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da: Ufficio stampa Ferrara Art Festival

Sarà un’autentica maratona teatrale quella che attende il pubblico del Racket Festival Extra Time nella serata di venerdì 28 agosto 2015. Con inizio alle 21.30 saranno, infatti, ben quattro gli spettacoli che si alterneranno negli spazi magici e suggestivi di Palazzo della Racchetta a Ferrara (Via Vaspergolo 4-6a).
Si inizia con “Variazioni su Saffo” con Catia Gianisella, Sabrina Bordin, Vittoria Triglione, Miriam Previati e Linda Evangelisti. L’adattamento e la regìa sono di Virgilio Patarini.
Si prosegue con “Diario di viaggio di un bisessuale contento” di Marcel Delabiche con l’attore e regista milanese Sergio Scorzillo accompagnato al pianoforte da Dario Dongo.
La regìa è affidata allo stesso Scorzillo.
Chiudono la serata due brevi e affascinanti recital: “Femmine dannate” e “Jean Foutre la Bite”.
Prima e dopo lo spettacolo sarà possibile, inoltre, visitare la grande mostra antologica delle opere del direttore artistico del Ferrara Art Festival, Virgilio Patarini “EX-PO(ST) 2015. Una singolare pluralità 1995-2015” allestita nei saloni dello storico palazzo di Via Vaspergolo.

VARIAZIONI SU SAFFO
Dopo il grande successo di pubblico e di critica della “prima” andata in scena nella serata di chiusura del Racket Festival, lo scorso 1 agosto, torna a Palazzo della Racchetta “Variazioni su Saffo”. Lo spettacolo vede in “scena” tre attrici, in tre sale diverse dell’antico palazzo, che raccontano tre diverse versioni della stessa storia, simultaneamente, col pubblico diviso in tre gruppi che si sposta da una sala all’altra ed assiste alla appassionata vicenda personale e sentimentale della più grande poetessa di tutti i tempi, ai suoi amori, alle sue peripezie e acrobazie del cuore, attraverso le parole di Ovidio, di Baudelaire, di Ezra Pound, di Christine Pruner, di Marguerite Yourcenar e della stessa Saffo, protagonista della piece. Tre attrici ciascuna delle quali fornisce la propria interpretazione del personaggio, filtrata dalla voce di un diverso autore e dalla propria differente sensibilità, sotto la regia di un maieutico Virgilio Patarini.
In scena saranno Sabrina Bordin, Catia Gianisella e Vittoria Triglione nel ruolo di Saffo e Miriam Previati nel ruolo di Attis. Aiuto Regista e voce fuori campo Linda Evangelisti. Musica e Video di Maurizio Ganzaroli. Assistente scene e musiche: Luca Garcina.
Catia Gianisella mette in scena la dolente, sarcastica e funambolica Saffo immaginata da Marguerite Yourcenar protagonista di un emblematico e metaforico mondo del circo, tra l’Europa e l’Oriente, a metà del secolo scorso, con un linguaggio denso e immaginifico.
Sabrina Bordin è la malinconica e sensualissima Saffo di Christine Pruner capace di evocare al tempo stesso la dolcezza di un mondo perduto fatto di danze e di musica e di piaceri della carne e la ferocia implacabile della vecchiaia che avanza, in un vortice in cui Eros e Morte si scambiano spesso di ruolo.
Vittoria Triglione, attraverso le parole di Ovidio, ci racconta una Saffo in preda alle pene d’amore per un uomo che l’ha abbandonata, in balia dei ricordi e delle passioni, a tratti passionale come un vulcano. Già, perché la lesbica più famosa di tutti i tempi in realtà era bisessuale. O almeno questo è quello che si deduce dal mito che di lei ci hanno tramandato poeti e scrittori, coevi e successivi, ma anche dalle sue stesse parole che si sono salvate dall’oblìo.
E poi in questo spettacolo c’è il fantasma della piccola Attis, diafana eppure presenza sensuale, impersonata da un’incantevole Miriam Previati, che passa da una Saffo all’altra e rappresenta, con pochi gesti misurati e sparute battute, una sorta di filo rosso che affiora qua e là, si dipana e al tempo stesso lega ciascuna delle diverse “variazioni” del mito.
E poi ci sono le musiche avvolgenti di Maurizio Ganzaroli, autore anche di un video che accompagna la parte di spettacolo dedicato alle parole di Ovidio, e le voci fuori campo di Patarini stesso e di Linda Evangelisti che riecheggiano la Saffo cantata da Baudelaire nella prima versione dei “Fiori del Male” e da quella versione strappati dalla censura.
E per una notte Palazzo della Racchetta si trasforma in quel dedalo di emozioni e passioni che è stato il cuore di Saffo e nel quale il pubblico può azzardarsi ad entrare. O, per lo meno, così se l’è immaginato chi ha dato vita a questo esperimento teatrale.

