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Da: Ufficio Stampa Jazz Club Ferrara
Venerdì 22 marzo (inizio ore 21.30) torna Ladies In Mercedes – “quadro nel quadro” di Ferrara in Jazz dedicato a vocalità e creatività femminili – con “C’è qui qualcosa che ti riguarda”, nuovo progetto di Patrizia Laquidara. Accompagnano l’apprezzata cantautrice Daniele Santimone e Davide Repele alla chitarra, Stefano Dallaporta al contrabbasso, Nelide Bandello alla batteria e Andrea Santini all’elettronica.
“C’è qui qualcosa che ti riguarda” è un racconto al femminile che si muove tra quotidiano e tematiche universali, che spinge a guardare lì dove non si è mai guardato, dove anche il buio si trasforma in bellezza. Un viaggio sonoro che unisce il pop alla grande storia della canzone italiana con l’orecchio teso ai suoni contemporanei. Tutto questo e molto di più nel live di presentazione del nuovo disco di Patrizia Laquidara, una delle più apprezzate esponenti del nuovo corso del cantautorato italiano, definita dalla critica “una firma talmente personale da risultare unica”, “un’artista capace di assoluta credibilità” e “una delle voci più intense e liriche della nostra musica cosiddetta leggera”.
Siciliana di nascita e veneta d’adozione, Patrizia Laquidara esordisce alla 13a edizione del Premio Città di Recanati. L’accoglienza è dirompente: suoi sono i premi per la miglior interpretazione, quello per la miglior musica ed il premio della critica. Il primo album di inediti dal titolo “Indirizzo portoghese” (nel quale spicca uno splendido duetto con Mario Venuti sul brano dal titolo “Per causa d’amor”) arriva nel 2003 e le vale l’invito al Festival di Sanremo nella categoria Nuove Proposte, durante il quale si aggiudica il premio Alex Baroni per la migliore interpretazione, oltre al premio assoluto della critica Mia Martini. Nel 2005 è chiamata ad eseguire il brano portante del film “Manuale D’Amore” (per la regia di Giovanni Veronesi), il risultato è l’intensissima “Noite Luar”, a firma di Paolo Buonvino e della stessa Laquidara, che le varrà la nomination al David di Donatello nella sezione ‘Migliore canzone originale’. Il 2007 è l’anno del suo secondo disco, “Funambola”, prodotto dall’icona della musica tropicalista e sperimentale Arto Lindsay. L’album la porta a suonare in tutta Europa, in Brasile, in Marocco, in Giappone e negli Stati Uniti. “Funambola” sarà inoltre indicato dal comitato del Premio Tenco come uno dei cinque dischi più belli della stagione. Nel 2011 dà alle stampe “Il Canto Dell’Anguana”, un riuscitissimo album­indagine sulle tradizioni musicali dell’alto vicentino che le vale la Targa Tenco come “Miglior album dialettale”. Ad oggi l’attività concertistica della Laquidara è pressoché ininterrotta e dove trovi altresì il tempo per recitare a teatro, al cinema e pubblicare una raccolta di poesie non si sa…

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JAZZ CLUB FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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