di vista della qualità e della sostenibilità del servizio non valgono nulla? Dieci persone, sulle quattrodici che ora vedono a rischio il proprio posto di lavoro, hanno una disabilità superiore al 50% e hanno fornito un servizio ineccepibile: hanno consegnato gli ausili in magazzino o direttamente nelle case di chi non poteva ritirarli, spiegando ai diretti interessati o ai familiari o ai badanti in modo semplice l’uso, per esempio, del sollevatore o del deambulatore. Inoltre, grazie al loro lavoro, “l’Asl è stata l’azienda più virtuosa in ambito regionale con l’89% di ausili usati recuperati”, rivendicano Il Germoglio e i lavoratori.
L’inclusione, l’autonomia, la dignità di queste persone non valgono nulla? Questi quattordici lavoratori non chiedono assistenza, “rivendicano la dignità conquistata attraverso il proprio lavoro”, “sono formati e hanno le competenze per svolgere il proprio lavoro”, sottolinea con forza Missanelli. Alcuni hanno rinunciato alla pensione per avere lo stipendio e con questo stipendio mantengono le loro famiglie, perché spesso è l’unica entrata mensile: “uno di loro, sessantenne, mantiene se stesso e la moglie, un’altra ragazza, insieme al fratello precario, sosteneva i genitori e il fratello disabile, e questi sono solo due casi”, spiega il presidente de Il Germoglio.

Ora tutte queste situazioni sono a rischio perché “sebbene l’appalto preveda una clausola sociale, questa vale nella misura in cui il committente, cioè l’Asl, decide di farla valere”.
Ecco perché la cooperativa e i sindacati chiedono a gran voce che l’Asl e la ditta romana che ha vinto l’appalto prendano l’impegno di “riassorbire questi lavoratori”. Per questo motivo, dichiara Biagio Missanelli unitamente alla dirigenza di Confcooperative Ferrara “faremo sentire la nostra voce attraverso la stampa, andando nelle piazze, facendo appelli. Tutto quello che serve, senza stancarci, per dare un’impronta etica e sostenibile al nostro lavoro, per noi e per chi dovrà subire in futuro la rigidità del principio di concorrenza contro il principio del buon senso, del principio del massimo risparmio contro il principio del valore pubblico di un servizio, del principio della globalizzazione contro il principio della territorialità”.

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Federica Pezzoli


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

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