DIARIO DI VIAGGIO DI UN BISESSUALE CONTENTO
Dopo ” i Monologhi della Vagina”, ecco l’appassionato diario erotico in prima persona di un bisessuale convinto e contento, che lontano da falsi moralismi e bigottismi, coraggiosamente racconta il proprio vissuto prendendo come compagni di viaggio De Sade, Verlaine, Rimbaud, Lorca, Lawrence, D’Annunzio, Apollinaire.
Un vero e proprio viaggio attraverso le pagine dell’appassionato e sensuale diario, raccontato in prima persona, di un bisessuale convinto e felice.
Il monologo è dedicato a Spalding Gray, attore e autore americano di “Sex and Death to the Age 14” (Sesso e morte fino a 14 anni) (Carnet de Voyage d’un bisexuel ravi).
Durante la performance Scorzillo sarà accompagnato dal pianoforte di Dario Dongo, a sottolineare momenti, esaltando il testo recitato.
Riferimenti espliciti rendono lo spettacolo inadatto ai minorenni.

SERGIO SCORZILLO
Nato a Milano, Sergio Scorzillo già a sedici anni lavorava in qualità di attore nei principali cabaret di Milano con la compagnia “I Lunatici”, firmando anche tutti gli spettacoli come autore.
Ha seguito corsi d’improvvisazione con Vera Olivero, di Tecnica del Corpo, di Recitazione e di Doppiaggio. Ha partecipato a stages con Luciano Beltrami (Metodo Decroux), Claudio Orlandini, Enrico d’Alessandro (dizione), Mamadou Dioume (del Centre Internazionale des Créations Théatrales de Paris diretto da Peter Brook), Eugenio Barba (Odin Teatret), Luigi Squarzina (regia), Gabriele Vacis, Laura Pasetti (Charioteer Theatre).
Ha lavorato quattro anni da protagonista con gli “Attori Associati” di Udine (“Cenerentola”, “Il gatto con gli stivali”, “Aladino”), e con il “Teatro Gerolamo” di Milano diretto da Umberto Simonetta nell“Adalgisa” di Gadda, con Rosalina Neri e Luca Sandri. Ha interpretato parti di rilievo in “Così è se vi pare”, ”Lazzaro” e “La ragione degli altri” di Pirandello; “Esperienze di Giovanni Arce filosofo” di Rosso di San Secondo; ”Al Dio ignoto” di Diego Fabbri; “La regina e gli insorti” di Betti; “La fastidiosa” di Brusati; ”Nina” di Roussin , ”Pergolesi” di Emilio de Marchi, “La Miliardaria” di G.Bernard Shaw, “Quindici anni d’amore” di Achard, “Cyrano” di Rostand e “La cantatrice calva” di Ionesco, “Play” di Beckett, “La Tempesta” e Studio per “Giulio Cesare” di Shakespeare.
Ha partecipato agli spettacoli “Varietè”, “La vita-il sogno”, “La forma dell’incompiuto” e “Ondine” diretti da Andrè Ruth Shammath.
Ha al suo attivo molte partecipazioni in qualità di voce recitante in concerti (con piano, con strumenti antichi, con orchestra sinfonica e da camera. Tra le altre, alla prima nazionale con l’Orchestra Vittadini al Fraschini di Pavia, nell’opera di Viktor Ullmann “Der Kaiser von Atlantis”; e tre concerti organizzati dalla Fondazione Mazzotta in occasione della mostra su Paul Klee, con l’Ensemble Klee di Berna ).
Ha avuto alcune esperienze televisive, partecipando a “Casa dolce casa”, “”Benedetti dal Signore”, “Piloti”.
Nel 1988 ha vinto come autore il premio “Carlo D’angelo” al Concorso Nazionale Vallecorsi di Pistoia con la commedia “Passo a due”. Stesso premio ha ottenuto nel 1992 con la commedia “Quello che volevo da me”, pubblicata nella collana Rugginenti Teatro. Ha scritto un libretto per un’opera buffa su musica di Roberto Cittadini.
Dopo alcune esperienze di doppiaggio e speakeraggio (corso di Doppiaggio tenuto al CTA, con Cip Barcellini) , ha ideato la collana Audiobook edita da Rugginenti, dirigendo e interpretando “Scrooge-Canto di Natale”, “Poeti dell’800”, “Poeti del 900”, “Montale”,”Letteratura del 900”,”Messaggio per un’aquila che si crede un pollo”, “Neruda”. Ha inciso in 10 compact disc i testi delle arie da camera di Verdi, Bellini, Donizetti, Rossini e Tosti e Arie antiche del ‘700 italiano per la BMG Ricordi/Universal. E’ regista (“Nina” di Roussin, “Le mura di Damasco” da Strindberg, “Ci rivedremo ad Harvard” di Israel Horovitz, commedia che ha anche tradotto e pubblicato: unica traduzione integrale autorizzata dall’autore), insegnante di recitazione e Consulente Editoria Musicale della Ricordi. Ha recentemente portato in scena (scritti diretti e interpretati) i monologhi “Chandler: Il Lungo addio” e “Diario di viaggio di un bisessuale contento” e realizzato la versione teatrale del romanzo “Taccuino di una sbronza” di Paolo Roversi.

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PAESE REALE

di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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