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Da Organizzatori

Proprio a pochi metri dalla targa metallica (ahimé ormai ingiallita, scura e poco leggibile) che elenca in tre lingue le motivazioni con le quali Ferrara è stata inserita fra i 50 siti italiani con patrocinio UNESCO, vicino al cortile del Castello Estense, si assiste con sempre maggiore frequenza a veri e propri assalti di gruppetti di venditori abusivi di colore che da più fronti assediano le classi di studenti in visita alla nostra città, mentre le guide turistiche locali stanno fornendo spiegazioni sulla città estense. Lo scopo di tali pacifiche incursioni è quello di cercare di vendere ai minorenni nel più breve tempo possibile una vasta gamma di oggettistica in plastica e “souvenirs” vari (molti dei quali afferiscono a squadre di calcio nazionali, stemmi, sciarpe, che comunque non hanno niente a che fare con il turismo della nostra città) mentre i gruppi sono fermi nel cortile del castello faticosamente intenti ad ascoltare le guide turistiche che forniscono spiegazioni. Potete facilmente immaginare gli effetti. Già molte scolaresche (soprattutto medie inferiori) hanno tempi di attenzione limitati, se poi si vedono tentati agli acquisti ..beh…distrazione assicurata.
Che le scene si svolgano nel cortile del Castello Estense o davanti alla Cattedrale o sul Listone o Piazza Savonarola, poco importa, il risultato è sempre lo stesso e, data la presenza sempre più massiccia e sempre più organizzata degli intraprendenti venditori ambulanti, le proteste degli insegnanti accompagnatori e delle guide turistiche locali autorizzate impegnate nell’esercizio delle loro funzioni sono in aumento. Tali proteste sono giustificate poiché incidono sia sull’attività professionale delle guide (con vere e proprie interruzioni) sia sulla didattica relativa ai progetti di escursioni programmati dagli insegnanti.
Poichè dopo diverse segnalazioni telefoniche ai vigili urbani (una sezione dei quali è competente sia per controllo dei venditori ambulanti che per controllo delle guide turistiche abusive) la situazione anziché migliorare sta vistosamente peggiorando, una delle più note guide turistiche locali si è vista costretta, dalla disperazione, a segnalare per iscritto, con dovizia di spiegazioni, le continue incursioni dei venditori ambulanti di colore che disturbano le scolaresche. La segnalazione, oltre che alla Polizia urbana, è stata inviata a tutte le forze politiche locali.

Poiché riteniamo che tali “consigli per gli acquisti” non siano assolutamente da intendere come una congrua forma di accoglienza alle scolaresche e poiché concordiamo pienamente con quanto segnalato dalle guide turistiche e da insegnanti che non apprezzano tali consigli durante le spiegazioni, raccogliamo con determinazione le segnalazioni menzionate.

Il consigliere comunale del M5S Claudio Fochi ha depositato una interrogazione al sindaco e alla giunta che chiede , nei termini seguenti, cosa intende fare l’amministrazione comunale, attraverso i suoi uffici competenti, per occuparsi di tale problema concretamente. Nella fattispecie, come intende attivarsi per risolvere o contrastare efficacemente il problema e tutelare quindi maggiormente i diritti all’apprendimento degli studenti in visita alla nostra città e le attività delle guide turistiche durante l’esercizio delle loro funzioni. Perché, pur a fronte di diverse segnalazioni , il problema sopra evidenziato si aggrava anziché avviarsi a soluzione? E’ possibile potenziare le risorse umane del settore/i della Polizia Municipale deputato a tale tipologia di intervento di monitoraggio?Sarebbe possibile effettuare interventi da parte degli assessorati competenti che oltre ad assicurare il corretto svolgimento delle visite guidate dal punto di vista didattico e professionale monitorassero anche la provenienza della merce che con tanta insistenza si vuole rifilare ai gruppi di studenti minorenni che hanno prenotato le visite guidate ?

Bene. Siamo in attesa di risposte e ci auguriamo un concreto intervento risolutivo da parte della giunta e delle autorità competenti, al di là delle buone intenzioni e delle oggettive difficoltà burocratiche.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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