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da: ufficio stampa Ferrara Art Festival

Sarà un weekend dedicato al giallo e alle true crime locali quello che il “Faust And Friends: il Giardino Letterario del Ferrara Art Festival” proporrà venerdì e domenica prossimi.
Il festival letterario ideato da Fausto Bassini e Virgilio Patarini con il Patrocinio del Comune di Ferrara porterà sul palcoscenico del Giardino delle Duchesse (o a Palazzo della Racchetta in caso di maltempo) due autentici libri coraggiosi, due saggi dedicati ad altrettanti momenti della storia locale molto lontani tra loro nel tempo ma che presentano entrambi lati oscuri su cui si tenta di far luce.

Si inizia venerdì 31 luglio (ore 21.15, ingresso libero) quando sul palcoscenico saliranno Giacomo Battara e Nicola Bianchi per presentare il loro “Storia di Willy e di Valeriano Forzati presunto colpevole” (Minerva Edizioni).
Ne parlerà con gli autori Filippo Barbagiovanni Gasparo, consulente giuridico-letterario. Commento tecnico di Simone Bianchi, avvocato della famiglia Branchi. Interverranno Davide Tuzzi (investigatore privato che ha collaborato all’indagine) e Roberto Mugavero (editore di Minerva). Con la partecipazione speciale di Luca Branchi (fratello dI Willy).
Si proseguirà domenica 2 agosto (inizio sempre alle 21.15, ingresso libero) con un altro momento importante ed oscuro della nostra storia. Una sociologa indaga sui nonni uccisi dai partigiani nel ferrarese e sugli orrori comunisti del dopoguerra.
Lara Foletti presenta il suo “Il sasso che alza il cielo: la mia lunga ricerca della verità sui nonni uccisi dai partigiani nella Bassa emiliano-romagnola” (Faust Edizioni). Ne parlerà con lei il giornalista, saggista e ricercatore storico Paolo Pisanò e l’editore Fausto Bassini. Con la partecipazione speciale di un ex partigiano, classe 1928, che svelerà particolari inediti sulle stragi comuniste del dopoguerra.
Si inizia quindi venerdì 31 con una storia di cronaca nera ancora irrisolta, un vero e proprio cold-case (un caso irrisolto per l’appunto) che, di recente, è tornato nelle cronache locali.
30 settembre 1988. Lungo l’argine del Po di Goro, tra la nebbia, viene trovato il cadavere nudo di un ragazzo. Ha il volto tumefatto da più colpi provocati da una pistola da macello. Quel ragazzo si chiama Vilfrido Bianchi, per tutti Willy, 18 anni, amato e benvoluto in paese.
Le indagini portano a Valeriano Forzati, “Il Colonnello”, noto criminale delle lande desolate del Basso Ferrarese al confine con il Veneto. Forzati, il futuro killer del night Laguna Blu, però con quell’assassinio non ha nulla a che fare e verrà prosciolto.
Chi, allora, ha ucciso veramente Willy Branchi? E soprattutto perché?
Gli autori tentano di far luce su questo cold case, irrisolto dal 1988, che si è rivelato un’autentica bomba mediatica. Una ridda di personaggi ambigui che annaspano in un mare di menzogne, le atmosfere noir, i segreti di una comunità che ha sempre saputo la verità ma ha preferito nascondersi dietro a un muro di omertà, l’intervista choc di un parroco che svela i nomi dei possibili responsabili. Ma soprattutto il coraggio di Luca, fratello della vittima, e con lui di un giornalista (Nicola Bianchi), un avvocato (Simone Bianchi) e un investigatore privato (Davide Tuzzi) che, 26 anni dopo l’efferato omicidio, riprendono in mano il fascicolo e fanno riaprire l’indagine.
Questi gli ingredienti di una storia vera che offre colpi di scena sorprendenti fino all’ultima pagina.
Giacomo Battara, giornalista scientifico e scrittore, è autore di saggi e romanzi. Per la casa editrice Minerva cura la collana ‘Narrativa’ e ‘Profili criminali’.
Nicola Bianchi, giornalista professionista, è vice caposervizio di QN – il Resto del Carlino nella redazione ferrarese. Cronista di nera e giudiziaria, ha seguito i casi più importanti del territorio: dall’omicidio Aldrovandi, alle inchieste sul crac Coopcostruttori e sulla costruzione dell’ospedale di Cona.
Quello di domenica 2 agosto è un appuntamento coraggioso, di quelli destinati a far parlare a lungo di sé. Il libro di Lara Foletti, infatti, tende a rovesciare la visione storica comune per approfondire un tema per molti scomodo: le stragi partigiane del secondo dopoguerra.
Come l’equiseto – una piantina umile ma potente, chiamata “il sasso che alza il cielo”, che ogni primavera rinasce nei terreni paludosi – così l’autrice di questo libro ha lottato per anni, nella doppia veste di sociologa e di nipote, alla ricerca della verità sul barbaro assassinio dei nonni materni. Non aveva ancora sei anni, Lara, quando il 29 maggio 1945 Domenico Cuffiani ed Emilia Gattia venivano prelevati da due partigiani armati, mentre lavoravano nei campi di Longastrino (un paese tra Ravenna e Ferrara), e trucidati senza pietà sulla golena del fiume Reno.
Qual è il movente di un’azione così illogica e arbitraria, non avendo i Cuffiani mai fatto male a nessuno?
Dal suo primo articolo di denuncia uscito su Repubblica nel 1990, alla compatta rete di amicizie con i familiari di alcune vittime della ferocia comunista, dagli interventi (più o meno censurati) in convegni e noti programmi televisivi, sino agli scontri a testa alta con gli storici locali che «tagliano la Storia con l’accetta», questo sfacciato coraggioso volume ci dona, con emozione e senza filtri di comodo, il percorso netto di Lara Foletti – intellettuale e redattrice di importanti riviste – nei Gironi Infernali delle Stragi Partigiane. Narrando anche le vicende di una guareschiana Brescello delle Valli, e di una saga familiare contadina, dagli inizi del Novecento al dopoguerra delle cooperative rosse.
Lara Foletti. Sociologa allieva di Francesco Alberoni, ha curato l’edizione italiana del Dizionario di psicologia e del Dizionario di sociologia per la casa editrice Gremese.
È stata ospite di trasmissioni Rai e Mediaset, e ha tenuto rubriche sulle storiche riviste “Effe” (di cui è stata cofondatrice) e “Minerva”.
Suoi articoli sono apparsi nei quotidiani “Libero”, “Il Foglio” e “la Repubblica”.
Il “Chi è?” delle donne italiane: 1945-1982 di Marina Ceratto (Mondadori, 1982) le ha dedicato una voce.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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