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da: Responsabile Eventi Libreria IBS.it Ferrara

Ne discute con l’autore Massimo Bacigalupo

Questo studio condotto da Enzo Minarelli pone la figura di Ezra Pound al centro della ricerca verbo-voco-visiva della seconda metà del Novecento.

Il punto nero al centro del cerchio è una tipica immagine-imagista, comporta un carico di propulsione capace di estendere il proprio influsso attraverso il conseguente dispiegarsi dei cerchi concentrici.
Quel punto nero racchiude l’idea avuta da Ezra Pound di accostare alla scrittura tipografica l’ideogramma come sua estensione semantica e grafica, idea che farà germinare le esperienze verbo-visive denominate con le sigle Anascrittura, Scrittura Simbiotica, Poesia Concreta, qui indagate nelle loro prime prove svolte nel corso degli anni Cinquanta prima e dopo l’incontro con il poeta americano.

Quel punto nero sta per la bobina audio ritrovata negli archivi di Anna Oberto, con la voce originale di Pound, registrata il 10 marzo del 1959 a Rapallo, quando era appena rientrato in Italia dopo il suo rilascio dal manicomio di Washington, e veniva frequentato dal gruppo genovese di giovani poeti sperimentali, oltre agli Oberto [Anna e Martino] anche Gabriele Stocchi e Ugo Carrega.
Il nastro decifrato attesta che il poeta legge versi che entreranno nei Canti CX e CXIII. Ciò ha spinto l’autore, grazie anche agli incontri mirati con Mary de Rachewiltz e Massimo Bacigalupo, a formulare ipotesi critiche sul ruolo svolto dagli affreschi di Palazzo Schifanoia a Ferrara verso la composizione dei Cantos, sulla polivalente funzionalità dell’ideogramma nei Canti Pisani e sul modulo espressivo di lettura a viva voce adottato sia da Pound che da Yeats.

Quel punto nero, infine, rappresenta il film A proposito di Pound, girato nel 1955, con lo scopo di attirare l’attenzione sull’ingiusta detenzione del poeta, esso inaugura in un periodo al di fuori di ogni sospetto, la nuova stagione del film sperimentale, del film d’artista fino alla videopoesia, facendo propria la lezione del cinema d’avanguardia russo.

Enzo Minarelli, dopo la laurea in psicolinguistica all’Università di Venezia, sin dagli anni Settanta articola la sua attività partendo dalla parola scritta che diverrà orale, visiva e televisiva. Ha all’attivo una decina di libri di poesia lineare, il più recente O’ grande ventre dell’onda, poesie 2002-2006, Lecce, Manni, 2007, oltre a numerose audio-registrazioni, cataloghi, CD-Rom, DVD. Autore del Manifesto della Polipoesia (Valencia 1987), una teoria per l’evento spettacolare di poesia sonora, ha eseguito performance in Italia e all’estero. Editore della collana in vinile 3ViTre, fonda l’omonimo archivio che raccoglie opere verbo-video-visive consultabile in permanenza presso le Biblioteche di Bologna e il Lincoln Center di New York. Pubblica ricerche sul fenomeno dell’oralità applicata alla poesia, tra cui Le Voci dei Poeti (Università di Bologna, 2011) La Poesia della Voce, ( Udine, 2008) e Vocalità & Poesia, (Reggio Emilia 1995). Suoi lavori visuali, opere sonore e in video, sono conservate in archivi, musei e collezioni private. Dopo Polipoesia Mon Amour (Udine, 2005) Amo (2012) è il secondo lavoro di narrativa. Nel 2012 escono il CD di poesia sonora Fame (New York), Nembrot-Carneade o Primo Carnera? (DVD, Firenze), Enzo Minarelli a Villa Cernigliaro (DVD, Biella), nel 2013 Il Centro del Cerchio Ezra Pound e la ricerca verbo-voco-visiva (libro +DVD, Udine).
Per maggiore approfondimento: http://www.3vitre.it

Venerdì 30 maggio ore 17:30

Presso la storica sala dell’Oratorio San Crispino
Libreria IBS.it bookshop

Enzo Minarelli
presenta il libro
Il centro del cerchio
Ezra Pound e la ricerca verbo-voco-visiva
(Campanotto Editore)

Ne discute con l’autore Massimo Bacigalupo

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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