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da: Ranieri Varese

Angelo Andreotti, direttore dei Musei Civici di Arte Antica, nella presentazione della rivista online Museoinvita, ha avuto la non obbligata cortesia di citarmi e di collegare la nuova rivista all’ormai antiquariale “Musei Civici. Ferrara Bollettino Annuale”, fondato nel 1971 e chiuso nel 2000.
Credo che tutti i ferraresi debbano essere grati alla Amministrazione Civica e alla Direzione dei Musei per la creazione di una opportunità di documentazione e di ricerca legata alla attività, intensa e intelligente, che si svolge presso i musei civici: testimoniano le iniziative, l’aumento dei visitatori, i progetti.
Spero mi sia consentita qualche lieve osservazione, legata alle mutate situazioni.
Sono passati quarantaquattro anni, forse non ci si può limitare a delle riproposizioni. Un importante convegno (novembre 2011) ha sottolineato con forza la necessità della costituzione di un sistema museale cittadino, come già è avvenuto in altre località della regione. In varie dichiarazioni rappresentanti della amministrazione hanno manifestato la loro intenzione di avviarne la formazione. E’ auspicabile che avvenga attraverso un pubblico confronto.
Una rivista dedicata a un solo settore, e solo da questo organizzata, rischia di essere angusta e autoreferenziale; l’essere aperta a tutti è diverso dall’essere pensata da tutti.
Un primo passo anticipatore sarebbe stato, e ancora può essere, pubblicare online un periodico che sia espressione di tutti i musei presenti in Ferrara. Insieme pensato, con un comitato scientifico composto da rappresentanti di tutti i musei: da quelli statali ai civici, agli universitari ai religiosi. Senza gerarchie di temi e di settori: dalle cere anatomiche alla pinacoteca, dalla archeologia alla contemporaneità, dal collezionismo alle arti applicate.
I musei, oltre che luoghi di conservazione e di esposizione, sono e debbono essere centri di studio e di ricerca. La rivista deve essere sede ove testimoniare le attività e i problemi, ove raccogliere i risultati: temi che devono poter essere espressi da tutte le istituzioni. Il filo rosso che può e deve legare ogni cosa è il legame con il patrimonio storico monumentale e le sue implicazioni urbanistiche, con le opere e le raccolte conservate sia in città che nella provincia.
La Amministrazione Comunale può farsi capofila: sarebbe un segnale significativo anche nei confronti dei molti altri problemi che esistono.
Il tutto è possibile senza alcun aumento dei costi previsti.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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